Eugenio Occorso

Roma C’ è un indicatore sofisticato per lo stato di salute di un’economia. Registra l’ennesima debacle dell’Italia ma riserva spazi di recupero: l’andamento delle insolvenze, ovvero dei fallimenti aziendali o perlomeno dell’entrata nelle procedure concorsuali. Ancora nel 2014 questi sono aumentati del 10% nel nostro Paese con 15.500 casi, il risultato peggiore d’Europa. Peggio anche della Grecia dove sono aumentati solo del 3% e enormemente più preoccupante che in Francia (+1%) o in Germania dove sono diminuiti del 6%. E nettamente peggio della media mondiale che registra nel 2104 una diminuzione del 12% delle insolvenze. Tutto questo l’ha rilevato nel suo outlook di inizio anno la Euler Hermes, primo gruppo mondiale dell’assicurazione crediti e uno dei leader nel mercato delle cauzioni e del recupero dei crediti commerciali. Azienda del gruppo Allianz, quotata all’Euronext di Parigi, presente in 50 Paesi, 2,5 miliardi di fatturato consolidato e 800 miliardi di transazioni commerciali assicurate, la Euler Hermes ha sviluppato una rete internazionale di monitoraggio che permette di analizzare la stabilità finanziaria di 40 milioni di aziende, di cui 400mila in Italia, Paese in cui ha 5000 clienti. «Nel 2014 l’Italia ha pagato la “coda” della gravissima crisi che le è costata le perdita del 10% di Pil in sei anni e del 25% di produzione industriale», commenta Michele Pignotti, capo della regione Paesi mediterranei-Medio Oriente-Africa del gruppo. «Quello dell’anno appena concluso è il settimo risultato annuale negativo di seguito sul fronte delle insolvenze. Però nel 2015, stando alle nostre valutazioni, comincerà la riscossa. E questo non si vede solo dal Pil che tornerà positivo, ma anche appunto dalla insolvenze, che cominceranno a diminuire sia pure solo del 2%». Insomma, leggendo l’andamento dell’economia attraverso questo particolare termometro, saremmo ad un punto di svolta. La febbre è stata lunghissima e alta, ma ora è finalmente (quasi) del tutto passata. Un lento recupero che sarà dovuto soprattutto, secondo la Euler Hermes, oltre che ad una minima riscossa dei consumi interni durante il 2015, alla residua forza dell’export italiano alimentata ora dalla sospirata svalutazione dell’euro. «L’Italia è riuscita quasi miracolosamente a salvare alcuni elementi di eccellenza che ora torneranno a farsi valere con prepotenza », spiega Pignotti. «Innanzitutto c’è la diversificazione delle attività produttive. E poi ci sono importanti settori dove il made in Italy tornerà, nell’anno che è appena iniziato, a mietere successi soprattutto sui mercati emergenti». L’export addizionale nel 2015, calcola la Euler Hermes, sarà di ben 15 miliardi di euro. Comparti tradizionali come l’agroalimentare, specialmente il vino (+11%), o il moda-tessileabbigliamento (+6%) traineranno la riscossa, ma spunti di rilievo si registreranno anche nella chimica (+6%), particolarmente la produzione di componenti plastiche per auto, nelle macchine agricole (+7,5%) che “sfonderanno” sui mercati dell’Est Europa e della Turchia, dei mobili (+3,5%) specialmente nei Paesi del Golfo, dei macchinari per le aziende tessili, storico lato meno conosciuto del made in Italia che guadagnerà il 12%. Sotto un profilo l’Italia non è andata peggio dell’Europa in tutti questi anni: i pagamenti in ritardo. «Intendiamoci», puntualizza Pignotti. «C’è un problema di lunghezza dei termini: l’Italia sotto questo profilo si comporta peggio del resto d’Europa, con una media 2014 di 100 giorni contro 60, con punta inaspettate nell’Ict con 130 giorni e pochi casi virtuosi come il settore automobilistico con 48 giorni. Eppure anche qui si vede la luce in fondo al tunnel: quasi paradossalmente i ritardi non comportano un crollo nei pagamenti, che anzi stanno migliorando. Registriamo un 53 e un 26% di diminuzione rispettivamente dei debiti scaduti e dei mancati pagamenti per il 2014 (il tutto è cosa diversa evidentemente dalle insolvenze che comportano il fallimento del debitore, ndr). Se pensiamo che questa performanceè stata conseguita in un ambiente molto difficile fatto di debolissima domanda interna, difficoltà di accesso al credito, fiducia scarsissima diffusa nel mondo del business, c’è da aspettarsi un ulteriore miglioramento nel 2015 quando su tutti questi fattori si comincerà a schiarire l’orizzonte ». I soldi, insomma, magari in ritardo ma arrivano. C’è da augurarsi che con il miglioramento delle condizioni di base si comincino anche ad accelerare i pagamenti e a riportarci, anche sotto quest’aspetto, più vicini a medie europee. Dai grafici si evince la situazione di pesante ritardo dell’Italia sul fronte delle insolvenze e dei mancati pagamenti aziendali. Solo durante quest’anno il nostro Paese tornerà ad avvicinarsi all’Europa Michele Pignotti, capo di Euler Hermes per i Paesi mediterranei, il Medio Oriente e l’Africa