Chieste alla commissione dell’Unione modifiche a Solvency II. Gualtieri (presidente della Econ) spinge per la revisione degli investimenti a lungo termine e del volatility adjustment che ha penalizzato le compagnie italiane
di Anna Messia

Il Parlamento dell’Unione Europea torna alla carica per tentare di ottenere dalla Commissione europea modifiche sostanziali all’atto delegato relativo all’introduzione di Solvency II. Sul tavolo ci sono diverse questioni aperte, dall’allentamento dei requisiti di capitale sugli investimenti azionari, che la Francia chiede da tempo di abbassare, alla revisione del volatility adjustment, particolarmente cara alle assicurazioni italiane alle prese con lo spread dei titoli di Stato. Quest’ultimo è un algoritmo concepito per correggere il tasso di sconto utilizzato nella valutazione delle riserve tecniche, capace di smussare eventuali andamenti anomali degli spread di rendimento dei titoli obbligazionari corporate e governativi. La Commissione europea avrebbe dovuto pubblicare gli atti delegati di modifica a Solvency II alla fine dello scorso dicembre ma ad oggi non sono ancora stai diffusi e nei giorni scorsi la commissione Econ per i problemi economici e monetari del Parlamento Europeo, presieduta da Roberto Gualtieri, è tornata sull’argomento in una riunione alla quale hanno preso parte anche rappresentati della commissione europea e di Eiopa, l’autorità che riunisce le Ivass europee. Il fatto è che la revisione dell’impianto normativo di Solvency II è fissata solo per il 2020, mentre con gli atti delegati la Commissione potrà far leva solo su aspetti che non contrastino con la norma primaria.

In questi anni la direttiva europea che ha fissato i requisiti di capitale delle compagnie di assicurazione ha però dimostrato di essere imprecisa e di non funzionare correttamente e i nuovi atti delegati potrebbero essere l’occasione giusta per aggiustare più di qualche aspetto. «Siamo fiduciosi che questo ritardo significhi che la Commissione sta analizzando debitamente le nostre preoccupazioni, e ci aspettiamo di vederle recepite nel prossimo atto delegato», ha dichiarato il presidente Econ Gualtieri. Tra gli elementi che avrebbero bisogno di una revisione, secondo i rappresentati del Parlamento europeo, c’è per esempio quello che riguarda la riduzione del margine di rischio che avrebbe l’effetto positivo di incoraggiare gli assicuratori a sostenere progetti a lungo termine e ci sarebbe anche bisogno di mettere mano con più incisività sui requisiti di capitale per gli investimenti azionari a lungo termine. Poi c’è il tema del volatility adjustment, che le assicurazioni italiane seguono con particolare attenzione, chiedendo di ridurne le rigidità che hanno finora limitato il funzionamento di questo strumento che dovrebbe avere un effetto anticiclico. Le assicurazioni della Penisola hanno ampie esposizioni sui titoli di Stato italiani (con i 70 miliardi per Poste Vita o i 59 miliardi di Generali ) e come ribadito in più occasioni dalla presidente di Ania, Maria Bianca Farina, l’attuale meccanismo del volatilità adjustment, rigido e farraginoso, non è stato di sostegno al settore, che è stato anzi penalizzato rispetto alle altre imprese europee.

La proposta avanzata dalla Econ, nel rispetto dell’attuale articolato della direttiva Solvency II, passa per la possibilità di utilizzare il volatility adjustment alla fine di ciascun periodo, qualora le condizioni siano soddisfatte in qualunque durante l’intervallo di riferimento e non soltanto alla fine del periodo (come avvenuto finora). La pubblicazione degli atti delegati da parte della Commissione, a questo punto, è attesa entro le prossime due settimane e se si vuole puntare a rendere operative le nuove regole entro il primo trimestre 2019 bisognerà accelerare i tempi. Dopo la pubblicazione degli atti delegati il Parlamento e il Consiglio Europeo avranno infatti tre mesi per esercitare il potere di scrutinio del testo. «Siamo preoccupati che l’attuale data di applicazione possa creare difficoltà non trascurabili alle imprese a causa del brevissimo periodo di tempo che intercorre tra la data prevista di entrata in vigore del nuovo atto delegato e la prima reportistica che sarà richiesta alle imprese», ha sottolineato Gualtieri, ricordando alla Commissione che secondo il Trattato europeo (articolo 290) il Parlamento potrebbe addirittura arrivare a bocciare gli atti delegati qualora le richieste non venissero accolte. (riproduzione riservata)

Fonte: logo_mf