di Anna Messia

Non ha dubbi Giordano Lombardo, presidente di Assogestioni e di Pioneer Investments Sgr (gruppo Unicredit): «Il 2013 è stato un anno straordinario per l’industria del risparmio gestito.

Per trovare un risultato simile ai 65 miliardi di raccolta netta registrati lo scorso anno bisogna tornare indietro al 1998-1999» e per di più ci sono stati «forti segnali di stabilità».

Domanda. Dottor Lombardo, a che cosa si riferisce?

Risposta. I fondi comuni hanno registrato raccolta netta positiva per dodici mesi consecutivi e sono andati bene tutti i prodotti. I flessibili, ma anche gli azionari e gli obbligazionari. E c’è stata omogeneità tra operatori italiani ed esteri. Ma le sfide non sono certo finite per l’industria che deve lavorare per far crescere la componente azionaria, aumentando il peso degli investimenti di lungo periodo.

 

D. Un tema aperto da tempo, quello del risparmio di lungo termine, con Assogestioni che chiede agevolazioni fiscali per i piani a lunga durata. Ma finora nulla si è mosso.

R. È una questione che era stata già aperta dal mio predecessore e anche io sono impegnato in questa direzione. Ma intanto l’industria si è già messa al lavoro per fare aumentare il peso dell’equity nello stock complessivo del risparmio gestito. Le obbligazioni fanno ancora la parte del leone nei portafogli: valgono il 55% dello stock e la percentuale sale al 65% se si considera anche la quota presente nei fondi flessibili.

 

D. Come state lavorando alla ricomposizione?

R. L’industria sta lanciando prodotti innovativi, come i fondi azionari che vengono gestiti con l’obiettivo specifico di distribuire regolarmente un provento. E poi ci sono i prodotti multiasset, di nuova generazione, che investono non solo in azioni e bond, ma anche in altre asset class, come per esempio le valute. Questo consente di aumentare il rendimento all’interno dei portafogli gestendo il rischio in modo attivo. È proprio questa la sfida più importante per i gestori negli anni a venire.

 

D. Non è sempre la stessa sfida? Aumentare i rendimenti e ridurre il rischio?

R. Ora però è più difficile. Il vento positivo che negli ultimi 30 anni ha soffiato sulle obbligazioni non c’è più, con i tassi ai minimi storici. Una sfida mondiale, che ovviamente passa per l’Italia e che sarà vinta da chi riuscirà a creare strumenti in grado di gestire meglio il rischio, aumentando i rendimenti.

 

D. Qual è invece la possibilità che sull’industria tornino i deflussi? A dicembre la raccolta netta, dopo un anno e mezzo, è stata negativa…

R. A perdere sono state le gestioni istituzionali, probabilmente per assestamenti di portafoglio di fine anno, mentre i fondi sono stati ancora positivi. Non vedo pericoli di scossoni. Oggi il gestito in Italia rappresenta circa l’8% del risparmio delle famiglie, in linea con il resto d’Europa.

 

D. Quali saranno invece gli effetti della stretta fiscale di fine 2013 sulle sgr per cancellare la seconda rata dell’Imu?

R. Il governo non dovrebbe avere una visione miope. Fare impresa nell’industria del gestito non deve essere penalizzante in Italia rispetto all’Europa perché in questo settore è molto facile delocalizzare le attività. (riproduzione riservata)