Sul piatto poco meno di 500 milioni di euro di prestazioni assistenziali globalmente erogate dagli enti che rientrano nel perimetro dell’Adepp, nel corso del 2014. Con un «trend», però, oscillante a partire dal 2007, quando cioè l’evoluzione della crisi dei mutui «subprime» (i cosiddetti prestiti «ad alto rischio») degli Usa si affacciava, preannunciando conseguenze nefaste, in Europa e nel resto del mondo: quell’anno, infatti, la quota di interventi di welfare messa a disposizione dei professionisti era di oltre 448 milioni, ma nel 2009 sarebbe arrivata a 550, per poi scendere a 496 l’anno dopo e, in seguito, risalire fino a 538, 543 e 521 milioni rispettivamente nel 2011, 2012 e 2013.

A registrare l’andamento degli stanziamenti è stato il V rapporto presentato a Roma dall’Adepp nello scorso mese di dicembre, che ha posto l’accento su alcuni mutamenti, e ne ha interpretato le ragioni: come si può notare dalla tabella nella pagina, infatti, la voce «Prestiti a sostegno della professione» ha ingranato (pesantemente) la retromarcia tra il 2013 (quando ammontava a 118 milioni) ed il 2014 (poco meno di 87), rispetto alle cifre ben più cospicue delle annualità precedenti (ad esempio, nel 2009 si scavalcavano i 207 milioni).

A giudizio del centro studi dell’Associazione, il motivo di questo calo è principalmente spiegato col decremento della voce «Prestiti agevolati e mutui istituti bancari convenzionati», che rappresenta non il costo che le Casse pensionistiche dei professionisti hanno sostenuto per fornire una particolare prestazione alle proprie platee di iscritti, bensì piuttosto costituiscono «gli importi economici che vengono richiesti in prestito/mutuo grazie all’intermediazione» degli enti stessi e, alla fine, concessi; la flessione, perciò, «dipende principalmente dal fatto che, attualmente, i tassi di interesse si attestano su valori molto bassi» e difficilmente le condizioni proposte sul mercato dalle varie banche «risultano essere meno vantaggiose rispetto a quelle offerte dagli enti grazie alle convenzioni». E, perciò, i professionisti, se intenzionati ad accendere un mutuo, appaiono propensi a selezionare le proposte migliori fuori dalla «cornice» della propria Cassa previdenziale.

Quanto, poi, alla voce riguardante le «Prestazioni a sostegno degli iscritti» è possibile constatare come il suo valore sia prosperato in relazione ai «periodi di congiuntura economica negativa, o in caso di catastrofi naturali». Quando la terra tremò all’Aquila e in Abruzzo, nella primavera del 2009, le conseguenze si riverberarono pure sui bilanci delle Casse: nel 2009 e nel 2010 vennero finanziati interventi rispettivamente pari a 13,5 e 10 milioni, usati per coprire molteplici «Prestazioni straordinarie in caso di catastrofi, calamità naturali, o eventi gravi». Gli eventi climatici o naturali avversi, pertanto, sono la componente che finisce per avere una sua influenza nei consuntivi degli Enti previdenziali privati.

Quel che è certo è che il numero degli esponenti delle varie categorie di associati è in ascesa, e sempre più giovani arricchiscono gli elenchi degli enti.

Il presidente uscente dell’Adepp, Andrea Camporese, alla illustrazione del dossier, alla fine dello scorso anno, aveva sottolineato come il computo totale degli iscritti fosse di circa 1,5 milioni nel 2014, con un progresso pari al 3,52% al confronto con il 2013, che diventava il 20% esaminando la «performance» dell’ultimo decennio (2005-2014). In altri termini, le Casse hanno registrato 50 mila adesioni in più nel giro di un solo anno. Numeri innegabilmente ingenti, cui dovrà corrispondere una offerta qualificata ed utile di welfare. Specialmente in considerazione dell’allungamento della speranza di vita.

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