Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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L’Ivass potrà avere più poteri per valutare i requisiti di competenza degli esponenti aziendali delle assicurazioni, rimuovendo prontamente quelli non idonei. A prevederlo è il decreto legislativo che recepisce la direttiva europea Shareholder II che incoraggia l’impegno a lungo termine degli azionisti: decreto che ieri era all’esame del pre Consiglio dei ministri e che è atteso domani al voto del governo. La direttiva punta in particolare a rafforzare la corporate governance delle società quotate con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo a lungo termine delle imprese, aumentando allo stesso tempo la trasparenza degli assetti proprietari e incoraggiando la partecipazione attiva degli azionisti, ma non solo. Il recepimento potrebbe essere anche l’occasione per rafforzare gli strumenti a disposizione dell’Ivass che da gennaio è guidata da Daniele Franco, avvicinando l’Italia ad altri Paesi europei e al settore bancario.
C’è il broker Mansutti dietro l’operazione di vendita della business unit Win da parte di Willis Towers Watson. Si tratta della Willis Italian Network, che nei giorni scorsi è stata ceduta a un pool di investitori italiani appartenenti a oltre venti società di brokeraggio e al management della società. In pratica un management by out che ha consentito all’ad di Win, Titti De Spirt, di detenere circa il 22% del capitale di Win e assieme ad altri manager (Viviana Scarfia, Gloria Agosti e Massimo Lordi) di avere la maggioranza, mentre Mansutti ha poco meno del 20%, capofila di un pool di broker assicurativi che opereranno con la piattaforma che già oggi ha un giro d’affari di oltre 35 milioni.
Tra rischi tradizionali e nuove minacce, precauzioni da prendere e strumenti da adottare, il quadro generale della cybersecurity risulta estremamente complesso, merita attenzione e risorse, una più che legittima preoccupazione, ma non panico e allarmismi ingiustificati, come ribadisce Gabriele Faggioli, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Information Security & Privacy del Politecnico di Milano e ceo di P4I-Partners4Innovation.
Prima che riprenda la scalata a Mediobanca la famiglia Doris manda un messaggio chiaro a Leonardo Del Vecchio: se il presidente di EssilorLuxottica superasse il 10% di Piazzetta Cuccia, Mediolanum potrebbe dismettere la partecipazione custodita gelosamente per quasi 20 anni. Quel 3,28% è già stato spostato dalle attività strategiche al portafoglio Held to Collect and Sell, una scelta contabile che consentirà di avere le mani libere per un’eventuale cessione. Tutto dipenderà dalle mosse di Del Vecchio e del suo fidato Francesco Milleri. Dopo il blitz di settembre l’imprenditore di Agordo si è portato al 9,9% di Mediobanca, anche grazie all’acquisto di parte della quota Unicredit. Per superare questa soglia servirà il via libera della Bce che, almeno per ora, non sarebbe stato formalmente richiesto. Proprio in vista di questa concreta eventualità però la famiglia Doris ha deciso di uscire allo scoperto: «Se Del Vecchio salisse oltre il 10%, supererebbe la quota dell’accordo di consultazione (12,6%) e diventerebbe determinante in assemblea», ha spiegato ieri l’ad di Mediolanum Massimo Doris. In questo caso «dovrà essere rinnovato il consiglio e se Del Vecchio salisse al 15 o al 20% è difficile che Mediolanum possa ancora avere un rappresentante in cda.

Il presidente del cda condannato per frode fiscale risponde dei danni patrimoniali e all’immagine nei confronti della società e dell’Agenzia delle entrate. La Cassazione, con sentenza n. 3458 del 28/1/2020, ha respinto il ricorso di un manager condannato per una maxi frode fiscale per conto dell’azienda da lui amministrata. L’uomo aveva presentato ricorso alla Corte sostenendo che l’impresa non avrebbe potuto chiedere alcun ristoro in quanto priva della legittimazione attiva ad agire nei suoi confronti. Gli Ermellini non hanno accolto la tesi.
  • Poste ottiene tripla A per il brand
Per il secondo anno consecutivo Poste italiane risulta tra le aziende mondiali più performanti per immagine e reputazione. Scalando nell’ultimo anno oltre 100 posizioni, il gruppo è salito dal 161° al 53° posto nella graduatoria Global 500 elaborata da Brand Finance, conquistando il brand rating di tripla A. La società ha precisato che, grazie soprattutto al miglioramento della valutazione nel settore assicurativo, ha superato i concorrenti, salendo sul podio dei brand leader in Italia. «Il miglioramento nell’attenzione all’ambiente e alle tematiche Esg (ambiente, sociale, governance), la qualità della comunicazione, la trasparenza e l’integrità, il netto miglioramento dell’indicatore value for money e della brand financial performance, quest’ultima sostenuta dalle migliorate prospettive di profittabilità, sono le componenti che più hanno contributo all’aumento del Bsi di Poste italiane», ha sottolineato il gruppo.

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  • Da viaggi e auto ai beni di lusso A rischio il business dei nuovi ricchi
Dalle valute alle materie prime, dalle aziende del lusso a quelle dei viaggi, dall’auto ai semiconduttori tutti temono l’impatto economico del coronavirus che sarà meno letale della Sars (il 2,5% dei casi, contro il 10% della sindrome del 2003) ma che si propaga più velocemente. Secondo gli economisti la velocità del contagio è legata anche al fatto che la Cina che nel 2003 era al 60% un Paese rurale, ora al contrario vede il 60% dei suoi abitanti concentrato in poche megalopoli, senza contare che gli 80 milioni di viaggi aerei dei cinesi del 2003, oggi sono lievitati a 660 milioni. È cambiata anche l’economia: è cresciuto il peso dell’industria ma anche le possibilità di una classe emergente di nuovi ricchi, che secondo gli esperti è l’acquirente finale di oltre la metà dei beni di lusso prodotti nel mondo. Gli 11 milioni di abitanti di Wuhan, da giorni sono isolati. Honda e Nissan hanno bloccato alcune produzioni, chiedendo ai dipendenti di stare a casa. Questo oltre a danneggiare le aziende fermerà sia il Pil sia i consumi cinesi: catene di ristoranti, compagnie aeree, alberghi e crociere sono già in allerta. L’allarme vale anche per gli aeroporti, per chi come Autogrill ne gestisce i ristoranti e per i duty free tra cui Dfs — colosso che fa capo a Lvmh. Per Ubs se i consumi cinesi calassero del 10-30% Lvmh perderebbe tra l’1 e il 5% dei suoi utili, Prada tra il 3 e il 13%, Moncler tra l’1 e il 6%, Ferragamo tra il 2 e il 12%. Un bel grattacapo per tutte le aziende del Made in Italy, che sono leader nelle produzioni di alta gamma.
  • Doris avverte Del Vecchio “Se va al 20% di Mediobanca potremmo abbandonare”
Il socio Massimo Doris prende posizione in modo critico contro l’ascesa di Leonardo Del Vecchio in Mediobanca. «Se decidesse di salire oltre il 10% supererebbe la quota del patto e diventerebbe determinante in assemblea. A ottobre va rinnovato il cda e se Del Vecchio salisse al 15 o 20% è difficile che Mediolanum possa ancora avere un rappresentante in cda. Che linea vorrà dare a Mediobanca? Sono tutte domande che ci siamo posti. Non sappiamo cosa accadrà. Se non cambierà niente magari rimaniamo. Se cambia, vogliamo essere liberi di vendere», ha dichiarato l’ad di Mediolanum. Contestualmente, la banca fondata dal padre Ennio ha riclassificato nel bilancio 2019 il pacchetto in Mediobanca: dalle partecipazioni strategiche a quelle “disponibili per la vendita”. I Doris sono storici partecipanti ai patti parasociali, con un 3,28% (c’è poi uno 0,5% nella holding della famiglia, arrotondato mesi fa e che «segue logiche separate »).

  • La visita di Del Vecchio a Donnet
Sarebbe stata, si dice, una semplice visita di cortesia. Un saluto cordiale, come è normale che avvenga tra i vertici di una compagnia e uno dei soci forti. Eppure la tempistica dell’incontro e gli uomini seduti attorno al tavolo non possono che destare interesse. Pare infatti, ma non è stato possibile ricevere conferme ufficiali, che a inizio settimana Leonardo Del Vecchio abbia fatto visita al ceo di Generali Philippe Donnet. Del Vecchio, come è noto, è azionista rilevante del Leone di Trieste con una quota del 4,86% ma, è risaputo, detiene anche poco meno del 10% di Mediobanca che, a sua volta, ha il 13% del gruppo assicurativo. Giusto ieri un altro degli azionisti chiave di Piazzetta Cuccia, la famiglia Doris, ha fatto sapere che se dovessero cambiare gli equilibri azionari dell’istituto con un’ulteriore ascesa di Del Vecchio e, di conseguenza, dovesse mutare la governance della banca, Mediolanum potrebbe vendere la partecipazione.
  • Regole puntuali a garanzia della salute
L’ultima affermazione di principio, in ordine di tempo, è arrivata nella vicenda Ilva con l’ordinanza del Tribunale di Taranto, resa pubblica lo scorso 7 gennaio, che ha autorizzato la proroga della facoltà d’uso dell’altoforno 2. Ebbene, la pronuncia in questione, contiene, nelle motivazioni, anche un passaggio su un argomento delicato, vale a dire l’importanza del principio di determinatezza nell’individuazione degli obblighi dell’impresa in materia di sicurezza sul lavoro. In particolare, la magistratura tarantina ha affermato un principio in linea con l’insegnamento della giurisprudenza comunitaria, della Corte costituzionale e della Cassazione, laddove presuppone l’individuazione di una prescrizione puntuale, in questo caso proveniente dall’Autorità competente, legata ai tempi strettamente necessari, e che definisce «con precisione quali misure devono essere adottate», tale da mettere in condizione il soggetto obbligato di sapere esattamente cosa fare. In via ordinaria, tali requisiti devono essere contenuti nella legge, nel caso dell’Ilva la straordinarietà della situazione e la stessa normativa attribuiscono al custode il potere di determinare i contenuti dell’obbligo.

  • La tecnologia globale teme gli effetti del coronavirus cinese
Per fermare la diffusione del coronavirus le autorità di Pechino hanno adottato misure drastiche, che hanno inevitabilmente conseguenze economiche. Dopo le materie prime e l’industria automobilistica, è ora il turno della tecnologia mondiale a preoccuparsi degli effetti dell’epidemia. L’epicentro dell’attuale crisi sanitaria, la città di Wuhan, è stata messa in quarantena. Wuhan è un importante polo industriale”, ricorda Mehdi Hosseini, analista tecnologico di Susquehanna, che stima che “circa un terzo della produzione totale cinese di schermi Oled si trova nella provincia di Hubei”, intorno a Wuhan, mentre la città stessa ospita il più grande progettista e produttore di chip di memoria del Paese.
Yangtze Memory Technologies (YMTC) e la sua controllata Wuhan Xinxin Semiconductor Manufacturing (XMC) rappresentano il 5 per cento della produzione globale di memorie flash – del tipo usato nelle chiavette USB, negli smartphone o nelle macchine fotografiche. Dal 2017, non meno di 24 miliardi di dollari saranno investiti a Wuhan per creare un gigantesco complesso industriale, che ora è minacciato di chiusura dalla diffusione del virus. Settimane cruciali per Apple Teme che i problemi di produzione nella provincia di Hubei siano il primo sintomo di una crisi più ampia. Se altre parti della Cina sono in quarantena, si tratta di un anello centrale della catena logistica. L’epidemia ha creato un problema logistico potenzialmente complesso per la produzione di iPhone, che è destinato ad aumentare a febbraio per raggiungere i suoi obiettivi.
  • Assicurazione vita: un affare da 40 miliardi 
Secondo un documento pubblicato martedì mattina dall’Autorité de contrôle prudentiel et de résolution (ACPR), le compagnie vita potranno gonfiare il loro capitale prudenziale per l’anno 2019 di quasi 40 miliardi di euro, grazie all’inclusione di accantonamenti per la partecipazione agli utili (PPB). Di fronte a tassi bassi, che hanno un impatto immediato sui loro coefficienti di solvibilità, gli assicuratori avevano chiesto a Bercy di poter integrare questa disposizione, che appartiene ai clienti, nel calcolo dei loro coefficienti prudenziali. Il governo ha aderito alle loro richieste pubblicando un decreto in tal senso alla fine di dicembre. Il Supervisore ha emesso un avviso tecnico, con il dettaglio dei metodi di calcolo che saranno validi dal 2020 in poi. Gli assicuratori dovranno quindi stabilire una procedura per il calcolo della “valutazione economica” del CSD ammissibile. Tuttavia, per semplicità, “per l’esercizio 2019, le organizzazioni potranno fare le seguenti eccezioni e, solo per quell’anno, un valore forfettario pari al 70% dell’importo contabile ammissibile della riserva per la partecipazione agli utili”, afferma l’ACPR in questo documento tanto atteso. Sulla base dei PBBs stimati per l’intero settore a 55 miliardi di euro alla fine del 2019, 38,5 miliardi e mezzo nei loro rapporti. Un controverso gioco di prestigio, che non avrà alcun impatto sui clienti, promette sia a Bercy che agli assicuratori.