Grandi compagnie come i Lloyd’s di Londra hanno scritto lettere dettagliate ai clienti per rassicurarli che con la Brexit continueranno a garantire coperture e pagare i sinistri e anche in caso di mancato accordo tra l’Unione Europea e il Regno Unito le cose non cambieranno. Ma l’incertezza creatasi dopo il voto negativo della Camera dei Comuni all’intesa che era stata raggiunta il 13 novembre scorso è evidente. Tanto che il ministero dell’Economia ha annunciato che, in caso di no-deal, è pronto a emanare un decreto per non privare all’improvviso il mercato italiano dei servizi finanziari britannici nel settore bancario o dei pagamenti e ovviamente pure in quello assicurativo. Un intervento più volte sollecitato sulle pagine di MF-Milano Finanza. Il ministro Giovanni Tria è pronto a muoversi, in accordo con le autorità di vigilanza. Del resto in Italia lavorano 70 banche britanniche, 223 istituti di pagamento, 100 emittenti di moneta elettronica, 21 fondi pensione che assicurano il 12% delle prestazioni previdenziali erogabili e 58 compagnie assicurative.
Il 2019 ha portato una raffica di novità sul fronte della previdenza. Il cantiere è stato riaperto con l’introduzione di Quota 100 contenuta nel decreto legge approvato il 17 gennaio, che ha introdotto anche il reddito di cittadinanza. La riforma Fornero non scompare anche perché la misura è sperimentale. Durerà per il triennio 2019 al 2021 con una platea di lavoratori interessati che il governo stima siano 1 milione circa per una spesa attorno ai 22 miliardi di euro.
Ora la manovra complessiva, che contiene anche la cosiddetta opzione donna, dovrà passare al vaglio del Parlamento. Ma intanto i lavoratori iniziano a fare i conti con la riforma e le opportunità che offre per uscire prima dal lavoro. Proprio per capire le novità MF-Milano Finanza ha chiesto alla società di consulenza Progetica un’elaborazione sulle nuove età di pensionamento con quota 100 e l’opzione donna Rispetto alle ipotesi circolate prima di Natale, quando è stata varata la legge di bilancio 2019, ci sono state alcune modifiche.
Le prossime settimane saranno cruciali per Bper Banca . L’istituto modenese guidato da Alessandro Vandelli sta per licenziare un nuovo piano industriale e alcune importanti operazioni straordinarie tra cui l’acquisto delle minorities di Arca e del Banco di Sardegna e, soprattutto, del 100% di Unipol Banca. Se da un lato questa strategia rafforzerà i fondamentali di Bper con una particolare attenzione per la pulizia dell’attivo, dall’altro lato consoliderà l’asse con l’Unipol di Carlo Cimbri, oggi primo azionista al 15% e proiettato verso il 19,9% nell’ambito di un’alleanza di lungo periodo. Non solo. L’acquisizione di Unipol Banca (su cui sono al lavoro gli advisor Citi per Bper e Mediobanca e Credit Suisse per Unipol ) potrebbe essere la prima mossa di quel consolidamento del credito italiano che, volatilità permettendo, analisti e regolatori si attendono per il 2019. Al momento sul tavolo non ci sono altri dossier aperti, ma è chiaro che una Bper ripulita dagli npl e ben patrimonializzata avrà le carte in regola per diventare polo aggregante.
Milano rende il 4,5%, ben oltre il 2,6% del Btp. Molti colossi offrono ritorni elevati, a partire da Fca (10,3%), Intesa, Azimut, Mediobanca, Generali, Eni. La stagione dei conti è al via: gli elementi da considerare per scegliere bene

Del Vecchio e Caltagirone continuano a salire in Generali. Il patron di Luxottica ha acquistato 1,09 milioni di azioni in differenti operazioni. Il pacchetto complessivo rappresenta circa lo 0,0697% del totale delle azioni ordinarie del Leone, portando la partecipazione al 4,53%. Nei mesi scorsi Del Vecchio aveva espresso l’intenzione di portarsi al 5% della compagnia triestina.
Nuovi acquisti anche da parte di Francesco Gaetano Caltagirone, che nei giorni scorsi ha rilevato altri 1,25 milioni di azioni, pari a circa lo 0,08% del capitale, arrotondando la partecipazione al 4,93% e rafforzando il ruolo di secondo azionista di peso alle spalle di Mediobanca.
Nel 2018 la raccolta netta dell’industria del risparmio gestito è ammontata a 7,3 miliardi di euro: lo ha calcolato Assogestioni sulla base dei dati preliminari. Dicembre ha chiuso in flessione di 1,5 miliardi un anno caratterizzato dalle condizioni di incertezza sui mercati. Il patrimonio gestito dall’industria è pari a 2.002 miliardi, quasi equamente ripartito tra le gestioni collettive e quelle di portafoglio. Da inizio 2018 le sottoscrizioni nette dei fondi aperti sono state pari a 71 milioni di euro. Queste interessano principalmente i prodotti bilanciati (+9,9 miliardi), i flessibili (+8,6 mld), gli azionari (+4,1 mld) e i monetari (+2,2 mld).
Arriva, finalmente, nel tessuto normativo italiano la definizione di blockchain, la tecnologia basata su registri informatici distribuiti. Con essa, arriva la definizione di smart contract, i software (testualmente: «programmi per elaboratore», ndr) che operano su blockchain. E arriva anche il riconoscimento del valore legale per dati e clausole caricati su registri distribuiti.

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  • La beffa della buca la donna caduta risarcirà il Comune
Una professoressa universitaria di 76 anni. Siciliana, ma romana d’adozione, ha portato avanti la sua battaglia legale contro il Campidoglio per 13 anni. Poi ha dovuto alzare bandiera bianca. Il 21 dicembre, indesiderato regalo di Natale, la Cassazione ha sentenziato così: la signora caduta nel lontano 2006 in uno dei sempiterni crateri di Roma  dovrà pagare 30 mila euro per aver messo il piede in fallo ed essersi rotta un braccio. Paradosso: la vittima del cratere di via Taro, una delle strade principali dell’elegante quartiere Trieste, aveva chiesto un risarcimento da 100 mila euro per l’infortunio. Una pretesa bocciata in pieno dagli Ermellini: non è colpa del Comune se le strade sono tutte un rattoppo ed è facilissimo imbattersi in una buca, piuttosto i residenti tengano gli occhi aperti quando sono a passeggio e non si distraggano. Confermando la sentenza della Corte d’appello, i giudici del Palazzaccio hanno ritenuto che la voragine fosse «non occultata da foglie o cartacce, perfettamente visibile, avvistabile da qualunque pedone che avesse attraversato la strada con un minimo di diligenza». Hanno confermato la versione dell’avvocatura capitolina, una memoria in cui si parla di «comportamento incauto della danneggiata», perché «un utente ha l’obbligo di prudenza e diligenza in una strada pubblica». Traduzione: la colpa dell’incidente è tutta della vittima. Che ora dovrà pure risarcire sia il Comune che la ditta che avrebbe dovuto occuparsi della manutenzione di quella strada.
  • Unipol, Cimbri smentisce fusione con Bper e Mps
Una fusione a tre, tra Unipol banca, Bper e Mps, circolata nei giorni scorsi è ” pura fantasia”. Discorso diverso è il futuro di Unipol banca, per la quale viene ribadito l’obiettivo di farla confluire in un gruppo più grande. Così Carlo Cimbri, amministratore delegato del gruppo, al Forum di Davos. Il candidato considerato più probabile dal mercato è Bper, di cui Unipol ha il 15% e l’autorizzazione a salire fino al 20% entro giugno ( ha avuto una proroga di 6 mesi da Bankitalia). Cimbri ieri ha detto che « Bper è una possibilità » , ma ce ne sono altre, l’identikit è di « una banca di medie dimensioni » come Ubi o Banco Bpm, oltre a Bper. Salirà in Bper? «Abbiamo collegato un ulteriore incremento a una valutazione del piano industriale, che presenterà tra qualche settimana».

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  • «Lo strallo era degradato da tempo» La perizia svizzera sul ponte Morandi
«Tutti i fili hanno segni di corrosione di vario grado. Diversi trefoli (fasci di sette fili, ndr) mostrano una perdita totale di sezione a causa della corrosione. Questo indica che il processo di degrado è in corso da tempo…». «Colpisce la linea di demarcazione virtuale relativamente netta fra le aree dei trefoli prevalentemente bianche e prevalentemente arrugginite…». «Nello strallo (il tirante del ponte) sono stati trovati corpi estranei come materiale di juta cementato…». La squadra investigativa guidata dall’ingegnere strutturista ungherese Gabor Piskoty e composta da 14 superesperti provenienti da mezzo mondo, aveva il compito di esaminare i 17 reperti considerati significativi per capire cos’è successo il 14 agosto dello scorso anno, quando il Morandi collassò facendo 43 vittime. Fra gli spezzoni di ponte inviati in Svizzera dai periti del gip Angela Nutini, anche la cosiddetta prova regina, il reperto 132, cioè la parte terminale dello strallo (agganciata in cima al pilone crollato) la cui rottura era fortemente indiziata di essere la causa prima del disastro.

  • Riscatto laurea, 50enni senza sconti
Con il decretone arriva una nuova modalità di riscatto del periodo legale del corso di studi di laurea a prezzo scontato riservato per assicurati che non abbiano ancora compiuto 45 anni di età. La legge 247/2007 aveva già previsto un riscatto a prezzo scontato, ma solo per coloro che si trovassero nella condizione di inoccupati, dunque senza alcun contributo versato; tale opzione, una volta cominciato un rapporto di lavoro e ricevuto il primo contributo, diviene non più percorribile. Questa nuova misura si trova nel decreto legge subito dopo una norma di natura sperimentale che, nella prima versione, era stata denominata pace contributiva. Le due disposizioni hanno però finalità e platee diverse.
Il riscatto di laurea agevolato è una norma strutturale in quanto si inserisce nel testo regolamentare in materia di riscatti ai fini pensionistici, la pace contributiva è una misura temporanea, attiva fino alla fine del 2021 e riguarda solo coloro che non hanno mai versato contributi prima del 1996 e hanno dei periodi privi di contribuzione compresi dalla data del primo contributo accreditato all’ultimo versato. La pace contributiva ha un limite massimo di 5 anni di riscatto, il nuovo riscatto di laurea segue invece le classiche regole del riscatto (il richiedente deve avere ottenuto il titolo, avere almeno un contributo versato) ed è rivolto anche a chi abbia versato contributi prima del 1996 (metodo misto), a condizione però che il periodo da riscattare si collochi in periodi di competenza del metodo contributivo (introdotto nel 1995).
  • Fondi, la raccolta 2018 chiude a zero
    Dai Pir una dote finale di 4 miliardi
In caduta libera il dato dei fondi aperti, precipitati dalla vetta dei 76,7 miliardi del 2017 agli attuali 71 milioni del 2018. Non accadeva da tempo un calo del genere. Il patrimonio dei fondi è sceso sotto la soglia del 1.000 miliardi con un ridimensionamento del 6,2% rispetto all’anno precedente, mentre quello complessivo si è portato a quota 2.001 miliardi (-4% su base annua). Più in generale è di circa 90 miliardi il divario nella raccolta 2018 dell’industria del risparmio gestito nel suo complesso rispetto al 2017. Una differenza che riassume chiaramente la brusca battuta d’arresto subita dai gestori negli ultimi 12 mesi, complice sicuramente un anno molto difficile per i mercati finanziari. Ma resta il fatto che il gap sia molto ampio e colmarlo non sarà semplice. Analizzando più nel dettaglio le statistiche diffuse da Assogestioni, l’asset management italiano ha chiuso il bilancio annuale con una raccolta positiva per 7,3 miliardi (nemmeno l’8% del saldo di 97,5 dell’anno precedente), grazie soprattutto al contributo arrivato sia dai mandati istituzionali, che in 12 mesi hanno movimentato ben 9,4 miliardi, sia dai fondi chiusi, in attivo per 2,2 miliardi (circa il doppio rispetto al 2017). Il problema vero è invece, come si diceva, il quasi azzeramento della raccolta dei fondi aperti.

 

  • Prevenzione incendi nei depositi rifiuti a maglie più strette
In arrivo nuove regole per prevenire incendi e altri rischi nei depositi di rifiuto. Con protocollo n. 00001121, lo scorso 21 gennaio il ministero dell’Ambiente ha diramato la circolare con la quale detta le «Linee guida per la gestione operativa degli stoccaggi negli impianti di gestione dei rifiuti e per la prevenzione dei rischi». Destinatari: Regioni e Province autonome, Ispra, ministeri della Difesa e e degli Interni, Vigili del Fuoco, comando Carabinieri tutela ambiente e Commissione bicamerale di inchiesta sui rifiuti che, sul punto, ha fatto apposita relazione.
Frutto di stretti confronti con le Regioni e il sistema agenziale, l’atto sembra fugare le perplessità sollevate da più parti nei confronti della precedente Circolare 4064 del 15 marzo 2018, ora sostituita. La circolare richiama alcuni importanti concetti già contenuti nelle Bat (Best available technique) richieste dalla disciplina sulla prevenzione integrata dell’inquinamento con il Dm 29 gennaio 2007 per gli impianti di gestione. Pertanto, la circolare indica «percorsi utili per la gestione delle situazioni critiche» che le autorità competenti devono implementare, ferme le norme vigenti.

  • Gestire la pensione: ecco cosa valutare
Per alcuni è l’incubo del declino, per altri l’inizio di una nuova vita. In entrambi i casi l’età della pensione è il momento per rimodellare i propri progetti e il proprio tenore di vita. E gli italiani sono tra i più consapevoli al mondo della necessità di dover “tirare la cinghia” una volta in pensione (vedi grafico a lato). Anche perché solo il 27% della popolazione attiva si è dotata di una qualsiasi forma di previdenza integrativa, versando in maniera sistematica e continuativa una parte dei propri risparmi a scopi previdenziali durante l’attività lavorativa.
Chi si accinge ad andare in pensione deve quindi fare qualche considerazione e rivedere la gestione delle proprie risorse finanziarie, poche o tante che siano. Da una parte ci sono coloro che hanno il “problema” di decidere come riallocare i risparmi accumulati, dall’altra parte ci sono coloro che fanno fatica ad arrivare a fine mese e hanno il problema (in questo caso senza virgolette) di dover integrare l’assegno previdenziale. Considerazioni che in questi giorni sono inderogabili per i lavoratori che hanno i requisiti per accedere a “Quota 100”, anticipando l’uscita dal lavoro di qualche anno (anche a 62 anni) ma rinunciando a una parte del proprio assegno pensionistico, anche del 30%.
  • Come gestire il portafoglio in vista della pensione
La possibilità di ritirarsi dal lavoro in anticipo, rispetto a quanto programmato, è sicuramente un obiettivo allettante per ogni lavoratore. La recente riforma che ha introdotto “quota 100”, seppure in modalità sperimentale, consente a migliaia di persone di valutare questa ipotesi. Ma si tratta di un passaggio importante che non va sottovalutato, soprattutto dal punto di vista finanziario.  La pensione avrà sicuramente un importo inferiore rispetto all’ultimo stipendio, anche per effetto delle decurtazioni previste dal congedo anticipato. Il lavoratore deve quindi calibrare attentamente la gestione dei propri risparmi in vista di questo appuntamento per non trovarsi scoperto al momento della cessazione dell’attività lavorativa.  «In vista della pensione – spiega Gianni Lupotto, amministratore delegato Alfa Scf – la quota azionaria va calibrata in base all’orizzonte temporale che manca per ottenere l’assegno. Al crescere dell’orizzonte temporale il contenuto di rischio del portafoglio può essere superiore in quanto si ha più tempo a disposizione per recuperare eventuali perdite».
  • Quota 100: le integrazioni «last minute»
Un’opportunità insperata, per molti sessantaduenni, quella di accedere alla pensione. Che il decretone del Governo Lega-M5s offre a chi abbia almeno trentotto anni di contributi.  La rendita pensionistica, infatti, sarà più bassa dello stipendio. Secondo i calcoli di Aon, citati nei giorni scorsi da Il Sole 24 Ore, il «taglio» va da un quinto delle entrate (per chi percepisce un lordo di 30mila euro annui) a poco meno di un terzo (con salari da 150mila euro). Le alternative per coprire il reddito mancante non sono molte, se non ci si è già costruiti una rendita complementare. Soprattutto, le soluzioni sono costose.
La più semplice, per chi abbia messo da parte un tesoretto, è il decumulo dei risparmi depositati su un conto, investiti in fondi, o in altri prodotti facilmente liquidabili, magari con un piano rateale che segue speculari fasi di accumulo. È una soluzione flessibile, che si adatta a esigenze di spesa variabili nel tempo. Ma presenta due rischi principali: quello di dover smobilizzare il capitale a un prezzo sfavorevole e quello di finire i soldi troppo presto.
  • Gli immigrati e il risparmio «italiano»
Essere consapevoli delle proprie conoscenze è fondamentale, soprattutto per prendere decisioni coerenti e conseguenti, come in finanza. Quando in gioco c’è il denaro, come abbiamo sottolineato più volte da queste colonne, abbiamo il vantaggio di poter verificare in sede contabile l’efficacia delle scelte e delle informazioni sulla base delle quali sono state prese. Importante quindi verificare il livello di competenza in materia dei “nuovi italiani”, come hanno fatto Ispos e il Museo del Risparmio, in un’indagine su un campione rappresentativo di immigrati economici residenti in Italia dai 3 a 10 anni. Il 49% dichiara di riuscire a risparmiare (soprattutto cinesi, est europei e sudamericani), il 77% dichiara di voler realizzare progetti in Italia, il 42% non invia denaro a casa o lo fa occasionalmente e comunque tende a diminuire le rimesse con il prolungarsi della permanenza all’estero. Il che la dice lunga sul tema inclusione, anche finanziaria, di queste persone.

 

  • La raccolta a dicembre tiene la rotta
I piani individuali di risparmio hanno archiviato dicembre con una raccolta positiva per 82,2 milioni di euro, un dato in netta controtendenza rispetto all’intero comparto dei fondi comuni che nello stesso mese ha accusato un deficit di 1,6 miliardi. Insomma, nonostante l’andamento deludente delle performance (solo due prodotti flessibili targati Bcc nel 2018 hanno spuntato rendimenti positivi rispettivamente per il 3,3 e 1,8%)le sottoscrizioni hanno tenuto. Secondo le stime, il segmento Pir dovrebbe archiviare l’intero 2018 con un saldo che si aggira sui 4 miliardi (i fondi a livello complessivo hanno incassato 71 milioni nel 2018), ben al di sotto degli 11 incassati nell’anno di esordio. Ora, alla luce delle novità normative arrivate con la Legge di Bilancio 2019 non si sa bene come cambierà lo scenario dei piani individuali di risparmio.