di Anna Messia

Il sistema assicurativo italiano è in salute e presenta un indice di solvibilità medio pari a oltre il doppio del minimo richiesto, come spiega il presidente dell’Ivass Salvatore Rossi in un’intervista esclusiva a MF-Milano Finanza che sarà in edicola da sabato 23. Ma di questi tempi, con le nuove regole europee appena partite e con le borse che hanno aperto l’anno in un clima di alta tensione, la prudenza non è mai troppa.

Tanto da convincere il regolatore a chiedere alle compagnie assicurative italiane, in occasione dell’imminente approvazione dei bilanci 2015, di non eccedere in cedole e bonus ai manager. L’invito è di «adottare politiche remunerative di massima prudenza nella distribuzione dei dividendi e nella corresponsione della componente variabile della remunerazione degli esponenti aziendali», come è scritto in una lettera indirizzata ieri a tutte le imprese che operano in Italia e firmata dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che presiede il direttorio integrato dell’Ivass. C’è più di un motivo per suggerire prudenza agli operatori. Il primo è legato all’introduzione di Solvency II, il nuovo regime europeo sui requisiti patrimoniali partito a gennaio. Già l’anno scorso durante le fasi preparatorie delle nuove regole l’istituto di controllo del settore assicurativo presieduto da Rossi aveva raccomandato prudenza al sistema nella distribuzione delle cedole e dei premi. E ieri è tornato con forza sull’argomento. A spingere l’Ivass a intervenire è stato «principalmente il complesso passaggio che stiamo vivendo da un regime prudenziale, basato sul costo storico e su requisiti standard, validi per tutti gli operatori, a un regime prospettico, fondato su criteri di valutazione degli attivi secondo prezzi di mercato e su requisiti patrimoniali correlati al profilo di rischio delle singole imprese», spiega Rossi a MF-Milano Finanza, aggiungendo che «anche in un contesto di ripresa dell’economia, peraltro segnata da forte volatilità dei mercati dei capitali, quel passaggio deve indurre a mantenere alta la guardia della prudenza». In altri termini, l’entrata in vigore del nuovo regime di vigilanza Solvency II, fondato su una valutazione a prezzi di mercato, implicherà «una maggiore sensibilità dei dati su cui si misura la solidità patrimoniale di imprese e gruppi alle mutevoli condizioni di rischio e di mercato», hanno chiarito da Ivass. Ancora più che in passato la più stretta correlazione con i valori di mercato renderà insomma necessario tenere fieno in cascina, che potrebbe rivelarsi utile in fasi avverse, sia per le singole imprese sia complessivamente per i gruppi. Secondo le indicazione dell’Ivass contenute nella lettera al mercato, le politiche su dividendi e remunerazione dovranno mirare in particolare «alla conservazione o al raggiungimento di un livello di solvibilità attuale e prospettica coerente con il complesso dei rischi assunti dall’impresa, fermo restando il rispetto dei requisiti patrimoniali obbligatori che, sulla base delle valutazioni condotte sotto l’egida dell’Eiopa, il settore assicurativo del nostro Paese ha mostrato di garantire», si legge. Il riferimento è allo stress test europeo di fine 2014, da cui era emerso che le imprese italiane in vista di Solvency II erano ben posizionate e messe anche meglio della media Ue. Insomma, il sistema è sano ma di questi tempi è meglio non abbassare la guardia. (riproduzione riservata)