di Anna Messia
Gli analisti finanziari non ci hanno creduto più di tanto specie per i vincoli di Antitrust ma in Generali , che ieri ha guadagnato il 4% a Piazza Affari, l’ipotesi di takeover da parte di Intesa Sanpaolo , affiancata da Allianz (circolata nel week-end), l’hanno presa decisamente sul serio. Tanto da aver bloccato sul nascere le possibili mire espansionistiche dell’istituto guidato da Carlo Messina che ieri non ha smentito le indiscrezioni («No comment», ha detto il presidente Gian Maria Gros-Pietro). Ecco perché il Leone, ieri sera, ha reso noto di aver acquistato il 3,01% dei diritti di voto di Intesa Sanpaolo , tramite un prestito titoli su 505 milioni di azioni. Una mossa di arrocco perché secondo il testo unico bancario, in caso di partecipazioni reciproche, chi ha superato per secondo il limite del 3% vede congelati i propri diritti di voto oltre questa soglia, ed entro 12 mesi deve vendere la quota eccedente. Intesa Sanpaolo , a questo punto, ha una sola arma per attaccare il Leone: quella dell’opa o più realisticamente, considerati i 21 miliardi di capitalizzazione di Trieste, dell’ops sul 60% del capitale che farebbe cadere i limiti agli incroci.

Insomma su Generali cresce lo stato d’allerta massima su un possibile riassetto nel capitale, e l’attuale fase di debolezza del quadro politico in Italia non è certo d’aiuto. Da settimane si sono riaccese le voci di un possibile interessamente da parte di Axa che, in verità, sta vivendo anch’essa una profonda fare di riassestamento, dopo l’arrivo del nuovo group ceo Thomas Buberl, seguito dall’uscita di diversi manager legati alla precedente gestione (tra cui l’ex ad di Axa Italia, Frederic de Courtois, passato proprio in Generali e più di recente Veronique Weill, membro dell’executive committee del gruppo che di recente era stata nominata anche presidente di Axa Assicurazioni in Italia). Anche Allianz è stata indicata più volte in manovra su Generali , ma a quanto pare in maniera meno ostile: prima per un ipotizzato interesse per le attività francesi (che avrebbe potuto semplificare un’integrazione del Leone con Axa ) poi, nel week-end, come possibile partner della stessa Intesa Sanpaolo , secondo le ricostruzioni del La Stampa. Quel che è certo è che oggi le Generali sono scalabili visto che il 13% delle azioni è in mano a Mediobanca , e poi ci sono Leonardo Del Vecchio (poco sopra il 3%), Francesco Gaetano Caltagirone (di recente salito al 3,55%) e DeAgostini sotto il 2%. Una preda indubbiamente appetibile per chi volesse approfittare di un titolo che, nonostante la crescita di ieri del 3,94%, viaggia intorno a 14,25 euro, rispetto ai massimi di 19 euro di marzo 2015.

Per questo l’ingresso in campo di Intesa Sanpaolo , pronta a salire al 25%, a ridosso della soglia dell’opa, con un esborso di circa 5 miliardi, secondo alcuni, avrebbe potuto essere una mossa per difendere l’italianità del gruppo assicurativo, o quanto meno per far recapitare oltreconfine il messaggio che in Italia c’è chi è pronto a fare sistema per evitare che altri asset italiani vadano all’estero. Ma in Generali non l’hanno interpretata allo stesso modo, e anzi il possibile ingresso di Intesa Sanpaolo nel capitale è stato visto probabilmente con ostilità dal più diretto concorrente, Unicredit , azionista di peso di Piazzetta Cuccia e soprattutto dalla stessa Mediobanca che apre così un altro duro fronte nello scontro con Intesa che si è acuito negli ultimi mesi a partire dalla battaglia per Rcs . Dal punto di vista della Ca’ de Sass, d’altronde, la conquista delle Generali sarebbe coerente con la volontà di espansione nel risparmio gestito.

Domani intanto è attesa la riunione del consiglio di amministrazione di Generali per nominare il nuovo cfo destinato a prendere le deleghe che erano rimaste in mano al direttore generale, Alberto Minali. Probabile la designazione di Luigi Lubelli, gia group head per la corporate finance. Ma è anche possibile che lo stesso cda sia chiamato anche a prendere atto dell’ormai imminente uscita dal gruppo dello stesso Minali, nell’aria ormai da tempo. Le sue deleghe andrebbero nelle mani del group ceo, Philippe Donnet, mettendo fine alla divisione di funzioni e di responsabilità che era stata decisa a marzo dello scorso anno, con l’obiettivo di dare continuità alla gestione della compagnia in seguito alle dimissioni di Mario Greco, passato al vertice di Zurich. Un convivenza che evidentemente non ha funzionato ed è destinata ora a finire con l’avvio di una nuova governance.

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