di Paola Valentini

Il 2019 per il risparmio gestito si chiude con una raccolta globale netta di 73,51 miliardi, in ripresa a dicembre con 10,25 miliardi rispetto all’andamento di tutto l’anno. Un risultato ottenuto, come emerge dalla mappa mensile di Assogestioni, dalle gestioni di portafoglio, che hanno ottenuto 66,63 miliardi, di cui 6,45 a dicembre, mentre i fondi comuni aperti hanno un saldo di soli 3,78 miliardi (i fondi chiusi hanno totalizzato 3 miliardi nel 2019, di cui 576 a dicembre).
Il recupero nel finale d’anno per i fondi aperti è una buona notizia, visto che nel 2019 hanno sofferto la debolezza dei flussi nonostante l’andamento molto positivo dei mercati. A pesare è stata la concorrenza dei prodotti passivi come gli Etf, oltre che la sensibilità dei risparmiatori verso le commissioni, accentuata dalla pubblicazione dei nuovi prospetti Mifid II.
Ma l’exploit delle gestioni è dovuto solo a una movimentazione straordinaria realizzata lo scorso gennaio all’interno di Poste per circa 53 miliardi. Al netto di questa il bilancio annuale dell’industria del risparmio gestito sarebbe, perciò, di circa 20 miliardi. Il 2018 si era chiuso con un dato inferiore, 9,87 miliardi, in un anno caratterizzato da una forte correzione di tutte le asset class. Si tratta di dati in forte frenata: nel 2017 i flussi netti erano stati di 97 miliardi, nel 2016 di 56 miliardi, nel 2015 di 142 miliardi, nel 2014 di 134 miliardi, nel 2013 di 62,5 miliardi, dopo i -12 miliardi del 2012 e i -33 miliardi del 2011.Il patrimonio, intanto, sale ai massimi storici a 2.288 miliardi di cui 1.125 miliardi nelle gestioni collettive (divisi tra 1.063 miliardi nei fondi aperti, 62,7 miliardi nei chiusi) e 1.162 miliardi nelle gestioni di portafoglio (132,3 miliardi retail e 1.029 miliardi istituzionali).
Quanto alle singole categorie dei fondi aperti, in rosso nel 2019 gli azionari (-3,36 miliardi) (malgrado il rally delle borse), anche se comunque dicembre si è chiuso in attivo (560 milioni). Male anche i flessibili (-11 miliardi, con dicembre positivo, 226 milioni), e gli hedge (-1,055 miliardi di cui -69 milioni a dicembre). In positivo i fondi obbligazionari (13,58 miliardi di cui 2,29 a dicembre), i bilanciati (4,7 miliardi di cui 416 milioni a dicembre) e i monetari (979 milioni con -205 milioni a dicembre). Per quanto riguarda la nazionalità, i fondi aperti hanno avuto nell’anno deflussi per 11,36 miliardi (-519 milioni a dicembre), mentre i prodotti di diritto estero hanno ottenuto 15,15 miliardi (3,74 miliardi a dicembre). Tra le singole società, in evidenza a dicembre il gruppo Intesa Sanpaolo con 6,85 miliardi (6,19 miliardi di Eurizon, ripartiti tra 2,66 miliardi nei fondi aperti e 3,5 nelle gestioni di portafogli istituzionali, e 664 milioni di Fideuram). Seconde le Poste con 2,98 miliardi tutti riferiti alle gestioni istituzionali, terzo il gruppo Amundi che ha ottenuto nel mese 1,6 miliardi (di cui 1,48 nei fondi aperti). In rosso, tra i big, Anima (-1,16 miliardi) e Generali (-1,16 miliardi). In particolare la compagnia triestina precisa che il suo risultato di raccolta è dovuto principalmente a flussi sui fondi monetari all’interno dei mandati assicurativi in gestione. Tra gli esteri da evidenziare il buon andamento di Jp Morgan Am (210 milioni), di Invesco (124 milioni), del gruppo Bnp Paribas (304 milioni) e di Ubs Am (370 milioni). In rosso invece Morgan Stanley (-255 milioni) e M&G (-70 milioni). (riproduzione riservata)

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