Un esercito di circa un milione e 700 mila lavoratori, un po’ più maschi che donne: è la fotografia degli iscritti alla gestione separata dell’Inps, dei cosiddetti parasubordinati, scattata dall’Inps, Istat e ministero del lavoro nel Rapporto sulla coesione sociale 2013, pubblicato il 30 dicembre 2013. I parasubordinati sono classificati in relazione alla la natura del rapporto di lavoro in collaboratori ovvero in professionisti. Per i primi il versamento dei contributi è corrisposto dal committente, per i secondi invece il versamento è a cura del professionista stesso. Nell’anno 2012, spiega il Rapporto, i contribuenti parasubordinati con almeno un versamento nell’anno sono 1.682.867 di cui l’85% (circa 1.423 mila) collaboratori e il restante 15% (quasi 260 mila) professionisti. Si tratta per il 58,6% di maschi (986 mila) e per il 41,4% di femmine (circa 697 mila). Il 65,5% (1,1 milioni) sono iscritti esclusivamente alla gestione per i parasubordinati (esclusivi), mentre il 34,5% (580 mila) sono iscritti anche ad altre gestioni o pensionati (concorrenti). Nel biennio 2011-2012, prosegue il Rapporto, si è registrato un lieve calo sia del numero dei collaboratori sia dei professionisti. I lavoratori parasubordinati si concentrano nelle regioni del Nord (55,0%), seguite da quelle del Centro (25,7%), del Sud (13,0%) e delle Isole (6,3%). Il reddito medio annuo è di 17.680 euro (21.990 euro per i maschi e 15.410 euro per le femmine). L’età media dei lavoratori parasubordinati di 42,9 anni (45,6 anni per i maschi e 39,0 anni per le femmine).

Osservano i redditi medi (in tabella), si nota che il 97% dei parasubordinati con «tipologia non definita» (gruppo B) guadagna molto meno di quanto invece occorre, annualmente, per maturare il diritto alla pensione (726.410 lavoratori). Inoltre, tutti i parasubordinati con «tipologia definita» (gruppo A) con la sola eccezione degli «amministratori di società» (ne sono 511.929) hanno altrettanto problemi di reddito ai fini del diritto a una pensione. Ma, in tal caso, sono numericamente inferiori e rappresentano (per così dire) solo il 23,74% del gruppo B (cioè 159.339 lavoratori), mentre il restante 76,26% del medesimo gruppo B (gli amministratori) superano il reddito minimo che garantisce il diritto a una pensione.

Complessivamente considerati (gruppo A e gruppo B) i lavoratori a rischio pensione sono 885.749 e rappresentano il 62,24% di tutti gli iscritti alla gestione separata.