Il crollo delle attività finanziarie in Cina potrebbe destabilizzare l’economia e il settore finanziario del Paese nonostante siano state messe in atto delle misure per stabilizzare la fiducia degli investitori. 

E’ quanto emerge da un report diffuso dagli analisti dell’agenzia di rating americana Standards & Poor’s. 

E’ probabile che si registri “un aumento delle insolvenze delle imprese, dal momento che il Governo centrale di Pechino sta gradualmente riducendo il suo implicito sostegno alle aziende in difficolta’. Misure più incisive, volte a sostenere il comparto corporate, saranno probabilmente varate a scapito della redditivita’ del settore bancario”, ha precisato Qiang Liao, analista di S&P, aggiungendo che si aspetta “un deterioramento dei profili di credito attraverso il settore finanziario, in particolare per le aziende piu’ piccole”. 

Le riforme del Governo di Pechino “sul fronte dell’offerta”, quindi, potrebbero influenzare la qualità degli asset e la redditività della sovracapacità delle industrie e del settore finanziario, frenando così anche la fiducia degli operatori negli asset cinesi. Questa mancanza di affidabilità, riscontrata sia sul mercato obbligazionario che su quello immobiliare, potrebbe particolarmente esacerbare i rischi per il comparto, ha spiegato l’esperto. 

Il Governo della Cina, inoltre, è pronto ad accelerare sulle riforme procedendo per tentativi ed errori. “Se qualcosa non dovesse funzionare, l’Esecutivo di Pechino potrebbe semplicemente invertire le riforme ancora una volta. Ciò espone il comparto a costi significativi connessi a una riforma delle misure e suggerisce elevati rischi in termini di politica economica per le istituzioni finanziarie. Ne vediamo l’impatto nell’alta volatilità sull’azionario cinese e sul valutario sin dalla metà del 2015”, ha concluso Liao.