Secondo gli analisti di Bernstein, nel 2016 il pricing del settore riassicurativo è talmente sceso che non riuscirà più a sostenere il costo del capitale. Allo stesso tempo prevedono anche un’ulteriore indebolimento in futuro, in quanto “i profitti per ora non sono ancora abbastanza disastrosi.”

Ai rinnovi dei trattati di riassicurazione di gennaio 2016 il pricing è crollato più velocemente del previsto in alcune linee di business, in particolare in quelle specialty risks e casualty, mentre nel segmento property catastrophe degli Stati Uniti il declino è stato più attenuato e i tassi hanno resistito meglio del previsto.

L’effetto complessivo sul settore riassicurativo, tuttavia, delle deboli condizioni di mercato degli ultimi anni, è un crollo molto rapido dei ritorni sul capitale del mercato. Gli analisti di Bernstein, guidati Thomas Seidl e Josh Stirling, credono che ora il livello dei ritorni sia talmente sceso da mettere a rischio la capacità delle compagnie di riassicurazione di ottenere abbastanza profitti di underwriting da coprire il costo del capitale.

Gli analisti pongono la questione che è già sulla bocca di molti dirigenti di compagnie riassicurative: “Quale sarà il livello minimo di questo debole mercato?”

Negli ultimi anni i profitti sono stati “illusi” dai bassi livelli di danni causati da catastrofi e altri eventi straordinari. Ciò significa che per poter valutare in modo preciso, il settore deve guardare gli utili normalizzati e i ritorni sul capitale, che, come rileva Bernstein, è il modo in cui anche le compagnie di riassicurazione stesse stabiliscono i prezzi e i budget.

Gli analisti di Bernstein stimano che i ritorni medi sul capitale normalizzati siano crollati ulteriormente in questi primi giorni del 2016, passando dal 6%-7% riportato dallo studio sigma di Swiss Re nel 2015 a solo il 5%.

Con un ritorno aggiustato sul capitale del 5%, gli analisti spiegano che “il settore non riuscirà più a sostenere il costo del capitale.”

Se le compagnie riassicurative non riescono più a coprire il proprio costo del capitale, basterebbe che i danni ritornino a livelli più normali, le riserve subiscano un deterioramento avverso, o che altri fattori danneggino i risultati, per far precipitare molto rapidamente la situazione.

Gli analisti chiedono: “C’è sufficiente margine per poter rafforzare il mercato?”

Bernstein non ne è convinto. Mentre le compagnie riassicurative sostengono che con un livello di ritorni del 6%-7% ci siano ancora margini nelle linee di business che vanno a coprire, Bernstein non è certo che al 5% ci sia ancora margine disponibile.

“Crediamo che le compagnie riassicurative siano disposte a subire ancora una o due fasi di indebolimento,” continuano gli analisti, aggiungendo che il settore riassicurativo si indebolirà ulteriormente.

“Questo ulteriore indebolimento avverrà principalmente nelle linee ‘non catastrophe’ e quindi per le imprese che si occupano delle linee ‘catastrophe’ si prospetta un futuro positivo.”

Non è una bella notizia per il mercato perché, se fosse vera, ulteriori fasi di indebolimento comporterebbero ancora tensioni sui prezzi ai rinnovi dei trattati di riassicurazione di giugno e luglio 2016, ma anche la probabilità di un’ulteriore, anche se forse minore, crollo dei prezzi a gennaio 2017.

Se le compagnie di riassicurazione operano a livelli in cui non coprono i costi del capitale e il capitale stesso, qualsiasi ulteriore riduzione del ritorno sul capitale al di sotto del 5% potrebbe causare un crollo del rendimento.

“I profitti non sono ancora così disastrosi come ci aspettavamo,” hanno dichiarato gli analisti.

Come spiegano gli analisti di Bernstein, a seguito dei rinnovi del 1 gennaio, i minori ritorni sul capitale e un pricing più debole avranno il seguente impatto sulle compagnie riassicurative:

“Considerata la combinazione di cambi di tasso non proporzionali e un aumento delle provvigioni, ci aspettiamo che l’impatto totale del pricing riassicurativo più debole rimani invariato al 2%-3%. Quindi, i loss ratio dovrebbero aumentare di 2-3 punti nel 2016/17.”

Secondo gli analisti, nel mercato riassicurativo un segmento più positivo è quello property catastrophe statunitense, in quanto ai rinnovi di gennaio, i declini dei prezzi sono stati molto al di sotto rispetto alle altre regioni e linee di business.

“La moderazione ci rende cautamente ottimistici nell’affermare che questo segmento stia affrontando una situazione di equilibrio. Il flusso di nuovo capitale per ora si è già fermato (e costituisce il 50% di questo segmento con margini di profitto elevati),” continuano gli analisti.

È un fatto positivo, forse di più per le compagnie che ricorrono a capitale alternativo e alle insurance-linked securities (ILS), che stanno sempre più aumentando la quota di mercato di questo segmento chiave.

Ma per le compagnie riassicurative tradizionali, i cui margini di profitto per questa linea di business potrebbero avvicinarsi ai livelli di costo del capitale, e con ritorni provenienti da diverse regioni e rischi ben al di sotto del costo del capitale, la situazione non è molto positiva a meno che non siano così diversificate e ben consolidate da raggiungere le linee primarie e innovarsi sulle nuove tipologie di rischio.

Ovviamente, queste dichiarazioni degli analisti, che credono che il settore riassicurativo non riesca più a sostenere il proprio costo del capitale, pone certe domande e problematiche, come ad esempio: “Per quanto tempo durerà questa situazione, nell’ipotesi che non si verifichino gravi danni causati da catastrofi?”; “Qual è il vero livello di rischio per le linee di business che le compagnie riassicurative si stanno assumendo vendendo assicurazione con livelli di ritorni così bassi, espandendo anche i termini contrattuali ed esponendosi maggiormente?”; “Quanto efficiente deve diventare il modello del settore riassicurativo per sostenere una situazione (che si prospetta permanente) di ritorni sul capitale più bassi?”.

Fonte: Artemis