Come sia davvero Renato Pagliaro nessuno lo sa. I suoi dipendenti, visto che di Mediobanca è dal 2010 il presidente, lo vedono arrivare in Piazzetta Cuccia con la sua vecchia bicicletta nera o con la Vespa, nera anche quella, come quando era un collega. Di sé non parla mai, sugli altri una tomba. Di lavoro parla, ovviamente. ma solo iI necessario. Pare che non si aspettasse diventare il presidente di Mediobanca, un ruolo troppo pubblico, troppo esposto e abbia accettato solo per la continuità e la stabilità dell’istituzione dopo gli anni in cui su quella sedia era stato seduto Cesare Geronzi, mai considerato dall’interno “uno di loro”. E infatti la presidenza l’ha interpretata a modo suo, diverso dai suol due immediati predecessori Gabriele Galateri e Cesare Geronzi, uomini di relazione. Lui le relazioni non le ama, guarda le carte, controlla ogni cosa e nulla gli sfugge, tiene la barra dritta. La sua accoppiata con l’amministratore delegato Alberto Nagel è del tipo gemel-li diversi, flessibile, dinamico, intra-prendente il cinquantaquattrenne Nagel, rigoroso, addirittura rigido, prudente, riflessivo il (quasi) sessantatreenne Pagliaro.


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