Ogni tipo di divorzio presenta sempre i suoi bei conti da pagare e non fa certo eccezione la Brexit, l’uscita del Regno unito dall’Unione Europea. Il problema è sempre quanto ci sarà da pagare.

Per quando riguarda il mondo delle polizze, la maggior parte dei manager del settore ha ben chiaro il quadro della situazione e si aspetta che la Brexit inciderà sul mercato, provocando un incremento dei costi di alcune coperture. Secondo un sondaggio realizzato dal Chartered Insurance Institute (CII), che ha coinvolto 114 manager assicurativi, il 76% del campione si attende una crescita dei costi delle assicurazioni viaggio. Dinamica peraltro abbastanza scontata da prevedere, anche se si ritiene che si dovrà attendere la natura degli accordi con l’Europa per determinare di quanto potranno crescere i costi delle coperture.

L’ accordo della Brexit implica che accordi transitori rimarranno in vigore inalterati almeno fino al 31 dicembre 2020 e, successivamente, dipenderà tutto dai termini degli accordi reciproci in materia sanitaria sottoscritti tra il Regno Unito e gli Stati UE”, ha osservato Kevin Hancock, presidente della Society of Insurance Broking del CII, sottolineando il potenziale impatto sulla tessera europea di assicurazione malattia (TEAM) che garantisce l’assistenza sanitaria nell’Unione Europea e in altri Paesi (Norvegia, Islanda, Liechtenstein e Svizzera). L’accordo di recesso prevede un periodo di transizione per dare tempo ai negoziati di definire la natura delle relazioni Regno Unito-UE. Il che significa che la European Health Insurance Card sarà comunque valida fino alla fine del 2020. Se il Regno Unito dovesse lasciare l’Europa senza accordo, i cittadini del Regno Unito non potranno fare affidamento sulla validità della card. Sebbene ciò non influisca direttamente sui clienti (purché la polizza copra le condizioni mediche preesistenti), influisce invece sugli assicuratori per le ovvie ragioni dell’aumento dei costi di risarcimento.

Altri fattori sono legati a possibili reclami per annullamento dei voli e ritardi in ragione di controlli di sicurezza aggiuntivi negli aeroporti e nei terminal post Brexit.

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