di Anna Messia

Sopaf, la finanziaria della famiglia Magnoni, non potrà più esercitare i diritti di voto in Aviva Previdenza, la joint venture creata nel 1998 insieme al gruppo assicurativo inglese. Il provvedimento è stato firmato il 31 dicembre, l’ultimo giorno del 2012 ed è stato anche l’ultimo atto della gestione Isvap da parte di Giancarlo Giannini. Dal primo gennaio l’istituto si è infatti trasformato in Ivass ed è presieduta dal direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni. Ma l’intervento di revoca è stato un passaggio obbligato da parte di Giannini, conseguenza diretta del dissesto finanziario che ha colpito Sopaf fino ad arrivare alla liquidazione avviata a metà ottobre. Così la situazione per Aviva Previdenza, una compagnia nata per distribuire polizze tramite la rete di promotori di Banca Network, ceduta nel frattempo da Sopaf a Consultinvest, si è complicata. Nei mesi scorsi la famiglia Magnoni aveva avviato una trattativa per cedere all’assicuratore inglese la sua quota del 45%. Una mossa che avrebbe consentito ad Aviva di arrivare a detenere l’intero capitale della società e soprattutto aSopaf di incassare qualche milione utile a migliorare la sua situazione finanziaria. Ma tutto si è bloccato con l’arrivo dei liquidatori in Sopaf e ora il quadro potrebbe farsi ancora più ingarbugliato considerando che, come gli stessi liquidatori hanno fatto sapere all’Isvap, il Tribunale di Milano, entro gennaio, dovrà decidere se far proseguire la liquidazione volontaria, grazie agli effetti del concordato preventivo, oppure dare avvio alla procedura fallimentare. (riproduzione riservata)