di Anna Messia

Erano due persone molto competenti, che conoscevano nei dettagli il sistema italiano. Così i protagonisti del mondo assicurativo hanno informalmente commentato l’incontro avuto ieri con i due responsabili del Fondo monetario internazionale, Rodolfo Wehrhahn e Christina Urias, che in questi giorni, insieme ad altri colleghi, stanno incontrando le principali istituzioni finanziarie italiane.

Ieri è stata la volta dell’Ania, l’associazione della compagnie guidata da Aldo Minucci, e dell’Aiba, l’associazione dei broker. «Per noi è stato un riconoscimento importante perché siamo stati l’unica associazione di intermediari assicurati che l’Fmi ha voluto incontrare», ha detto il presidente Francesco Paparella. Poi è stata la volta anche degli attuari e dei revisori che mettono a punto i bilanci delle imprese e nei prossimi giorni toccherà alle principali compagnie, presumibilimenteGenerali e Unipol, incontrare la rappresentanza del Fondo.

Per ora i due tecnici hanno posto l’accento sugli alti prezzi che caratterizzano il mercato italiano delle polizze Rc Auto e in tema di frodi hanno citato l’esempio del Brasile, dove recentemente la locale associazione ha creato un network di medici propri per verificare la veridicità delle dichiarazioni dei colleghi oltre a una squadra di investigatori privati per rilevare e smantellare organizzazioni criminali.

Hanno poi chiesto informazioni ai rappresentati dell’industria per capire quali siano gli ostacoli che frenano l’apertura e la concorrenza nel mercato assicurativo della Penisola. Con favore sarebbe stata vista, per esempio, la novità introdotta dal governo di Mario Monti che consente agli intermediari (agenti e broker) di fare accordi tra di loro per ampliare l’offerta a vantaggio del cliente. Ma stupore sarebbe stato espresso anche per il divieto di clausola di esclusiva nei contratti di agenzia. Mentre l’ipotesi che gli agenti creino un proprio organismo, sulla falsariga di quanto avvenuto per i promotori finanziari, sarebbe piaciuta ai due esperti. Anche perché in questo modo l’Ivass, la nuova Isvap, sarebbe alleggerita da un carico di lavoro che le consentirebbe di migliorare l’efficienza.

Cosa pensano invece al Fmi della stabilità delle imprese assicurative italiane? Wehrhahn e Urias avrebbero sostenuto che l’accantonamento delle riserve sinistri delle compagnie del Paese è stato generalmente adeguato e che in Italia non ci sono significative differenze nella volatilità delle riserve rispetto agli altri Paesi europei. Ma sono anche consapevoli che l’arrivo delle regole di Solvency II metterebbe a rischio più di qualche impresa assicurativa nazionale. (riproduzione riservata)