di Andrea Di Biase

Il nome di Giuseppe Gennari, il finanziere che nel 1990, tramite la sua Finanziaria Centro Nord, fu uno degli artefici della controversa quotazione in borsa della Parmalat di Calisto Tanzi, rispunta nelle carte dell’inchiesta condotta dal pm di Milano, Luigi Orsi, sul dissesto del gruppo di Salvatore Ligresti.

Dagli accertamenti condotti dalla Consob circa la presunta manipolazione del titolo Premafin, finiti agli atti dell’inchiesta milanese, risulterebbe infatti che Gennari avrebbe agito come consulente dell’ingegnere di Paternò e dei suoi figli per la predisposizione della ragnatela di società lussemburghesi (Starlife, Hike, Canoe e Limbo) che fino all’estate del 2012 controllava Premafin e, indirettamente, il gruppoFondiaria-Sai. «Nel 1997 l’ingegner Ligresti», racconta Gennari ai funzionari della Consob, «mi chiese di elaborare uno schema societario che gli consentisse di uscire dal controllo sostanziale dell’intero gruppo economico e di trasferirlo all’estero. Realizzai tale progetto tramite la costituzione, curata dalla Banca del Gottardo, di quattro società in Lussemburgo intestate ai tre figli e all’ingegnere stesso». Un’iniziativa che, secondo il finanziere di Nuoro (le cui affermazioni sono ancora da riscontrare), sarebbe stata coerente con il disegno, attribuito allo stesso Ligresti, di acquisire la cittadinanza dominicana e trasferire il controllo dell’allora Sai negli Usa. Non è chiaro se tale progetto fosse alternativo alla drastica cura, poi predisposta per il gruppo dalla Mediobanca di Enrico Cuccia e Vincenzo Marnaghi, che proprio nel 1997 costrinse Premafin a liberarsi del patrimonio immobiliare per abbattere il debito con il sistema bancario e a concentrarsi esclusivamente sulla compagnia assicurativa. Di certo c’è invece che Gennari sostiene che Ligresti e i suoi figli non gli avrebbero rimborsato il capitale versato al momento della costituzione delle quattro holding. Una circostanza in base alla quale il finanziere, proprio nei mesi caldi dell’operazioneFonSai, avrebbe rivendicato, tramite la società con sede nelle Isole Vergini Britanniche, Panatlantic Investments, il controllo delle quattro holding a monte di Premafin e dunque il controllo stesso del gruppo assicurativo. Una pretesa ritenuta totalmente infondata dai Ligresti che, attraverso i propri legali, avevano intimato a Gennari di astenersi dal rivendicare tali diritti sulle quattro holding. I funzionari della Consob, «trattandosi di un contenzioso tra privati», invitarono Gennari «a far valere i propri diritti» rinviando indicazioni sulla pubblicità da dare al possesso di quote rilevanti in società quotate solo «una volta definita la questione». La fusione di Premafin in UnipolSai ha reso tuttavia di fatto inutile il contenzioso sulla proprietà delle holding. (riproduzione riservata)