Rallenta la ripresa italiana. Il 2013 vedrà ancora un pil negativo, meno consumi, più disoccupazione, ma anche l’avvio di trimestri in crescita a partire dal secondo semestre, un miglioramento dei saldi di finanza pubblica, un calo dell’inflazione. Il 2014 vedrà il ritorno al segno più davanti ai consumi e al pil, una stabilizzazione del mercato del lavoro e progressi sul fronte del debito.

Questo il quadro previsionale descritto dalla Banca d’Italia nel bollettino economico.

Pil. In Italia il pil dovrebbe essere sceso del 2,1% nel 2012, «sostanzialmente in linea con quanto previsto a luglio scorso». Per Bankitalia, «sono emersi segnali di stabilizzazione» negli ultimi mesi e l’Italia tornerà a crescere nella seconda metà del 2013, sia pure «su ritmi modesti e con ampi margini di incertezza». Sono state riviste al ribasso le previsioni sul pil 2013, al -1% (da -0,2%). Nel 2014, il pil tornerebbe a espandersi dello 0,7%. «Alla fine dell’orizzonte previsivo, il livello del pil risulterebbe ancora inferiore di quasi sette punti percentuali rispetto al picco del 2007». La Banca d’Italia sottolinea che «è indispensabile consolidare il riequilibrio dei conti pubblici e intensificare lo sforzo di riforma, volto a rilanciare la competitività e a innalzare il potenziale di crescita dell’economia».

Consumi. «La domanda interna non ha raggiunto un punto di svolta» ed è la domanda estera a «fornire un contributo positivo all’attività economica». I comportamenti di consumo, secondo Bankitalia, «rimarrebbero depressi anche nei prossimi mesi». Dopo il -4,1% previsto per l’intero 2012, «si stima un’ulteriore flessione dei consumi nell’anno in corso (-1,9%), seguita da una stabilizzazione in quello successivo (+0,2%)». Per Bankitalia, «a fronte del peggioramento delle prospettive occupazionali e dell’incertezza sui tempi e sull’intensità della ripresa, le famiglie manterrebbero un atteggiamento di cautela nelle decisioni di spesa».

Deficit. «Prosegue il miglioramento dei saldi di finanza pubblica», scrive ancora la Banca d’Italia, spiegando che nel 2012 il deficit/pil si è attestato «attorno al 3%, contro il 3,9% del 2011». Per via Nazionale, «le manovre approvate nel secondo semestre del 2011 consentiranno di migliorare ulteriormente i saldi di finanza pubblica nel biennio 2013-2014», grazie alla crescita dell’avanzo primario.

Debito pubblico. Raggiunti 2.020 miliardi di euro a novembre 2012, «alla fine dell’anno il debito sarebbe sceso sotto 1.990 miliardi, grazie al forte decumulo della liquidità del tesoro e al rilevante avanzo osservati in dicembre». Per Bankitalia, «l’incidenza del debito pubblico sul pil salirebbe ancora nel 2013, in presenza di una dinamica molto contenuta del prodotto nominale e inizierebbe a ridursi nel 2014, beneficiando del miglioramento del saldo primario e della ripresa dell’attività economica».

Inflazione. Il graduale calo dell’inflazione al consumo negli ultimi mesi (al 2,3% in dicembre) «riflette in larga parte l’allentamento delle spinte provenienti dalle quotazioni petrolifere e l’esaurirsi dell’impatto delle manovre sulle imposte indirette varate nell’autunno del 2011». Per Bankitalia, l’inflazione «tornerebbe sotto il 2% nel biennio 2013-14», dal momento che «gli effetti dell’aumento dell’aliquota ordinaria dell’Iva previsto per il prossimo luglio, valutabili in circa lo 0,2% in ciascuno dei due anni, sarebbero compensati dalla dinamica favorevole dei prezzi dei beni energetici e dalla moderazione salariale».

Lavoro. «A fronte di una sostanziale stabilità del numero di occupati, l’espansione dell’offerta di lavoro continua a spingere verso l’alto il tasso di disoccupazione». La Banca d’Italia vede «prospettive sfavorevoli» che «prefigurano un’ulteriore flessione della domanda di lavoro nei prossimi mesi». Per il 2014 Bankitalia prevede «una stabilizzazione del mercato del lavoro, ma non ancora un’inversione di tendenza».

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