di Roberta Castellarin e Paola Valentini     

Samantha McLemore, alla guida del fondo Legg Mason Capital Management Opportunity, ha saputo cogliere le opportunità offerte dal rally delle borse e negli ultimi 12 mesi ha realizzato un total return del 57% con una strategia flessibile.

Mentre ci sono tre gestori dietro al risultato a due cifre del fondo Soprarno Azioni Globale che, grazie alle mosse di Pietro Cirenei, Marco Seveso e Tommaso Cucchetti si è apprezzato del 38%. Il 2013 è stato un anno d’oro per i gestori azionari e in particolare per quelli specializzati su Wall Street e sulle borse europee. Ma anche il recupero di Piazza Affari ha offerto ottimi elementi per mettere a segno performance da record. Tanto che il fondo azionario Italia Fondersel Pmi ha messo a segno un rialzo del 47,7%.

Ma a fronte di queste performance, non sono ancora numerosi gli investitori che hanno approfittato del rally perché il portafoglio degli italiani resta molto esposto agli obbligazionari. Come dimostrano anche i dati Assogestioni. Nonostante il boom della raccolta fondi nel 2013 (48,7 miliardi), i fondi azionari rappresentano soltanto il 21% del totale degli asset gestiti dai fondi in Italia. E nel 2013 questa categoria rappresenta ancora il fanalino di coda della raccolta netta, con 4,6 miliardi in 12 mesi. Proprio per superare questa resistenza degli italiani a diversificare in prodotti azionari puri, le società di gestione hanno provato la strada dei fondi flessibili. Questi prodotti delegano al gestore la scelta dell’asset allocation tra i vari attivi, consentono quindi una maggiore diversificazione verso le borse, ma lasciando al money manager la responsabilità su quanto allocare in equity. I prodotti flessibili nel 2013 hanno registrato una raccolta netta di 28 miliardi e sono arrivati a rappresentare il 17% del totale del patrimonio gestito. Certo la parte del leone continuano a farla i prodotti obbligazionari, che rappresentano il 48,5% del totale attivi e che nel 2013 hanno potuto contare su una raccolta positiva per 12,8 miliardi di euro.

 

Eppure proprio per i prodotti obbligazionari sarà difficile dare alte performance in uno scenario di tassi attesi in rialzo, man mano che la Federal Reserve continuerà a ridurre gli acquisti di titoli sul mercato. Per lo stesso motivo oggi i concorrenti più agguerriti dei fondi, ovvero le obbligazioni bancarie, hanno perso appeal perché, con la discesa dello spread, le banche ne stanno abbassando i rendimenti. Stesso discorso vale per i conti di deposito vincolati che in passato, grazie a tassi del 4%, hanno raccolto a piene mani. Non a caso, in un report dedicato alle banche italiane Morgan Stanley prevede che nelle nuove emissioni di bond bancari ci sarà una riduzione del rendimento offerto. «Prevediamo una riduzione nell’ordine dell’1-1,5% rispetto ai bond collocati nel 2011-2012 a un rendimento del 2,5-3% quando lo spread era molto più alto. Ora che i tassi sui titoli di stato a due anni sono all’1%, questi strumenti non sono più attraenti per le famiglie e quindi le banche possono abbassare i tassi dei bond che offrono al retail», aggiunge Morgan Stanley. Allo stesso modo anche i tassi dei conti di deposito vincolati si stanno abbassando. «Questo è particolarmente vero per i conti vincolati, che le banche hanno lanciato a inizio 2012 nel picco della crisi con tassi del 3-4% e che ora stanno arrivando a scadenza. Pensiamo che le banche possano abbassare i tassi fino al 2%», sottolinea ancora Morgan Stanley.

 

In una fase in cui le banche hanno meno pressioni sul reperimento di risorse perché prestano meno, anche quest’anno punteranno a intercettare i flussi in uscita da bond bancari e dai conti di deposito arrivati a scadenza per compensare i minori margini nell’attività tradizionale di prestito. «Alcune banche hanno detto che non sostituiranno i bond in scadenza collocati tra il retail, perchè il processo di disintermediazione in atto ha liberato risorse disponibili, sottolineando che potrebbero consigliare i clienti a reinvestire la propria liquidità in prodotti di asset management, con l’obiettivo di dare slancio alle commissioni», sottolinea Morgan Stanley. Compito reso più facile dagli alti rendimenti offerti lo scorso anno dai fondi grazie al rally delle borse. Che rendono oggi questi prodotti molto più competitivi. Per chi è pronto a passare alle azioni, o almeno a prodotti più flessibili, quali sono i campioni di performance a portata di investitore italiano? La società di analisi inglese Citywire ha realizzato per MF-Milano Finanza una selezione di money manager in otto categorie in base al total return 2013. Le classifiche di Citywire identificano i gestori con il miglior track record in un settore mostrando i fondi che questi gestiscono. I ranking sono basati sul total return di ciascun manager calcolato attraverso la performance mensile cumulata dei fondi gestiti. Nel caso un manager gestisca due o più fondi nello stesso settore, viene considerata la media dei total return dei fondi gestiti. I co-gestori sono considerati equamente responsabili della performance del fondo e il total return è attribuito a ciascuno singolarmente. Citywire analizza le performance di quasi 10 mila money manager responsabili della gestione di quasi 16 mila fondi in oltre 160 categorie a livello mondiale. In Italia sono 2.400 i money manager sotto esame. (riproduzione riservata)