Il prossimo cda di Mediobanca, pianificato per il 19 febbraio, fornirà a Banca d’Italia sia le risposte legate all’attività ispettiva che si è conclusa ieri con la relazione presentata in consiglio dai funzionari di palazzo Koch sia quelle relative al documento di consultazione sugli assetti di governance.

Il 31 dicembre, Banca d’Italia aveva pubblicato un documento che contiene alcune modifiche alle «Disposizioni di vigilanza in materia di organizzazione e governo societario delle banche», emanato originariamente da palazzo Koch nel marzo del 2008. In particolare, l’Authority avrebbe chiesto a Mediobanca più equilibrio tra i ruoli apicali. Nel documento predisposto da palazzo Koch, per esempio, si legge che «il presidente non può essere membro del comitato esecutivo» e tutt’al più può partecipare alle riunioni dell’organismo, «se utile per assicurare un efficace raccordo informativo tra le funzioni di supervisione strategica e quella di gestione», senza tuttavia avere «potere di voto».

Attualmente, è proprio Renato Pagliaro a presiedere il comitato esecutivo di Mediobanca, ruolo che pertanto dovrà lasciare, in prospettiva.

Tornando al cda di ieri, al termine dell’incontro una fonte vicina al consiglio ha riferito che la riunione del patto di sindacato di Piazzetta Cuccia, prevista anch’essa per il 19 febbraio, «non affronterà in alcun modo il tema della governance», poiché «i lavori sono ancora molto indietro». Pertanto, il focus del meeting sarà l’analisi dei risultati del semestre.

La stessa fonte ha inoltre riferito che nel corso del cda, Vincent Bolloré (rappresentato nel board di Mediobanca dal consigliere Vanessa Laberenne, ndr) non ha svelato il nome del socio internazionale che sarebbe disposto a prendere il posto di Groupama nel capitale (e nel patto) della merchant milanese. In merito alla relazione ispettiva presentata nel corso del cda da alcuni funzionari di Banca d’Italia, secondo i quali si è conclusa «senza alcun rilievo particolare», la fonte si è limitata a osservare che le linee guida suggerite da Bankitalia «chiedono cda più snelli e con personalità internazionali qualificate».

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