di Luciano Mondellini
Il settore automobilistico mondiale tradizionalmente inaugurava il suo nuovo anno con il Salone dell’auto di Detroit (che ha aperto i battenti sabato 13), ma da un po’ di tempo a questa parte l’inizio della nuova stagione fa data dal Consumer Electronic Show di Las Vegas (che ha chiuso venerdì 12) che attrae sempre più i ceo dei grandi colossi automobilistici, a riprova di come ormai il mondo a quattro ruote guardi all’auto connessa per il suo futuro anche a breve termine. Nell’edizione che si è appena conclusa Carlos Ghosn, il ceo dell’alleanza Renault -Nissan-Mitsubishi (ormai issatasi nella top 3 dell’auto mondiale con Volkswagen e Toyota), ha stupito la platea annunciando che l’alleanza franco-nipponica tramite il fondo Allied Ventures investirà 1 miliardo di dollari (835 milioni di euro) nei prossimi cinque anni per la creazione di start-up capaci di inventare auto di nuova generazione caratterizzate dall’intelligenza artificiale.

Ovviamente non è soltanto ai piani alti della Régie che si pensa in maniera sempre più continuativa all’auto interconnessa. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, per esempio, in casa Fca c’è una grande attenzione per quanto riguarda i nuovi sistemi di pagamento. In pratica si sta studiando l’idea di dotare il cruscotto di tutte le auto del Lingotto di soluzioni per cui non solo si potrà pagare il rifornimento di carburante, i pedaggi autostradali oppure i parcheggi ma anche tutte quelle transazioni che abitualmente si fanno su internet: dal pagare le spese per i figli sino agli acquisti di beni di consumo. E in questo quadro pare ci siano già abboccamenti in corso con società attive nella progettazione, realizzazione di infrastrutture e servizi tecnologici nelle aree dei pagamenti e della monetica. Il ceo di Fca , Sergio Marchionne, atteso lunedì 15 al Salone di Detroit, difficilmente sfiorerà questi argomenti, anche perché il titolo del Lingotto viene da un inizio 2018 sfolgorante (+28% dalla seduta del 2 gennaio) sulla scia del nuovo piano industriale che sarà presentato in primavera e dal taglio delle tasse decise dall’amministrazione Trump negli Stati Uniti che hanno consentito un investimento da 1 miliardo di dollari per l’impianto di Warren, in Michigan, per produrre la prossima generazione del pick-up Ram Heavy Duty.
D’altronde la grande sfida che l’innovazione tecnologica ha posto al settore auto è anche quella di uno svantaggio competitivo con altri mezzi di trasporto. «Se un’azienda di Milano manda in treno uno dei suoi manager a Roma per questioni di lavoro, la società sa benissimo che nelle tre ore e mezza di viaggio il manager sarà connesso e potrà lavorare durante il tragitto come fosse in ufficio. Invece se il manager decide di andarci in auto, al momento quelle ore di viaggio rappresenterebbero per quella stessa azienda soltanto un costo», spiega a MF-Milano Finanza il ceo di una società di consulenza strategica. Di qui l’enfasi del settore per l’auto a guida autonoma che permetterebbe al comparto di superare il suddetto svantaggio competitivo conservando quello storico di poter trasferire le persone direttamente da casa a casa senza il bisogno di recarsi in stazione o in aeroporto.
Non sorprende in questo quadro che in settimana General Motors abbia depositato alla Sec (l’autorità garante dei mercati statunitensi) il piano di lanciare nel 2019 una flotta di almeno 2.500 auto autonome che rappresenteranno un primo tentativo del colosso di Detroit di passare dai test su mercati di nicchia a una più generale applicazione commerciale di questa tecnologia. Le vetture, che sono state battezzate Cruise Av, non avranno i tradizionali comandi come il volante e i pedali e questo sta ponendo alcuni problemi in termini di sicurezza. Per esempio una norma del codice della strada statunitense prevede che l’airbag sia situato nel volante e quindi non sarebbe possibile rispettare questa regola dato che non è previsto il volante. Per questo a Detroit stanno pensando a soluzioni che consentano lo stesso livello di sicurezza (tipo inserire l’airbag nella parte interna dell’abitacolo di fronte al sedile del passeggero) ma al momento la National Highway Traffic Safety Administartion (l’autorità che presiede i trasporti negli Usa) non ha ancora dato il suo parere.

Se invece dal futuro di medio termine si passa a quello che è ormai realtà a tutti gli effetti, non si può non notare come la trazione elettrica abbia conquistato tutti i segmenti del mercato. Prova ne sia il fatto che in settimana il sito di Automotive News ha svelato il piano di Porsche di sviluppare una piattaforma per mettere sul mercato una supercar elettrica. A riprova che anche in virtù del successo che sta riscuotendo la Formula E (la Formula 1 spinta da propulsori lettrici) ormai non c’è nicchia di mercato che ormai si può dire immune da questa rivoluzione. Non solo, ma la piattaforma che sta sviluppando Porsche dovrebbe essere utilizzata anche da Audi e Lamborghini (altri due brand luxury dell’immenso impero Volkswagen ). Un investimento che darebbe al colosso di Wolfsburg un ruolo di assoluta preminenza (insieme a Tesla ) nel mercato elettrico super-lusso che nei prossimi anni promette di dare grandissimi risultati anche in termini di bilancio. (riproduzione riservata)
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