Adriano Bonafede

D etto fatto. Solo un mese e mezzo fa Allianz, il primo gruppo assicurativo europeo, aveva annunciato di essere pronto a nuove acquisizioni in Italia. Ora si capisce a cosa mirasse. Si tratta di un portafoglio da 1,3 miliardi di premi, soprattutto danni, che Unipol deve vendere per ordine dell’Antitrust dopo l’acquisizione di Fondiaria-Sai per evitare una posizione dominante in ben 93 province italiane. Nei giorni scorsi si è aperta una trattativa fra i due gruppi con un’offerta non vincolante da parte di Allianz per una cifra – si dice – compresa fra i 400 e i 500 milioni. I prossimi passi prevedono una due diligence da parte della filiale italiana del colosso tedesco e un’offerta vincolante se non emergeranno differenze sostanziali fra quanto stimato e quanto effettivamente presente in termini di affidabilità e di redditività del portafoglio. Anche se sussiste sempre un’incognita di fondo, dovuta all’atteggiamento dell’Antitrust. La zampata del panzer Allianz è apparsa come un colpo a sorpresa. Per due buoni motivi. Primo, perché ci si sarebbe atteso un interesse soprattutto da parte di Axa, che in Italia è relativamente poco presente ma che certamente vuole crescere nel nostro paese, avendo negli anni passati acquisito le fabbriche prodotto Vita e Danni di Mps. Secondo, perché era emerso anche l’interesse della belga Ageas, che sulla carta era un buon partito per avere l’affi-damento di 1,3 miliardi di premi

perché non può essere considerato un diretto concorrente di Unipol. Secondo, perché la mossa di Carlo Cimbri andrebbe a rafforzare un diretto, potente e, come vedremo, assai agguerrito concorrente sul mercato danni, dove il gruppo Unipol è dominante dopo l’acquisizione di Fondiaria-Sai. È come se la Juventus vendesse alla Roma il suo miglior giocatore, permettendo a quest’ultima di rafforzarsi nella competizione diretta. Queste circostanze meritano indubbiamente una spiegazione. Ma prima occorre sgombrare il campo da un possibile equivoco: l’Antitrust non potrà bloccare questa operazione perché il passaggio di un grosso portafoglio premi dal primo al terzo gruppo non comporta un aumento della concentrazione del mercato. Aumenterà soltanto l’intensità della competizione del gruppo di testa, ovvero UnipolSai, Generali e Allianz. Saranno altri gli elementi che l’Autorità di garanzia della concorrenza e del mercato prenderà in considerazione, ad esempio la concentrazione su ciascuna delle 93 provincie. Il mancato arrivo di un’offerta da parte di Axa, intanto, non significa che non ci abbia provato. Ma, evidentemente, il rapporto fra prezzo/opportunità era per Axa troppo alto e molto minore di Allianz la sua determinazione a rafforzarsi nel mercato italiano (per la compagnia tedesca è invece il secondo dopo quello nazionale e le dà grandissime soddisfazioni essendo più redditizio del primo) hanno fatto premio sui timidi tentativi del gruppo francese. Quest’ultimo non può vantare una presenza, una conoscenza e un radicamento nel territorio e una redditività simile alla tedesca Allianz, che fece il gran salto negli anni Novanta con l’acquisizione di Ras. In più, Axa è impegnata con le integrazioni fra Axa Assicurazioni e Axa Mps, che non sono ancora completate. Più difficile spiegare perché Unipol, a parte il prezzo, non abbia preferito trattare con Ageas, una compagnia non presente in Italia che avrebbe dato poco fastidio sul piano competitivo all’impresa guidata da Carlo Cimbri. È il classico caso, per rimanere ancora nella metafora calcistica, della Juventus che cede il proprio miglior giocatore all’ultima in classifica per evitare di rafforzare i concorrenti diretti. È dunque chiaro che Unipolsai ha messo al primo posto, almeno questa volta, un’altra considerazione, e cioè la possibilità di portare a casa quanti più soldi possibili. E Allianz era la più disponibile a farlo. La compagnia guidata ora da Klaus-Peter Roehler, che ha ereditato dei bilanci che dir ottimi è poco dal precedente amministratore delegato, George Sartorel, è sicura di poter valorizzare gli asset che comprerà da Unipol (a meno che guardando dentro non vi scopra qualcosa di diverso da ciò che si aspetta). “Allianz – dice Davide Corradi, Partner & Managing Director della società di consulenza Boston Consulting Group – ha già dimostrato sul campo la capacità tecnica di risanare portafogli problematici raggiungendo livelli di redditività altissimi”. Basti pensare che il combined ratio nell’Rc auto, ovvero il rapporto fra sinistri pagati e premi, è quasi a un record mondiale con il 77,7 per cento. In altre parole, sceglie bene i clienti fra quelli meno sinistrosi ed è prudente nel pagare i sinistri. Ma c’è di più. “Una seconda leva che Allianz userà per valorizzare il suo eventuale acquisto – dice Corradi – è la capacità, sviluppata soprattutto dall’ex ad Sartorel, di gestire, oltre ai tradizionali agenti monomandatari che godono di un modello di servizio dedicato, anche la complessa rete di agenti plumandatari. E nel portafoglio di Unipol c’è anche la rete Sasa dove ci sono ben 400 agenti plumandatari”. Ulteriori punti di forza stanno nel modello digitale di servizio ai clienti su cui la società ha fatto negli anni passati forti investimenti e di cui sta ora iniziando a raccogliere i frutti, la forza del brand Allianz, e la capacità di ottimizzare la presenza territoriale combinata di diverse reti di agenzia. “Infine – spiega Corradi – la compagnia tedesca sarà in grado di agganciare quel coacervo di asset alla sua scala operativa producendo nuove economie”. Qui sopra, la sede di Allianz in Germania. Nei grafici, la ricostruzione di come dovrebbe cambiare la classifica delle imprese