di Cristina Bartelli  

 

Un bottino da 15-20 mld di euro. A tanto ambiscono al ministero dell’economia dalla voluntary disclosure appena formalizzata nel consiglio dei ministri di venerdì per la parte che riguarda il recupero a tassazione del tesoro dei capitali italiani all’estero. Un tesoro che Stefano Grassi, cfo di banca Generali, calcola in circa 200 miliardi di euro, di cui l’80% ben protetto nei forzieri svizzeri. «Se di questa cifra» calcola Grassi per ItaliaOggi Sette «ne rientrasse anche solo un terzo, sarebbero circa 60-70 miliardi e con un peso impositivo del 15-25% per lo stato si tratterebbe di un recupero pari a circa 20 miliardi di euro». Niente a che fare però con le precedenti edizioni dello scudo fiscale. «Si tratta di uno strumento molto diverso. Il vecchio studio», spiega il cfo di banca Generali, che alla nuova collaborazione volontaria ha dedicato due giorni di convegno oggi a Roma e il 29 gennaio a Milano, «aveva l’anonimato. Queste nuove norme invece non sono un condono, le imposte si dovranno pagare tutte ma si rendono lievi le sanzioni. Rispetto al precedente strumento quello che porta a riflettere sull’adesione o meno» osserva Grassi, «è il mutamento del clima internazionale sui capitali irregolarmente detenuti all’estero. E che la conferma che l’aria sia cambiata arriva proprio dalla vicina Svizzera, dove molti istituti di credito stanno richiamando i propri clienti consegnandogli, dopo avergli chiuso il conto corrente, un assegno circolare con il controvalore del conto, perché con le nuove norme elvetiche sul riciclaggio le banche rischiano di essere ritenuti corresponsabili del reato di riciclaggio».

Ma che ruolo avranno i nostri istituti di credito nell’operazione? «Rispetto ai precedenti scudi» spiega Grassi, «le banche non interverranno nei calcoli perché è un’operazione onerosa, anche se siamo pronti a fornire ai nostri clienti accordi e convenzioni con studi fiscali esterni. Ma c’è il forte interesse di tutto il sistema bancario» sottolinea il cfo di banca Generali, «perché ciò che rientrerà lo farà dentro il sistema bancario inoltre» conclude Grassi, «con il rimpatrio giuridico anche le banche come le fiduciarie possono avere un ruolo di gestione post rimpatrio». L’attenzione di avvocati e dottori commercialisti sulla partita è altissima, ancora più alta dei potenziali clienti finali. Tanto che al convegno organizzato per oggi da Banca Generali non sono rimasti neanche i posti in piedi.

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