Roberta Paolini

È una quota che brucia (soprattutto perché si è perso tantissimo). O un vaso di Pandora che, dopo tanti anni, nessuno vuol riaprire. O forse entrambe le cose. Esiste nel composito scacchiere degli azionisti di Generali una scatola, la Inv A.G. (Investimenti Assicurazioni Generali) che custodisce l’1,35% del capitale del Leone. Uno scrigno costituito nella primavera del 2006 su iniziativa di Mediobanca e che raccoglie una serie di imprenditori, fiduciarie e società estere. Nel novero ci sono: Lavazza (6,1%), Arvedi (6,22%), il Gruppo Ferrero dell’acciaio (6,22%), Valsabbia (7,77%), i Gavio (Aurelia ha il 7,77%), Zanoni (Kabaca, 7,77%), Romano Minozzi (7,77%) e Luigi Valentini (1,86%). Poi le fiduciarie (in tutto il 24,55% del capitale), tra cui quella che fa capo ad Unicredit (Cordusio Società Fiduciaria), la Spafid (con il 6,6%) che è della galassia dell’istituto di via Filodrammatici, la Compagnia Fiduciaria di Genova (5,9%) e Unione Fiduciaria delle banche popolari italiane con il 6,22%. E ancora, le finanziarie straniere come la lussemburghese Gloso (6,22%) e la March Ltd (10%), domiciliata alle isole Bermuda. Una quota di minoranza, pari al 7,7%, è detenuta dalla stessa Mediobanca, che è azionista di riferimento del Leone, e che è pure il principale finanziatore della Inv A.G.. Il finanziamento concesso da Piazzetta Cuccia ammonta a poco più di 278 milioni (311 milioni sono invece stati messi dai diversi azionisti) e secondo i documenti ufficiali, è stato

rinnovato nel 2012 fino al 30 settembre dell’anno scorso. Da quel che risulta ancora dai documenti contabili, alla data di approvazione del bilancio al 30 dicembre 2012, come riporta la relazione firmata dall’amministratore unico, il commercialista milanese Franco Zambon, all’epoca erano in corso conversazioni con Mediobanca¸ per il rinnovo delle linee in scadenza «secondo condizioni e termini da definire». Se il finanziamento sia stato rinnovato e con che modalità non è noto. Piazzetta Cuccia ha risposto che in Inv A.G. hanno soltanto una piccola partecipazione e il parterre azionisti è visibile dalle visure della Camera di Commercio di Milano. La società, che è stata costituita in anni in cui il titolo Generali viaggiava sopra i 30 euro, è stata costretta negli ultimi tre esercizi a provvedere ad una serie di importanti svalutazioni. Così il titolo è passato dai circa 29 euro del prezzo di carico originario ai 20 euro dell’ultimo bilancio 2012. L’assemblea degli azionisti riunitasi nella primavera del 2012, per approvare il bilancio 2011, ha deliberato di abbattere il capitale sociale da 321milioni di euro a 207 milioni per coprire le perdite (dovute essenzialmente alla svalutazione del titolo Generali). Un rosso, tra 2010 e 2011, pari a 115 milioni di euro. La stessa assemblea ha anche disposto di prolungare la vita della società fino al 2017, quando il “liberi tutti” originariamente era datato 2012. L’esercizio scorso (l’ultimo disponibile) non è andato meglio. Il bilancio 2012 ha chiuso nuovamente in rosso, con una perdita superiore ai 63 milioni di euro, il valore delle azioni del Leone è stato nuovamente ridotto. La partecipazione è oggi iscritta tra le immobilizzazioni finanziarie a 419 milioni di euro (anche se il valore di mercato ai corsi attuali è di 366 milioni). Senza considerare che l’apporto degli utili è stato dimezzato. Dietro ai dati ufficiali restano però aperte alcune questioni. I diversi investitori, come dimostra la proroga della società fino al 2017 e l’allungamento del mandato all’amministratore unico, Franco Zambon, e all’intero collegio dei sindaci fino al bilancio 2015, resteranno dentro l’operazione almeno per i prossimi tre anni. La domanda, a cui non è possibile rispondere, è che cosa intendano fare. I soci, infatti, si sono chiusi in un totale riserbo. Un’ipotesi, la più banale per la verità, è che gli azionisti si limitino ad attendere di recuperare il valore originario dell’investimento per poi sciogliere il veicolo. I piani iniziali, in verità, erano di arrivare al 3% del Leone. Il mercato in questi anni ha punito l’andamento delle quotazioni e quindi, giocoforza, l’intento iniziale è stato ripensato. Ora però il titolo del Leone è impostato al rialzo, negli ultimi dodici mesi si è apprezzato del 20% (22% se si considera l’ultimo semestre). Sul mercato c’è liquidità ed anche se è difficile pensare che nel breve il titolo raggiunga i livelli siderali del 2007, nell’azionariato del Leone i movimenti non mancheranno. Mediobanca, però, intende scendere dal 13 al 10% del Leone nell’arco di un triennio. Difficile, dunque, credere che Piazzetta Cuccia voglia sponsorizzare ancora Inv A.G.. Un’avventura iniziata in un’epoca ormai molto lontana, in cui i salotti avevano un altro peso e in cui l’atteggiamento nei confronti del Leone era meno laico di oggi. AL COMANDO Qui sotto, l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel L’istituto ha promosso nel 2006 la nascita di Inv Ag Nel grafico qui sopra, le perdite della Inv Ag negli ultimi due esercizi. In alto a sinistra, gli azionisti della finanziaria