di Andrea Di Biase

Il consiglio di amministrazione di Mediobanca inaugura oggi il cantiere per la revisione della corporate governance dell’istituto. La riunione del cda presieduto da Renato Pagliaro avvierà dunque la riflessione sul governo societario, necessaria anche alla luce del documento inviato a dicembre da Banca d’Italia ai soggetti vigilati, che prevede una consultazione che si concluderà il 23 gennaio.

Le nuove regole promettono di tradursi in un massiccio sfoltimento dei cda delle banche italiane. Per Piazzetta Cuccia, se le indicazioni di Via Nazionale saranno confermate, si imporrà pertanto una riduzione del board dai 22 consiglieri attuali a un massimo di 13 componenti. L’intero percorso di revisione della governance di Mediobancarichiederà però vari mesi, per concludersi probabilmente a settembre-ottobre. Per la banca d’affari guidata dall’amministratore delegato, Alberto Nagel, proprio con l’assemblea di bilancio di ottobre scadrà infatti l’intero consiglio di amministrazione, che dovrà essere rinnovato proprio in quell’occasione. I fermi richiami della Banca d’Italia sulla governance delle banche includono la richiesta di organismi snelli, non pletorici quanto a funzioni, e con un’adeguata e davvero incisiva presenza dei consiglieri indipendenti. Parallelamente alle modifiche chieste da Via Nazionale, anche il patto dell’istituto dovrà ripensare le proprie regole, non solo sulla propria composizione interna, ma anche sui criteri di nomina dei propri rappresentanti in consiglio di amministrazione. Il prossimo appuntamento dei soci sindacati sarà con il cda sulla semestrale, in calendario per il 19 febbraio. L’attesa è che vengano rivisti in particolare i criteri del patto che prevedono oggi quanti consiglieri siano indicati dai tre diversi gruppi di azionisti (banche, industriali ed esteri).

Da più tempo, poi, ci si attende uno svecchiamento e snellimento delle regole del patto. I tre diversi gruppi di soci potrebbero così sparire. E dopo che si è ridotta negli anni la quota sindacata, oggi al 30,05%, arrivando all’ultima scadenza di un soffio sopra il limite che avrebbe fatto scattare uno scioglimento automatico dell’accordo, è probabile che il patto avvii una riflessione anche sui meccanismi di rinnovo. Non è invece previsto che il cda di oggi si concluda con deliberazioni fondamentali sulla futura governance di Mediobanca. È invece più probabile una riflessione a tutto tondo sul documento inviato dalla Banca d’Italia. La riunione dovrebbe servire anche a fare il punto sui risultati di un’ispezione periodica condotta dell’istituto centrale, anch’essa incentrata, secondo quanto si è appreso, sul governo societario della banca. Movimenti sono invece attesi nell’azionariato della banca. Con l’avvicinarsi della riunione del patto di sindacato in agenda a febbraio, Vincent Bolloré, secondo socio con il 6% alle spalle di Unicredit, potrebbe chiarire l’ipotesi di salire all’8% e di coinvolgere con il 3% un nuovo socio internazionale, per far risalire così la quota dei soci esteri in Mediobanca all’11%. All’ultimo rinnovo del patto era infatti uscita dal sindacato anche la compagnia francese Groupama, che era entrata nella compagine sociale di Piazzetta Cuccia nel 2003, dopo lo scontro tra le banche italiane e la cordata guidata da Bolloré. Quest’ultimo avrebbe già individuato un nuovo socio che lo affianchi nel patto. (riproduzione riservata)