di Paola Valentini

Sarebbe interessante conoscere l’opinione del quarantenni che fanno parte del governo o che siedono in Parlamento. Per loro la pensione non sarà un problema, ma per la media dei lavoratori italiani il rischio è di andare incontro a una vecchiaia in povertà. Cosa pensa il premier Enrico Letta o il suo vice Angelino Alfano della situazione previdenziale dei loro coetanei? Qual è il pensiero del meno noto, ma quarantenne anche lui, Simone Baldelli, recentemente eletto vicepresidente della Camera? Quali le misure che ha in testa il neosegretario del Pd Matteo Renzi, non ancora quarantenne, visto che di anni ne ha 38? Tutti interrogativi che per ora restano senza risposte precise, che nemmeno il governo nei recenti provvedimenti è stato in grado di dare.

Eppure i lavoratori italiani aspettano di avere maggiori certezze sulla pensione che percepiranno da quasi 20 anni, ovvero dal varo della riforma Dini del 1996 che ha introdotto il calcolo della pensione in base al sistema contributivo. La legge Dini infatti aveva previsto l’invio dell’estratto conto assicurativo annuale per permettere agli iscritti di pianificare la pensione integrativa in base alle necessità individuali. D’altra parte la riforma Dini, mantenendo il sistema retributivo solo per chi allora aveva più di 18 anni di contributi, aveva dato meno garanzie ai giovani, proprio perché, si riteneva, avrebbero avuto più tempo per accumulare risorse tramite i fondi pensione.
Di qui a dare anche una stima dell’assegno mensile il passo sarebbe stato breve. Ma questa comunicazione, che ricalca la busta arancione ideata dalla Svezia dopo la riforma previdenziale varata negli anni 90, non è stata mai inviata dal governo italiano. Un’operazione complicata? Non si direbbe visto che negli ultimi anni sul web sono apparsi numerosi sistemi di calcolo prodotti da società di software che permettono di simulare l’importo atteso della pensione pubblica. Lo stesso presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, negli ultimi anni ha più volte dichiarato che l’ente era pronto a inviare la busta arancione agli iscritti. E lo scorso anno, con l’ex ministro del Welfare Elsa Fornero, l’operazione sembrava sul punto di partire, almeno in via sperimentale. D’altra parte proprio la riforma della Fornero del 2012 ha rivoluzionato il sistema previdenziale pubblico, introducendo il calcolo contributivo per tutti (seppur in forma pro-quota per i lavoratori del retributivo) allungando anche di sei-sette anni l’età di addio al lavoro. La riforma quindi ha aumentato ancora di più l’esigenza di informazione da parte dei lavoratori futuri pensionati. Ma poi non si è fatto più niente. Non solo. Aumentando ancora il già rilevante caos informativo, il ministro del Welfare Enrico Giovannini ha messo la parola fine all’operazione busta arancione, per poi subito dopo chiarire meglio la cosa. «I tecnici di Inps e ministero del Lavoro stanno lavorando ad alcuni «applicativi con maschere» su internet che consentano «alle persone di fare le loro valutazioni», aveva detto in un primo momento il ministro in un’audizione alla commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori. «Busta arancione vuol dire tutto e nulla», aveva aggiunto ancora Giovannini. «Sono sempre stato a favore della trasparenza, ma se busta arancione vuol dire inviare a casa di tutti un foglio con dei numeri, non credo faremmo un buon servizio al sistema», vista anche, «come dice l’Ocse», la «scarsa» capacità degli italiani a districarsi tra i numeri. «L’obiettivo condiviso al 100% è aiutare le persone a fare delle scelte», aveva proseguito il ministro, ricordando la fase di crisi economica e la precarietà lavorativa dei giovani. Per questo a chi ha parlato di resistenze al decollo della busta arancione Giovannini ha replicato: «Niente resistenze ma attenzione perché la cosa sia un passo avanti e non un boomerang». Quanto alla tempistica, «speriamo sarà molto inferiore a un anno». A fine 2013, poi, il ministro Giovannini (in una lettera inviata a lavoce.info) ha chiarito meglio il progetto cui lavora il suo ministero. «Non ho mai inteso dare un giudizio di valore, ma solo sottolineare l’importanza di dare informazioni utili e comprensibili da chiunque su un argomento molto complesso», ha osservato Giovannini, «in effetti, dalla rilevazione della Banca d’Italia sull’educazione finanziaria emerge che circa un terzo degli italiani ha problemi a interpretare correttamente un estratto conto bancario e che circa il 50% delle famiglie italiane non possiede le nozioni di base necessarie a prendere decisioni accurate sulle più comuni transazioni finanziarie. Inoltre, le esperienze disponibili segnalano come l’uso di un simulatore possa contribuire a migliorare l’educazione finanziaria». Di qui la scelta di nominare una commissione di esperti che possa trovare la formula più adatta. «Dobbiamo, quindi, far finta che queste carenze non esistano? Certamente no, ed è per questo che, insieme al ministro Carrozza abbiamo deciso di guardare in faccia la realtà nominando una commissione di esperti che esprimerà in tempi rapidi raccomandazioni per affrontare le carenze», ha sottolineato ancora Giovannini ricordando che «ogni lavoratore iscritto a una gestione Inps può, da vari anni, controllare il proprio estratto conto contributivo in maniera autonoma o attraverso i soggetti abilitati. Nei prossimi mesi la stessa possibilità sarà offerta anche ai lavoratori pubblici che erano precedentemente gestiti dall’Inpdap e ai lavoratori dello spettacolo iscritti dall’Enpals, enti recentemente confluiti nel SuperInps».

 

Proprio l’ammontare dei contributi versati sarà la base del simulatore che il ministero sta mettendo a punto. «Stiamo lavorando per fornire a ogni persona, in primo luogo, il tasso di sostituzione atteso, cioè la percentuale dell’ultima retribuzione che si riceverà in forma di assegno pensionistico mensile, tenuto conto della storia lavorativa di quel particolare lavoratore, alla prima data di pensionamento utile, assumendo una costanza dell’andamento retributivo, in termini reali, e un particolare profilo di crescita del pil. A partire da questa prima informazione, «basata su variabili costruite sulla base delle informazioni detenute dall’Inps, intendiamo fornire ulteriori elementi da cui emerga, ad esempio, il vantaggio pensionistico derivante dalla scelta di lavorare più a lungo, e consentire di effettuare semplici simulazioni valutando percorsi retributivi alternativi», ha aggiunto il ministro. Considerare più scenari è una strada obbligata visto che le variabili di cui si parla (tra cui retribuzione e crescita dell’economia) sono per loro natura incerte. «Al momento siamo nella fase conclusiva dello sviluppo dei software necessari e i diversi passaggi che devono guidare l’utente nelle simulazioni. A gennaio ci confronteremo con un gruppo di esperti per poi passare alle sperimentazioni. Solo dopo la conclusione di queste ultime il sistema verrà reso disponibile a tutti. Nel frattempo verrà progettata una campagna di comunicazione destinata a coinvolgere anche i soggetti che già oggi assistono le persone che non possiedono un computer o le competenze necessarie per usare da soli il simulatore. Infine, stiamo valutando come ridurre al massimo i costi dell’operazione, utilizzando al meglio canali alternativi a quello postale». Accanto alla possibilità di simulare online la pensione futura, l’operazione busta arancione prevede, nelle parole di Giovannini, anche una comunicazione scritta. «La versione 2013 della busta arancione, usata in Svezia da vari anni, si apre con una serie di avvertenze sul fatto che le informazioni in essa contenute non offrono un quadro completo della situazione pensionistica, non includendo per esempio le forme di previdenza complementare, e invita a usare un apposito sito Internet per fare una previsione personalizzata del futuro pensionistico. Un’impostazione simile a quella che stiamo sviluppando in Italia», aggiunge Giovannini.

 

Proprio per dare un’idea di come potrebbe essere costruito questo documento, Progetica, società indipendente di consulenza finanziaria, ha elaborato una struttura logica di busta arancione che, seguendo le indicazioni del ministro Giovannini, possa dare «un’informazione corretta con trasparenza e semplicità». Il grafico accanto la illustra. «Ci abbiamo provato immaginando quattro parti: una prima di introduzione al senso e all’uso di una busta arancione; una seconda dedicata alla domanda su quando si può andare in pensione, una terza dedicata all’ammontare della stessa e una quarta che indica cosa fare dopo che si è letto il documento», spiega Andrea Carbone di Progetica. Il caso simulato è uno dei più complessi, perché riguarda un lavoratore dipendente 30enne che percepisce mille euro netti al mese, che ha di fronte a sé più di 35 anni di carriera, quindi con moltissimi elementi variabili. «Il momento della pensione può infatti oscillare di tre anni, mentre l’ammontare della pensione può variare da 650 a 1.500 euro. Ovviamente, man mano che ci si avvicina all’età della pensione, l’oscillazione si riduce fino ad annullarsi», sottolinea ancora Carbone. (riproduzione riservata)