di Tiziano Carlo Bellemo

La Financial transaction tax, meglio nota in Italia come Tobin tax, è stata presentata dalla Commissione europea come il contributo chiesto al settore finanziario in cambio dell’aiuto ricevuto da parte degli Stati negli anni recenti. E per questa ragione ha il favore di una grande parte dei cittadini dell’Unione. Ciò nondimeno, il disaccordo su merito e metodo del provvedimento è ampio: solo 11 dei 27 Paesi membri dell’Ue (Italia, Francia, Germania, Austria, Belgio, Estonia, Grecia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna), e senza la Gran Bretagna, adotteranno la Ftt, la cui applicazione è stata autorizzata di recente dal Parlamento europeo a larghissima maggioranza. Ora sarà il Consiglio europeo a dover trovare la maggioranza necessaria a consentire l’avvio dei lavori della Commissione che, in forza dell’enhanced cooperation, porteranno gli 11 Stati ad avere una norma unica e coordinata. L’Italia ha appena introdotto un provvedimento che prevede una tassazione per le azioni emesse da soggetti residenti in Italia, per i derivati e per il cosiddetto high frequency trading. Il modello adottato si rifà in parte a quello francese, dove la tassa è entrata in vigore da alcuni mesi, ed evita aspetti controversi della vecchia proposta dell’Ue (ad esempio, la tassazione di sottoscrizioni e riscatti di quote di fondi). La norma introduce tuttavia qualche distorsione, nell’industria del risparmio gestito. Il prelievo sulle transazioni azionarie abbasserà il rendimento dei fondi che investono nell’equity Italia, incidendo in misura proporzionale al turnover di portafoglio. Le simulazioni di Efama e BlackRock (benché elaborate lo scorso marzo) sono una buona base per stimare l’effetto, ragionevolmente significativo, che la tassa avrà sui rendimenti di lungo termine. I sottoscrittori non potranno che tenerne conto, orientandosi verso altre categorie di fondi che investono in azioni al di fuori dell’ambito di applicazione della Tobin tax nazionale. La raccolta e le masse ne risentiranno. Il provvedimento contiene eccezioni. Ad esempio, stabilisce che ai fondi pensione, grazie alle funzioni sociali a essi affidate, la tassa non sarà applicata. Sono esclusi anche i fondi etici o socialmente responsabili. Sarebbe auspicabile un analogo trattamento a tutti i fondi comuni, riconoscendo che anche questi strumenti avranno un ruolo strategico nel facilitare l’incremento degli investimenti di medio e lungo termine dei risparmiatori italiani. Una più efficiente allocazione del risparmio è fondamentale per consentire alle famiglie di integrare i ridotti contributi pensionistici che si accompagneranno a un aumento delle aspettative di vita e al ridimensionamento della previdenza pubblica.