L’orientamento delle Casse sulla misura introdotta dalla legge di bilancio
Pensioni più basse con il saldo e stralcio
di Simona D’Alessio

Minori versamenti, pensioni più basse: è l’orientamento che si fa strada nelle Casse previdenziali alle prese col «saldo e stralcio» dei contributi (norma della manovra economica per il 2019, la legge 145/2018). E mentre è in corso l’analisi sui riflessi che il provvedimento avrà sugli «equilibri» (fra entrate ed uscite) degli Enti si delinea lo scenario di un impatto rilevante, quantificabile in «diverse decine di milioni di euro» su uno solo di essi. La «pace contributiva», come formulata nella legge di bilancio (rivolta a soggetti in condizioni di difficoltà economica, che per estinguere omessi versamenti dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2017 potranno, con un Isee inferiore ai 20.000 euro, avvalersi di tre aliquote, pari al 16%, al 20% e al 35%, ndr) sarà al centro delle valutazioni dell’assemblea dell’Adepp (l’Associazione delle Casse) di martedì, un mese dopo la dura presa di posizione sull’iniziativa, ritenuta contraria alla sentenza n. 7 dell’11 gennaio 2017 della Corte costituzionale, che ha «riconosciuto la necessità di garantire l’autonomia finanziaria» degli Enti (si veda ItaliaOggi del 22 dicembre 2018).

«L’impostazione di massima che sta passando tra i presidenti è che, se si contribuisce di meno, si erogano, naturalmente, minori prestazioni», dichiara a margine della celebrazione per il centenario della Cassa del notariato, il presidente Alberto Oliveti che si domanda «cosa potrebbero pensarne tutti coloro che hanno sempre pagato i contributi con regolarità. Al tempo stesso», incalza con rammarico, se è passata la norma sul «saldo e stralcio», è, invece, naufragata nel corso dei lavori parlamentari sulla manovra quella che avrebbe permesso di «ampliare la nostra possibilità di fare welfare, destinandovi maggiori risorse soprattutto per i giovani iscritti», usando i ricavi cumulati del patrimonio delle singole gestioni, nella misura massima del 5%.
«Quel che è stato concepito come elemento di ausilio nei confronti delle categorie meno abbienti potrebbe comportare più danni di quelli che, forse, il Legislatore riteneva di dover evitare», è l’opinione del numero uno della Cassa dei dottori commercialisti (Cnpadc) Walter Anedda, convinto che sarebbe stato opportuno «estendere la norma agli Enti previa delibera, in modo che ciascuno potesse fare la propria valutazione di impatto finanziario. Per alcuni», scandisce, «l’impatto sarà enorme, molto più alto di quanto indicato nella Relazione tecnica di accompagnamento, che parlava di circa 8 milioni», importo «assolutamente ridicolo», perché, «soltanto nel nostro caso, potrebbe valere decine di milioni». In teoria, «una platea elevatissima di professionisti» potrebbe rientrare nel «saldo e stralcio», chiosa Anedda, ricordando i regolamenti che dispongono come «il versamento parziale delle somme comporti l’annullamento dell’anno» ai fini dell’anzianità contributiva. Perciò, «a breve manderemo un’informativa ai delegati della Cassa, affinché venga spiegato agli iscritti quali sarebbero gli effetti sulla propria posizione, qualora aderissero» alla sanatoria.

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