Tassi sotto zero e Bot in rosso fanno tornare in auge i conti di deposito. Che nonostante il calo dello spread offrono oltre il 2% lordo a 12 mesi. Intanto le Poste rilanciano i libretti

di Roberta Castellarin e Paola Valentini  

Per la prima volta nei giorni scorsi il tasso Euribor a 1 mese è sceso sotto lo zero, al -0,004% per la precisione. Questo significa che le banche per prestarsi denaro non guadagnano, anzi devono sostenere un costo. Ma anche i risparmiatori soffrono. I titoli di Stato tedeschi hanno tassi nulli fino alla durata di cinque anni. 
E il maxi Qe annunciato giovedì 22 gennaio dalla Bce ha portato al minimo storico il rendimento del Btp decennale (1,55%). Mentre il Bot a un anno ha già tassi negativi considerando i costi: nell’ultima asta del 12 gennaio sono stati assegnati con un rendimento netto dello 0,21% che scende al -0,079% considerando le commissioni massime applicabili. Tanto che il ministero del Tesoro con decreto del 15 gennaio ha deciso di dimezzare le commissioni massime che le banche addebitano per la sottoscrizione in asta dei Bot azzerandole in caso di rendimento nullo o negativo. Un intervento che punta a rendere relativamente più appetibile l’acquisto di questi titoli.

E anche tenere i soldi liquidi sul conto ha un costo. Una ricerca della britannica Financial Conduct Authority (Fca) ha calcolato che i risparmiatori che restano fedeli al proprio conto corrente senza cercare le offerte più allettanti del mercati rinunciano a 1,6 miliardi di sterline di interessi l’anno. Un’evidenza che può essere un monito anche per i correntisti italiani. In particolare la ricerca ha rivelato che 160 miliardi di sterline sono depositati su conti correnti dove il denaro viene remunerato con un tasso pari o inferiore allo 0,5%, che è il tasso fissato dalla Banca Centrale inglese. Il correntista medio ha un deposito di 5.900 sterline, che vuol dire 29,5 sterline di interessi al tasso dello 0,5%. Se, al contrario, avesse scelto un conto ad alto rendimento avrebbe potuto triplicare questo ammontare. Lo studio ha calcolato quindi che per 160 miliardi di denaro depositato gli interessi sono 800 milioni, mentre sarebbero stati il triplo se il denaro fosse stato allocato sui conti più generosi disponibili, il che vuol dire un mancato guadagno appunto di 1,6 miliardi di sterline. Quanto rilevato in Gran Bretagna non si discosta molto da quanto accade in Italia, dove i conti ad alto rendimento hanno un buon successo, ma non hanno scalfito lo zoccolo duro di correntisti che restano fedeli alla propria banca nonostante tassi a zero, che non coprono più i costi di tenuta conto. Mentre le migliori offerte dei conti vincolati sulla scadenza di un anno oggi arrivano a rendere fino al 2,3%, pari all’1,7% al netto dell’imposta del 26%. Tassi ancora appetibili nonostante i Bot scontino una più bassa aliquota fiscale (12,5%). Non a caso si registra un aumento di interesse per questo tipo di strumenti di liquidità. Che oggi attirano i risparmiatori in cerca di un porto sicuro dove mettere i propri risparmi che malgrado la crisi continuano a crescere. «Crescono le fasce di clienti che dichiarano di avere saldi attivi sul conto corrente piuttosto elevati e aumenta il saldo medio dichiarato, che presenta valori molto elevati», afferma Manfredi Uriciuoli, responsabile comunicazione di ConfrontaConti.it (gruppoMutuiOnline). Un aumento della liquidità parcheggiata nei conti correnti di cui beneficiano anche i conti di deposito. Dall’Osservatorio di ConfrontaConti.it relativo al periodo luglio-dicembre 2014 emerge che l’importo depositato sui conti di deposito per il 37% degli investitori analizzati è compreso tra 20 mila e 50 mila euro, in crescita rispetto al 31% registrato nel primo semestre 2014. Inoltre il 70% degli italiani ha preferito un deposito vincolato rispetto a quello non vincolato e il 58% delle richieste dei conti di deposito ha interessato un investimento di durata tra sei mesi e un anno. «Continua ad aumentare l’importo medio che gli utenti dichiarano di depositare coerentemente con quanto osservato sul fronte dei conti correnti. E pur continuando a ridursi il tasso offerto dai conti con vincolo a un anno, si mantiene stabile il gap rispetto a titoli di stato ed inflazione», sottolinea Urciuoli.

Sottratta l’imposta sui rendimenti del 26% e l’imposta di bollo (0,2%), i conti vincolati più generosi, in base ai dati di ConfrontaConti.it, oggi arrivano a offrire un tasso netto dell’1,7% a 12 mesi (come emerge dalla tabella in pagina). Come è il caso del conto con interessi anticipati di Banca Privata Leasing che ha un tasso lordo del 2,3%. Mentre sui 18 mesi si tocca un lordo del 2,5%. In realtà anche alcuni conti vincolati permettono di prelevare il capitale prima della scadenza ma a patto di vedersi ridurre il rendimento o di rinunciarne del tutto. Non sono invece svincolabili il Conto Facto di Banca Farmafactoring e Rendimax Interessi Posticipati di Banca Ifis, che a 12 mesi offrono rispettivamente il 2 e l’1,35% lordi (1,48 e 1% netto). Ma questi due depositi danno un’opportunità in più: la banca si fa carico dell’imposta di bollo dello 0,2% che grava sul depositante. E che è di fatto una mini-patrimoniale su tutti gli strumenti finanziari a esclusione di fondi pensione, fondi sanitari, polizze Vita di ramo I e buoni postali fino a 5 mila euro. C’è poi anche chi dà gli interessi in anticipo, come CheBanca, il cui conto di deposito a 12 mesi rende l’1,2% lordo.

Ma come fanno alcune banche a offrire rendimenti così elevati? Gli istituti specializzati nel factoring (come Banca Sistema, Banca Ifis e Banca Farmafactoring costituita da aziende farmaceutiche per la gestione dei crediti verso il Ssn), nel leasing (come Banca Private Leasing, partecipata da Privata Holding e Bper) o nella cessione del quinto (come Ibl) riescono a dare tassi più alti perché i loro impieghi, a fronte di maggiori rischi, sono remunerati a tassi più alti. C’è poi il caso in cui i tassi più elevati servono alle nuove banche per farsi conoscere, come il caso di Widiba del gruppo Mps. Diverso è il caso di Banca Marche, che essendo in amministrazione controllata offre tassi più elevati perché il rischio va pagato. Infine gli importi depositati sono garantiti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi fino a 100 mila euro per banca e per depositante. Mentre ha la garanzia dello Stato italiano il Libretto Smart di Poste italiane che ha un tasso annuo lordo dell’1,5%. Anche ai libretti di risparmio postale si applica la ritenuta del 26%, ma non il bollo dello 0,2%. Come i conti correnti sono infatti assoggettati al bollo fisso di 34,2 euro se il cliente è persona fisica e la giacenza media annua sia superiore a 5 mila euro. I libretti non prevedono spese e commissioni. (riproduzione riservata)