di Anna Messia

Su quegli asset ci avevano messo gli occhi colossi come Axa, Allianz, Aig e Groupama. Ad aggiudicarsi le attività assicurative messe in vendita da Ppf, il gruppo guidato da Petr Kellner, presente in particolare nella Repubblica Ceca. Sono state però, come noto, le Generali, che nel 2008 hanno dato vita a Generali Ppf holding (Ghp), partecipata al 51% dal Leone e al 49% da Ppf, e riunificato tutte le attività dei due gruppi nell’Europa dell’Est, con compagnie presenti in 12 Paese. 
Venerdì 16 gennaio Generali è diventato azionista del 100% di Gph, come previsto dagli accordi con Kellner, rilevando l’ultimo 24% dopo che a marzo 2013 aveva già preso un altro 25%, salendo al 75%. L’ultimo assegno staccato a Kellner per la tranche conclusiva è stato di 1.245,5 milioni, una decina di milioni in più (per tenere conto dei dividendi) rispetto a quanto previsto dall’accordo siglato con l’imprenditore ceco (1,23 miliardi). Complessivamente, però, per la scommessa dell’Est, le Generali hanno pagato 3,6 miliardi di euro, 2,5 miliardi per acquistare il 49% di Gph e 1,1 miliardi che, nel 2008, pagarono come differenza all’imprenditore ceco nella valutazione degli asset apportati alla joint venture. Una scommessa miliardaria che il group ceo, Mario Greco e il cfo, Alberto Minali, che ha seguito operativamente la partita dell’Est Europa, hanno già in parte vinto. Prima di tutto perché Greco è riuscito a scongiurare l’aumento di capitale che il mercato dava per scontato nel 2009, dopo la rinegoziazione degli accordi di call e put con Kellner. Generali è riuscita invece a prendere l’intero controllo di Gph, ora ridenominata Generali Cee Holding, senza fare ricorso a capitali esterni come avevano ipotizzato gli analisti prima dell’arrivo di Greco, grazie al turnaround impresso al Leone con il rafforzamento del capitale e le dismissioni di asset non più core concluse già nel 2013: Migdal (700 milioni), il 12% di Banca Generali (200 milioni), Generali Usa Re (700 milioni), e le minorities in Messico (600 milioni), cui si è aggiunta poi Bsi nel 2014 (1,5 miliardi) che si chiuderà nel primo trimestre. Oltre alla scommessa finanziariaGenerali sembra però ben posizionata per vincere anche la scommessa sul business: «Siamo la compagnia assicurativa più profittevole dell’area e con un combined ratio dell’89% battiamo concorrenti come Axa, Allianz o Uniqa», aveva sottolineato il ceo di Generali Pph Holding, Luciano Cirinà, a Londra durante l’investor day dello scorso novembre, definendo quei mercati la gallina dalle uova d’oro di Generali.

Perché se è vero che quei mercati pesano in termini di premi per il 6,6% dell’intero gruppo, con oltre 3 miliardi l’influenza cresce se si guarda all’utile operativo, con un peso del 10,2%, con un risultato di 414 milioni nel 2013. Trend confermato anche l’anno scorso visto che nei primi nove mesi del 2014 il risultato operativo del ramo Vita diGenerali Cee Holding è stato di 143 milioni, in aumento dell’11% rispetto ai nove mesi del 2013, e quello Danni è stato di 183 milioni, con un incremento del 13,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. L’Europa dell’Est sta poi iniziando a dare soddisfazioni anche in termini di dividendi:

nel 2014 Gph ha riconosciuto a Generali un flusso di cassa di 100 milioni, a valere sul bilancio 2013 che ha chiuso con un surplus di 200 milioni. Le previsioni, per quest’anno, sono di una crescita del surplus a 300-400 milioni e Generali  potrà averne una fetta più grande visto che ora è azionista unico di Generali Cee holding. (riproduzione riservata)