di Anna Messia

Le Poste Italiane sono pronte ad aprire il capitale ai privati entro i prossimi cinque o sei mesi. Non è ancora dato sapere con precisione l’entità della quota che verrà messa sul mercato (probabilmente il 40%) e neppure le modalità di vendita, ovvero se ci sarà un’offerta pubblica o una trattativa diretta, ma è «immaginabile che per definire i dettagli e concludere l’operazione ci vorranno tra cinque e sei mesi», ha detto ieri il viceministro allo Sviluppo Economico Antonio Catricalà, chiamato in audizione alla commissione Trasporti della Camera.

Proprio ieri c’è stata una nuova riunione dei tecnici del ministero dell’Economia che, secondo quanto previsto dalla legge, dovranno preparare la bozza del decreto della presidenza del Consiglio dei ministri (dpcm) per la privatizzazione del gruppo guidato da Massimo Sarmi. Il documento messo a punto dal ministero dell’Economia dovrà poi ottenere il concerto del ministero dello Sviluppo Economico e dovrà successivamente passare al vaglio del Consiglio dei ministri e trasmesso in Parlamento per il parere delle commissioni competenti. «Il tempo necessario per questa operazione è di circa due mesi», ha detto Catricalà, «intanto il ministero dell’Economia potrà attivare gli studi necessari e preparare la cosiddetta equity story, ovvero predisporre gli atti per la presentazione al mercato». Una volta approvato in via definitiva il dpcm, bisognerà presentare l’operazione a Consob e Borsa Italiana e per questo, secondo il viceministro, servono cinque o sei mesi complessivamente.

Dalle Poste, come noto, il governo conta di ricavare 4,5-4,8 miliardi, considerando che l’intero gruppo dovrebbe valere più di 10 miliardi e l’operazione prevede anche l’ingresso dei dipendenti nel capitale. Ma bisogna ancora scegliere tra ipo e private placement «o decidere di fare prima l’una e poi l’altra», ha aggiunto Catricalà, ricordando che negli anni 90 per Eni ed Enel fu il dpcm a definire varie possibilità di vendita, dall’offerta pubblica alla trattativa privata. «La scelta deve essere fatta dal Tesoro», ha aggiunto Catricalà, ma prima di tutto bisognerà mettere a punto il nuovo contratto di programma delle Poste per il servizio universale (finora onorato solo in parte dallo Stato) e firmare la nuova convenzione con Cdp per la distribuzione negli uffici postali, dei libretti e dei buoni postali della Cassa, i cui contenuti «vanno trasferiti in un contratto pluriennale», ha concluso Catricalà. (riproduzione riservata)