di Angelo De Mattia

Tre casi bancari con alcuni punti in comune: la non ammissione a socio del fond Amber da parte della Popolare di Sondrio; la prossima assemblea straordinaria della Cattolica; il seguito dell’approvazione alla Camera della conversione in legge del decreto per la Popolare di Bari. Intanto tutti e tre gli intermediari hanno (ancora) la forma giuridica di cooperative.
La Sondrio ha negato l’ammissione a socio di Amber, che detiene oltre il 6% per un valore di circa 80 milioni, con la motivazione del divieto stabilito dal Testo Unico Bancario del superamento dell’1% in banche cooperative. Ne è scaturito uno scambio di contestazioni: Amber ha ricordato che da tempo ha superato l’1% senza che sia stata mossa alcuna obiezione da parte della popolare, aggiungendo che, in quanto organismo anche di gestione del risparmio, fruirebbe della deroga prevista dal Tub. La Sondrio ha replicato sostenendo che invece il fondo non rientra nella categoria di organismi della specie. Amber ha rilevato che il rifiuto dell’ammissione a socio gli impedirà la partecipazione alla prossima assemblea di bilancio nonché di presentare liste per l’elezione degli organi deliberativi. È noto comunque che nelle popolari vige il principio «una testa, un voto» a prescindere dalle azioni possedute. Il superamento del tetto al possesso delle azioni può arrivare a comportare la sterilizzazione dei diritti patrimoniali. E’ una violazione normativa che poi si riflette anche sull’iscrizione a socio? E la natura di Amber gli impedisce l’utilizzo della deroga? Si tratta di una questione complessa che rischia di sfociare in Tribunale, se non viene risolta dal Collegio dei Probiviri cui il fondo potrebbe ricorrere. D’altro canto, c’è da presumere che la popolare abbia posto siffatta preclusione con qualche valido, per ora inespresso, motivo. È connessa con quanto potrebbe accadere dopo la pronuncia della Corte di Giustizia Ue sull’obbligatorietà della trasformazione in spa? La Sondrio e la Bari sono le due popolari che fin qui non si sono adeguate alla riforma delle popolari del 2015. È una forzatura però ritenere che con l’assunzione della forma di spa tutti i problemi sarebbero stati risolti, superandosi la contraddizione tra l’emissione di azioni che dovrebbe comportare la contendibilità e il voto capitario che opera in senso opposto. Altre modalità – a cominciare dal conferimento di azienda con la divisione tra holding cooperativa e spa bancaria – sarebbero state idonee a superare tale aporia e a realizzare una valida riforma. Vedremo quale sarà il seguito di questa confrontation tra la popolare e il fondo. Intanto, pur trattandosi di un tipico contrasto tra privati, sarebbe opportuno un intervento chiarificatore della Vigilanza bancaria.
Anche per Cattolica Assicurazioni si parla di trasformazione in spa. Anzi, questo argomento ha costituito uno dei motivi dei contrasti che hanno portato alla revoca delle deleghe all’ad Alberto Minali. I riflessi che ha avuto tale decisione, stante il diffuso, forte apprezzamento del top manager, sono stati significativi, a partire dalla richiesta di alcuni soci di indire un’assemblea straordinaria per decidere su alcune delicate questioni di governance, a cominciare dalla fissazione del limite di età e di mandati innanzitutto per il presidente. Le cronache hanno poi lanciato il nome di Carlo Fratta Pasini, che non si ricandiderà alla presidenza di Banco Bpm, quale possibile nuovo presidente di Cattolica. Restano gli arcana imperii riguardanti la decisione su Minali.
Infine la Bari. Erano passate pochissime ore dall’accennato voto della Camera quando si sono succedute dichiarazioni tra appartenenti alla maggioranza su un ipotetico ruolo di primo piano della popolare nell’aggregare altre banche meridionali. Ciò ripropone l’esigenza di una maggiore chiarezza sul futuro delineato per la Bari. Quel che il decreto prevede riguarda gli aspetti fondamentali dell’operazione; ma questi, poi, si debbono calare nella realtà e concretare. C’è un lungo cammino da fare, su cui bisogna che vengano date esaurienti informazioni se si vuole evitare disorientamento. (riproduzione riservata)

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