Dai dati Refinitiv sull’industria europea del risparmio gestito emerge che negli 11 mesi del 2018 i riscatti hanno superato le sottoscrizioni per i fondi tradizionali, mentre gli Etf hanno registrato ancora crescita. E ora per il mondo dei fondi ci potrà essere una nuova fase di consolidamento, come avvenne dal 2012 in poi
di Roberta Castellarin

Dopo l’Eldorado del 2017, il 2018 si è rivelato un anno difficile per l’industria europea del risparmio gestito. La partenza in termini di raccolta era stata positiva, ma con numeri in sottotono rispetto all’anno precedente. Poi, tra tensioni geopolitiche e picchi di volatilità dei mercati, tra gli investitori è prevalso un sentiment di fuga dal rischio e questo ha comportato che i riscatti superassero le sottoscrizioni. In base ai dati, aggiornati a fine novembre, di Refinitiv, proprio il mese di novembre è stato il settimo mese di seguito di raccolta negativa dopo 16 mesi di segno più cosecutivi. Nel solo mese di novembre la raccolta è stata negativa per 42,6 miliardi di euro. Da inizio anno il saldo è negativo per 62,3 miliardi di euro. Si tratta di livelli di riscatti che non si vedevano dalla crisi dei debiti sovrani del 2011. Gli Etf hanno registrato invece un andamento in controtendenza con una raccolta nella positiva per 700 milioni a ottobre e 3,9 miliardi in novembre. Mentre quindi i fondi tradizionali hanno chiuso un anno in rosso, gli Etf hanno registrato da gennaio a novembre sempre una raccolta positiva con un saldo negli 11 mesi di 40 miliardi di euro.

“Dopo i forti deflussi di ottobre anche a novembre gli investitori europei hanno venduto le quote di fondi a fronte di un mercato e di un sentiment che restava negativo. Solo i fondi specializzati nel real estate hanno registrato una raccolta positiva a novembre (600 milioni di euro), mentre tutte le altre categorie hanno visto deflussi: obbligazionari (-21,4 miliardi); fondi alternativi (-11,1 miliardi); bilanciati (-5,3 miliardi), azionari (-3,4 miliardi), altre categorie (-1,7 miliardi) e materie prime (-300 milioni)”, dice Detlef Glow, head of Lipper EMEA research di Refinitiv.
Cosa accadrà ora? Se si va ad analizzare cosa è avvenuto in passato nei momenti di disaffezione degli investitori dal prodotto fondo si scopre che di solito queste fasi hanno portato a un consolidamento dell’industria e una revisione della gamma prodotti, che ha poi portato a flussi positivi come è avvenuto dopo la crisi del 2011. I prodotti che non hanno raggiunto una massa critica adeguata potranno essere chiusi o fusi in altri fondi.

Per quanto riguarda gli Etf, invece, è probabile che continui la fase di espansione anche perchè il gap in Europa tra fondi tradizionali e prodotti indicizzati è ancora ampio e le nuove normative sulla trasparenza dei costi rendono questi prodotti più competitivi. Non a caso si è visto nello scorso anno il lancio di Etf da parte di molti asset manager tradizionali e anche colossi Usa come Vanguard guardano con più interesse all’Europa.
In questo contesto indubbiamente difficile l’industria del risparmio gestito italiano ha, tutto sommato, tenuto. In base ai dati mensili di fine novembre pubblicati da Assogestioni emerge che negli 11 mesi dell’anno la raccolta netta è stata positiva per 9 miliardi di euro circa e il patrimonio, sempre a fine novembre, si attesta a 2.021miliardi di euro. In particolare da inizio anno a fine novembre le gestioni collettive hanno registrato flussi positivi per 3 miliardi di euro (1,6 miliardi i fondi aperti e 1,4 miliardi quelli chiusi), mentre per le gestioni di portafoglio il saldo è in positivo per 5,8 miliardi di euro. Tuttavia una parte importante l’hanno avuta gli istituzionali.
Infatti le gestioni di portafoglio istituzionali da inizio anno hanno una raccolta netta positiva per 9,6 miliardi di euro, mentre quelle retail hanno registrato una raccolta netta negativa per 3,79 miliardi di euro. Sottolinea Tommaso Corcos, a.d. di Eurizon Capital sgr: “Per Eurizon il 2018 è stato un anno con alcune ombre, le stesse che hanno interessato i mercati finanziari, inutile nascondere che i mercati non sono andati bene e ciò ha avuto dei riflessi sia sulle performance dei nostri prodotti sia sulla raccolta. Allo stesso tempo però ci sono anche alcune luci: abbiamo ampliato il nostro numero di distributori, acquisito nel corso dell’anno importanti canali distributivi, nuovi clienti e nuovi investitori istituzionali. E’ quindi continuato il percorso di sviluppo internazionale”.

Fonte: logo_mf