di Andrea De Biase

Intesa Sanpaolo dice addio all’Ucraina, si appresta a uscire dalla compagnia assicurativa cinese Union Life e prevede di incassare una maxi-plusvalenza da 150 milioni di euro dalla chiusura della vendita della quota in Sia. Con queste tre mosse si apre il 2014 della Ca’ de Sass, guidata dallo scorso settembre da Carlo Messina, il nuovo consigliere delegato del gruppo che in primavera presenterà il nuovo piano industriale della banca (si veda articolo in pagina). Intanto, come detto, Intesa Sanpaolo ha fatto luce sulle prime tre operazioni del 2014. La prima riguarda la vendita del 100% della controllata ucraina Pravex-Bank a CentraGas Holding. Un’operazione chiusa a 74 milioni di euro ma che avrà un impatto negativo sul conto economico consolidato per 100 milioni. Il perfezionamento della cessione è atteso entro tre-sei mesi.

Al tempo stesso Intesa Sanpaolo ha firmato un protocollo vincolante per la vendita del 19,9% della cinese Union Life, controllato da Intesa Vita per 146 milioni. L’impatto in questo caso sarà positivo per 30 milioni. Sempre nel primo semestre il gruppo prevede una plusvalenza netta di 150 milioni dalla cessione, annunciata alla fine dello scorso anno, del 28,9% del capitale di Sia, società specializzata nei sistemi di pagamenti. «La notizia non era già attesa ma penso rientri nel normale processo di razionalizzazione già annunciato dal gruppo», ha commentato un analista di una primaria casa d’affari contattato dall’agenzia MF-DowJones, aggiungendo che «non darei tanto peso a questo flusso di notizie anche perché in questi giorni ci sono catalizzatori più importanti per le banche». Il focus è su altro. Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, ha detto ieri a MF-Milano Finanza che il sistema bancario italiano è solido e che le banche di maggiori dimensioni sono sane e saranno in grado di affrontare i prossimi stress test con sicurezza. Gli analisti di Intermonte non vedono rischi dagli stress test in termini di capitale per Intesa Sanpaolo, Unicredit e Mediobanca. (riproduzione riservata)