di Angelo De Mattia
Da molti anni, su queste colonne, sosteniamo che il collegio di vertice della Consob non può stare nella mera posizione di ricettore delle istruttorie delle strutture amministrative, alla stregua di un giudice civile: da mihi factum, dabo tibi ius, precludendosi iniziative proattive, di impulso, di indirizzo, nonché di costante confronto con le stesse strutture. Una così stretta concezione giurisdizionale mal si confà al ruolo che deve avere un’Authority di regolazione, controllo e garanzia. Abbiamo letto, dunque, con estremo favore le dichiarazioni del presidente designato dell’Authority, Mario Nava, rese nel corso della prescritta audizione presso le competenti Commissioni parlamentari, il quale, tra l’altro, ha detto che non intende fare il notaio delle proposte delle strutture, ma vuole essere il presidente di una Commissione che sia il motore del migliore funzionamento e del cambiamento dei mercati finanziari. Nava, ancor più precisamente, ha sottolineato che deve sussistere osmosi tra collegio apicale e struttura e che ciò deve avvenire in funzione di una Vigilanza che sia integrata e dinamica. Meglio non poteva essere affermato.

Interviene, qui, la necessità di migliorare le relazioni in particolare con la Banca d’Italia (il presidente aggiunge con l’Ivass e il Tesoro), muovendo dalla considerazione che si tratta di sinergie fondamentali. È importante la fase della prevenzione, degli interventi ex ante, mentre per quelli ex post Nava anticipa che nella fase repressiva, accanto alla sanzioni pecuniarie, andranno introdotte altre modalità per reprimere gli illeciti. Occorre aggiungere che sarà doveroso anche un migliore adeguamento delle procedure agli adempimenti rivenienti dalla sentenza Grande Stevens emessa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.

Abbiamo sempre rilevato l’importanza del colloquiare, da parte della Consob, con i soggetti vigilati, di informare puntualmente, di non sottrarsi alla richiesta di confronti, senza che ciò, ovviamente, significhi corresponsabilizzazione oppure intervento dirigistico nelle scelte di merito degli stessi vigilati. Nava, riconoscendo l’importanza di questo compito, ha parlato al riguardo dell’istituzione di «gruppi di dialogo». Le linee da lui prospettate nell’audizione, anche con la sottolineatura del volersi ispirare alla conduzione dell’Autorità da parte di Luigi Spaventa e di Tommaso Padoa Schioppa, sono suscettibili di dare vita a una fase nettamente nuova, se, naturalmente, le rose fioriranno; se, insomma, ai positivi proponimenti seguiranno, e tempestivamente, in coerenza i fatti. Il presidente trova nell’Autorità un personale capace e impegnato, pienamente in grado di introdurre le necessarie innovazioni e di sostenere una linea propulsiva.

Naturalmente, questa apprezzabile impostazione programmatica incrocerà, a breve, il dibattito sulle riforme da introdurre negli scambi informativi tra Consob e Banca d’Italia come verranno sostenute nel rapporto conclusivo dell’inchiesta parlamentare e, più in generale, il ritornante tema della rivisitazione delle Autorità con competenze in materia di credito e risparmio che, a sua volta, richiama l’argomento della revisione dell’architettura delle corrispondenti Autorità europee di cui, per il lavoro sinora svolto, Nava avrà certamente una particolare conoscenza.

Mifid 2, dal canto suo, eserciterà notevoli impatti sull’agire della Commissione; potrà in parte assorbire la questione degli scenari probabilistici, sulla quale, però, è sperabile che si assuma un indirizzo definitivo. La riforma delle Autorità italiane potrà comportare significative operazioni di riaggregazione. Quindi, mentre il treno è in corsa e si modificano vagoni e posti dei passeggeri, occorre partecipare alla modifica dello stesso treno.

Non appena si sarà insediato, una volta concluso il procedimento per l’emanazione del Drp, essendo stato già acquisito per lui e per il quinto Commissario, Paolo Ciocca, il parere positivo delle predette Commissioni, Nava sarà chiamato a dare, nella condivisione collegiale, dei precisi segnali concreti, operativi di innovazione. (riproduzione riservata)
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