Milano rende il 4,5%, ben oltre il 2,6% del Btp. Molti colossi offrono ritorni elevati, a partire da Fca (10,3%), Intesa, Azimut, Mediobanca, Generali, Eni. La stagione dei conti è al via: gli elementi da considerare per scegliere bene
di Elena Dal Maso

Piazza Affari promette quest’anno rendimenti di tutto rispetto, ben oltre il 2,6% del Btp a 10 anni. A partire dal gruppo Fca . Se si conta infatti il dividendo straordinario di 1 euro derivante dalla cessione di Magneti Marelli a Calsonic Kansei (gruppo Kkr), da sommare alla cedola prevista di 0,5, ai prezzi attuali l’azione ha un dividend yield del 10,3%. Il gruppo dell’automotive guidato da Michael Manley è il primo in assoluto a dirigere la classifica dei rendimenti di Piazza Affari. A seguire, sul segmento Mta, compatto, il settore finanziario, che esce da un anno molto volatile e difficile, fra raddoppio dello spread, incertezza politica e pressione di Francoforte sulla cessione dei crediti deteriorati.

Tanto che Intesa Sanpaolo rende il 9,81% e potrebbe rappresentare, da questo punto di vista, un concorrente a Unicredit , banca dal respiro più europeo che però ha un dividend yield atteso del 2,62%, pur sempre in linea rispetto a quanto restituisce il Btp decennale. Non a caso nella top 10 milanese segue Azimut con il 9,51%, su cui Banca Akros venerdì 25 gennaio ha alzato giudizio (da Neutral ad Accumulate) e prezzo obiettivo (da 12 a 13 euro) grazie al cambiamento sul modo di calcolare le commissioni sui fondi.
Questo avverrà fin da metà febbraio in base ad un metodo internazionale (Iosco), più stabile come ritorni. A ciò si aggiunga il fatto che il gruppo del risparmio gestito fondato da Pietro Giuliani ha un dividend yield poco sotto il 10%. A seguire, nella classifica dei rendimenti, Banca Mediolanum con il 7,27%, mentre Banca Generali regala un ritorno da cedola del 6,25%, UnipolSai del 6,12%, Mediobanca del 5,98%.
E le Assicurazioni Generali , guidate da Philippe Donnet, hanno un dividend yield del 5,88%, mentre le Poste, sotto la gestione di Matteo Del Fante, si posizionano poco sotto (5,8%). A seguire tre gruppi industriali, fra i maggiori di Piazza Affari, come il colosso En del ceo Claudio Descalzi, che ha uno yield del 5,76%, mentre Snam , con Marco Alverà alla guida, vede un rendimento ai prezzi attuali del 5,6%. Ed Enel (il ceo è Francesco Starace), che storicamente stacca cedole importanti, ad oggi vede uno yield del 5,42%. Nelle costruzioni, il gruppo Salini ha un rendimento del 4,97%, mentre nel settore delle energie rinnovabili Erg , sotto la guida di Luca Bettonte, ha uno yield del 4,29%.

Sono molte le società anche del segmento Star con un dividendo assolutamente interessante. Qui si trovano settori industriali diversificati, che vanno dal gaming alla distribuzione di prodotti tecnologici al settore del packaging per le sigarette di nuova generazione, alle utility locali. Per esempio Gamenet ha uno yield del 9%, Unieuro dell’8,98%, Dea Capital dell’8,96%, Igd dell’8,4%, Gima TT del 6,91%, Banca Ifis del 6,27%, Banca Sistema del 5,96%, Ascopiave del 5,61%.
Vale quindi la pena acquistare i titoli ad alto rendimento di Piazza Affari prima della stagione delle trimestrali? «I rendimenti 2018 dei titoli sono molto interessanti, ma bisogna prestare attenzione anche al fatto che il Fondo monetario internazionale e Banca d’Italia hanno rivisto le previsioni sulla crescita. E questo può essere un avvertimento sul fronte utili 2019. Il rischio al ribasso rispetto allo scorso anno è concreto», avverte Gianpaolo Trasi, a capo dell’equity and credit research di Intesa Sanpaolo . «E per tale ragione è importante che le società aggiornino la guidance sul fronte dei ricavi e degli utili quando pubblicheranno i prossimi conti, perché al mercato oggi serve maggiore chiarezza per comprendere le prospettive. Altrimenti, in caso di silenzio, la prudenza domina e la borsa tende a scendere», riprende Trasi.
A differenza del passato, secondo l’esperto, questo non è un anno dove impostare gli investimenti in base ai settori, ma andando a cercare «le società dal marchio forte e riconoscibile a livello mondiale, esposte all’area dollaro, con forte generazione di cassa e un debito ridotto», spiega l’esperto. Ovvero quelle resilienti, con una genetica che si adatta meglio ai cambiamenti e agli stress di mercato. In realtà non sono poche a Piazza Affari, con un Ftse Mib che rende in media il 4,5%, ben oltre il 2,65 del Btp a 10 anni.
L’approccio seguito dagli analisti si basa, come si può capire, più su una scelta bottom-up dei singoli titoli che su scelte settoriali. E in questo senso Trasi e Banca Imi nel report Top picks for 2019 hanno selezionato dieci società che sono riuscite a superare meglio di altre uno stress test fatto dagli analisti sui titoli passandoli attraverso la lente di un pil Italia a crescita zero per il 2019, che poi è anche uno dei fattori chiave usato dall’Eba quando la scorsa estate ha voluto rivedere la capacità di resilienza delle banche europee.
I nomi emersi fra i top picks sono gruppi molto liquidi, con una capitalizzazione di mercato che va da circa i 2 miliardi di euro di Autogrill ai 50,2 miliardi di Eni e hanno un rating da Add a Buy. Per Autogrill , per esempio, gli analisti vedono un prezzo obiettivo di 12,3 euro da 7,88 euro di venerdì 25 gennaio, mentre nel caso di Brembo si passerebbe da 10,22 euro di prezzo di mercato a 11,2 euro, per Eni si andrebbe da 14,5 euro a 20,6, per Interpump da 28,44 a 32,5 euro, nel caso invece di Moncler da 30,73 a 32 euro. Pirelli potrebbe salire da 6,14 a 8 euro, mentre Poste Italiane da 7,62 a 9 euro, Prysmian da 18,49 a 22,2 euro, Saipem da 3,94 a 5,9 euro e Unipol da 4,11 a 4,9 euro. Occhio a quest’ultima, che potrebbe essere inclusa in uno scenario di M&A con Bper che acquisirebbe Unipol Banca.

La stagione delle trimestrali (ottobre-dicembre e tutto il 2018 di conseguenza) è partita il 24 gennaio con Stm . Il gruppo italo-francese che produce componenti elettronici a semiconduttori ha visto lo scorso anno l’utile sfiorare 1,3 miliardi di dollari e Stm ne investirà altrettanti in conto capitale quest’anno. Il fornitore di Apple ha chiuso il passato esercizio con un utile netto di 1,287 miliardi di dollari, un bel balzo rispetto agli 802 milioni registrati nel 2017. L’utile lordo è salito a 3,861 miliardi (3,272 miliardi nel 2017) con un margine lordo notevole, al 40% (39,2% nel precedente esercizio). Se i conti sono stati giudicati buoni, a far riflettere è stata invece la guidance sul primo trimestre 2019, sotto le attese, ha scritto Equita . In particolare, l’indicazione sul fatturato (valore intermedio) a 2,1 miliardi di dollari è del 6% inferiore alle stime degli esperti milanesi e del 9% sotto il consenso.
Le trimestrali riprenderanno il 31 gennaio con Ferrari , mentre la settimana successiva sarà dedicata alle banche e a diversi titoli importanti del Ftse Mib. Il 5 febbraio apre le danze Intesa Sanpaolo , il 6 è la volta di Enel e di Unicredit , il 7 di Banca Generali , Bper Banca , Buzzi Unicem , Fiat Chrysler , Mediobanca , Unipol , UnipolSai . Il 14 febbraio pubblicherà i conti Pirelli , il 26 A2A e Juventus , il 27 è la volta di Saipem. Si passa quindi al 4 marzo con Brembo , il 5 con Amplifon e Campari , il 7 con Azimut , il 12 sarà la volta di Ferragamo e il 13 di Leonardo . (riproduione riservata)

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