Sperando che non si riveli lastricato solo di buone intenzioni, il 2014 sul fronte mutui sembra stia davvero partendo col piede giusto: le banche vogliono spingere l’acceleratore sull’erogato, con incrementi a due cifre, anche il 30%. Gli ultimi mesi dell’anno precedente hanno dato peraltro abbrivio alla ripresa: come rivela l’ultimo bollettino Abi a dicembre 2013, i tassi di interesse si sono assestati in Italia su livelli molto bassi.

Il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è sceso al 3,4%, il minimo da luglio 2011 (dal 3,54% di novembre; 5,72% a fine 2007). Segnali positivi anche sul fronte dell’erogato: gli ultimi dati Assofin, ancora negativi, mostrano un’attenuazione della flessione rispetto a un anno fa, ma soprattutto per la prima volta rilevano un aumento del 2,1% dei nuovi contratti per acquisto, a scapito degli altri mutui (liquidità, ristrutturazione). Stabili i tassi, ma anche questo è un buon risultato, considerando che l’Euribor è leggermente aumentato. Tutto bene allora? Non proprio, «perché le banche vogliono davvero concedere più credito, ma ciò accadrà solo al verificarsi di alcune condizioni», spiega Roberto Anedda di Mutuionline: «Maggiore liquidità del sistema e dunque minor costo della raccolta, nonché miglioramento dei bilanci bancari, così da poter ridurre i costi del mutuo ovvero ridurre lo spread al 2%. Non vedo invece più morbidezza nella valutazione del merito di credito degli aspiranti mutuatari: tipo di lavoro, Ltv, zona in cui si trova l’immobile, rapporto rata/reddito. Ma se il costo del mutuo si abbassa, la platea si allarga. Al resto invece dovrà provvedere una politica di governo di lungo termine, con incentivi alle fasce più deboli». (riproduzione riservata)