Generali è l’unico brand italiano che ogni anno apre un suo spazio sulla Promenade di Davos, la strada del paese svizzero che per una settimana si trasforma in vetrina del business internazionale. Gli uffici servono ad incontrare partner, clienti ed investitori, ma anche ad ospitare discussioni sui temi del WEF. Quest’anno il panel organizzato con l’Università Bocconi è stato dedicato ai paradossi della sostenibilità. Tra i protagonisti l’amministratore delegato del gruppo, Philippe Donnet, che a Class Cnbc ha sintetizzato i messaggi portati a Davos.

Domanda. Partiamo dalla sostenibilità. Cosa significa per voi in concreto?
Risposta. Per Generali la sostenibilità è così importante da essere pienamente integrata nella nostra strategia e nel piano al 2021. In questi anni abbiamo già ottenuto risultati notevoli. Siamo tra le cento aziende più sostenibili nel mondo, facciamo parte del Dow Jones Sustainability Index e siamo stati il primo assicuratore europeo a fare l’emissione di un green bond. Inoltre abbiamo sviluppato l’attività del nostro Human Safety Net, presentato l’anno scorso proprio qui a Davos. Il nostro impegno è molto forte e concreto, ed è riconosciuto dal mercato.
D. Voi siete uno dei più grandi investitori italiani. Le vostre scelte hanno anche un impatto ambientale. Come prendete le decisioni?
R. Innanzitutto abbiamo deciso di investire 4,5 mld in green energy entro il 2021. E al contempo di disinvestire da asset legati al carbonio. Inoltre abbiamo fatto l’acquisizione di una piattaforma specializzata negli investimenti sostenibili, Sycomore, una boutique finanziaria di Parigi che è leader europeo negli investimenti green. Abbiamo comprato una quota di maggioranza nella società, che oggi è uno strumento straordinario per indirizzare i nostri investimenti in questa aerea, ma anche per aiutare altre compagnie, altri investitori e i nostri clienti a farlo. C’è infatti una grande richiesta di investimenti di questo tipo.
D. Il World Economic Forum ha discusso per quattro giorni di un nuovo modello economico, del passaggio dal capitalismo degli azionisti a quello degli stakeholder: dai clienti ai dipendenti, al clima intorno a noi. Come fare convivere gli interessi degli azionisti con gli altri?
R. Penso che ancora una volta il paradosso sia tra prospettive di breve e lungo termine. Tanti azionisti sono investitori di lungo termine. In Generali non vediamo spesso azionisti di breve, la maggior parte sono azionisti stabili e interessati, quindi, alle prospettive di lungo periodo e alla sostenibilità dell’azienda, che si può realizzare solo se viviamo in un mondo che va bene. Non esiste un’azienda che va bene in un mondo che sta male.
D. A proposito di sostenibilità. Quanto è sostenibile per voi la stagione dei tassi negativi?
R. Ci siamo preparati per tempo a vivere in questo contesto, che conosco bene perché l’ho vissuto in Giappone tanti anni fa. Tuttavia penso che non debba durare troppo. Non è positivo per le istituzioni finanziarie, ma anche per le persone e per il mondo. I tassi bassi e negativi sono stati una medicina che ha funzionato nel passato recente perché dovevamo gestire una crisi. Oggi, però, la crisi non c’e più. La stessa medicina tra poco non avrà più nessun effetto. E se continuiamo a prenderla tra poco avrà anche effetti negativi. È così che funziona. Quindi i tassi così bassi non possono e non devono durare troppo. (riproduzione riservata)

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