di Livia Pandolfi  

Inps a rischio di default in caso di restituzione dei cosiddetti «contributi silenti». Sono, infatti, «diversi milioni» i soggetti in Italia che non raggiungono il livello minimo di contribuzione per poter ottenere la pensione.

Milioni di persone che perderanno per sempre i contributi versati, a meno di nuovi interventi legislativi al momento non all’orizzonte.

Una situazione, questa, che si è aggravata con la riforma Fornero la quale ha innalzato a 20 anni, per quasi tutte le categorie, la soglia di contribuzione minima per poter fruire della pensione.

Ne ha discusso con ItaliaOggi Sette Mauro Nori, direttore generale dell’Inps che, in un’intervista a tutto campo sul welfare italiano, apre le porte ai patronati per allargare l’esperienza della cosiddetta collaborazione applicativa appena inaugurata con Cna Epasa. Sulla questione, ancora aperta, degli esodati Nori mette invece una pietra tombale alle polemiche in corso: «Non abbiamo alcuna novità in merito».

 

Domanda. Gli esodati sono una spina nel fianco del governo uscente. Con la Legge si stabilità si è trovata una soluzione per 140 mila di essi. Ce ne sarebbero però alcune altre migliaia da sistemare. Le risulta?

Risposta. Abbiamo fornito a suo tempo i nostri dati a chi di dovere. Non abbiamo da aggiungere nulla di più e nulla di meno agli atti ufficiali. Per il resto, da tecnico, non posso commentare gli articoli di giornali.

D. Con la riforma Fornero si è aggravata anche la faccenda dei cosiddetti contributi silenti. Non sarebbe socialmente giusto restituirli?

R. Posso dire che, allo stato, in caso di restituzione di questi contributi l’Inps rischierebbe il default. La questione, infatti, coinvolge milioni di persone.

D. Quanti con esattezza?

R. Diversi milioni, di più non posso dire.

D. Non sarebbe il caso di offrire a chi perde questi contributi altre prestazioni sociali?

R. Questo non spetta a me deciderlo. Ricordo, però, che in qualsiasi sistema pensionistico esiste una soglia minima di contribuzione che dà accesso alla pensione.

D. L’Inps ha incorporato recentemente in bilancio il forte passivo dell’Inpdap. Come sono messi i vostri conti?

R. Lo stato di salute dei nostri conti è noto. Così come il passivo che abbiamo incorporato con la fusione dell’Inpdap che con questo atto ha avuto semplicemente evidenza contabile. Posso dire che questa incorporazione è il risultato del processo di omogeneizzazione che si è voluto introdurre con la riforma. Contributivo per tutti, semplificazione degli enti.

D. È vero che la riforma ha razionalizzato il sistema. Le forze politiche in campo nella prossima sfida elettorale concordano però nell’aggiustarla, magari con una maggiore flessibilità in uscita. Quali sono, secondo lei, i provvedimenti più urgenti da adottare in campo previdenziale e più in generale sul welfare?

R. Il mio compito, da tecnico, è quello di supportare scelte che sono esclusivamente ad appannaggio della politica. Oggi, a mio avviso, servono solo aggiustamenti a ciò che è stato già deciso. Tuttavia non esistono soluzioni perfette, altrimenti saremmo nel mondo di Walt Disney e avremmo a disposizione la bacchetta magica. Nel welfare e nell’economia ogni scelta comporta dei vantaggi ma anche dei costi.

D. Il nostro sistema di welfare non è più sostenibile. In un quadro di risorse scarse e con uno stato che deve tagliare costi e personale come si può rispondere alla domanda di servizi di una popolazione che invecchia a tassi crescenti?

R. La questione è aperta e il dibattito è in corso. Io sono un promulgatore di tutti i rapporti cooperativi con Enti esterni che fanno intermediazione tra p.a. e cittadini garantendo un alto livello dei servizi. Oggi l’Inps è il primo ente al mondo erogatore di welfare. D’altro canto non siamo più negli anni 80 per cui si poteva contare su budget illimitati, ma nel 2012. E oggi il must è razionalizzare i costi. È necessario perciò trasferire pezzi di servizi a istituti esterni come per esempio i patronati che operano da anni con il pubblico, sono controllati e certificati e hanno rilevanza costituzionale.

D. Che esperienze avete fatto, finora, con i patronati?

R. Una delle ultime è quella, positiva, con il patronato Cna Epasa con cui abbiamo appena inaugurato il sistema di «Cooperazione applicativa». In sostanza, per la prima volta in Italia, in tutte in tutte le sedi del patronato Cna Epasa i cittadini possono preparare e inviare la propria pratica di pensione e, grazie a un protocollo informatico e una porta di accesso diretta con l’Inps, ricevere risposta esattamente come se fossero andati a uno sportello dell’istituto. Io penso che questo debba essere in futuro il rapporto con i patronati. Un rapporto di collaborazione, cooperativo e non conflittuale, che dobbiamo perseguire su tutti i settori del welfare per mantenere, e se possibile accrescere, il livello dei servizi offerti agli italiani.

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