di Andrea De Biase

Vincent Bolloré, il finanziare bretone azionista di Mediobanca, è stato sanzionato dalla Consob per aver artificialmente sostenuto il corso del titolo Premafin nell’ambito del tentativo (poi fallito) di Groupama di affiancare la famiglia Ligresti nel capitale della holding cui faceva capo il controllo di Fondiaria-Sai.

La commissione guidata da Giuseppe Vegas ha multato con un milione di euro ciascuno Bolloré e le due finanziarie con cui nell’estate del 2010 l’uomo d’affari salì al 5% di Premafin. La sanzione ha fatto scattare «la perdita temporanea dei requisiti di onorabilità» con l’interdizione per 18 mesi dai cda di società quotate italiane (in cui peraltro Bolloré, dopo l’uscita dai board di Generali e Mediobanca, non siede più). Il finanziere francese ha fatto sapere che «presenterà appello al Tribunale di Milano per dimostrare che ha rispettato» la legge ricordando di aver reso noto il superamento delle soglie del 2 e 5% e di aver «annunciato che l’investimento in Premafin sarebbe stato limitato e di lungo termine», come poi effettivamente è stato. La difesa non ha però convinto la Consob secondo la quale gli acquisti sono serviti a fissare «il prezzo delle azioni Premafin a un livello artificiale» fornendo così «indicazioni false e fuorvianti» al mercato. Per comprendere le accuse, occorre ricordare i solidi rapporti di Bolloré con l’ex numero uno di Groupama, Jean Azema. Così, mentre nel 2010 emergevano le difficoltà finanziarie dei Ligresti, Bolloré sondò la famiglia e i suoi creditori per verificare la possibilità di un ingresso di Groupama in Premafin. Per la Consob Bolloré ebbe «un ruolo centrale, propositivo e propulsivo» nel raggiungimento dell’intesa firmata il 29 ottobre del 2010. Già il 30 giugno, emerge dagli accertamenti, Bolloré incontrò Alessandro Profumo, allora ad di Unicredit, presentandogli un documento «i cui principali elementi di dettaglio corrispondevano in larga misura all’accordo di massima» firmato quattro mesi più tardi. E gli incontri con i Ligresti e Azema si intensificarono nei mesi successivi, fino a quello decisivo nella sede di Mediobanca, il 28 ottobre 2010. La Consob ritiene che gli acquisti su Premafin servissero a gonfiare il titolo verso gli 1,1 euro a cui Groupama avrebbe dovuto acquistare le azioni. Così tra il 22 settembre e il 22 ottobre 2010, Bolloré si avventò su Premafin facendo balzare il titolo del 26%, da 0,8 a 1 euro. Un valore «artificiale» per la Consob, in quanto largamente a premio rispetto al valore dell’unico asset di Premafin, rappresentato dalla quota in FonSai. La Consob ha già sanzionato con 11 milioni di euro Salvatore Ligresti, Giancarlo de Filippo e Niccolò Lucchini, accusati di aver manipolato il titolo Premafin per evitare di dover integrare i pegni alle banche creditrici. Gli atti della Consob sono finiti sul tavolo della Procura di Milano, che però ha indagato per aggiotaggio solo Ligresti e i suoi due complici, senza procedere nei confronti di Bolloré. (riproduzione riservata)