di Simona D’Alessio  

La pensione, un traguardo (sempre più) lontano, quasi una chimera. Soprattutto per almeno quattro giovani su dieci che, nella fascia 18-34 anni, «vantano» un percorso contributivo intermittente, a causa dei molti incarichi precari accumulati. Ma è quasi la metà dei lavoratori italiani (il 46%) a coltivare la paura di ritrovarsi in vecchiaia a poter contare su assegni di poco superiori alla metà dello stipendio, e «senza grandi risorse da spendere». E, se il 24% dell’intera platea teme dovrà aspettare di spegnere 70 candeline prima di potersi ritirare, la stragrande maggioranza (l’84%) è sicura che le regole sulla previdenza siano destinate a cambiare ancora. È «paura» la parola chiave dell’indagine che il Censis ha condotto su 2 mila e 400 lavoratori pubblici e privati per la Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, da cui emerge la scarsa propensione, per l’esiguità di risorse e per la limitata fiducia, verso il secondo pilastro: il 41% degli interpellati afferma, infatti, di non poterselo permettere, il 28% non crede alla bontà degli strumenti di previdenza complementare, il 19% si ritiene troppo giovane per pensare alla pensione, mentre il 9% preferisce lasciare il tfr in azienda. Un orizzonte di reale difficoltà finanziaria si staglia dinanzi alle nuove generazioni, poiché i versamenti «a singhiozzo», frutto di un iter occupazionale frammentato e inaffidabile, creano inquietudine: c’è chi è terrorizzato all’idea di perdere il posto e non riuscire a essere in regola con la contribuzione (il 34,3%), o di diventare improvvisamente precario e, quindi, di poter assolvere agli obblighi previdenziali soltanto in modo saltuario (32,7%).

In generale, comunque, la forza lavoro della penisola immagina il futuro assegno ben meno cospicuo confrontato con quello di chi è andato in pensione negli anni scorsi, visto che si aspetta la corresponsione di una somma pari in media al 55% del proprio reddito attuale. I dipendenti pubblici sono chiaramente più ottimisti, e si spingono a presumere una prestazione aderente al 62% del reddito, mentre i lavoratori autonomi prevedono un 51%. Quanto all’età in cui godere del meritato riposo permane una visione cupa, ma gli intervistati dal Censis non rinunciano a esprimere i loro legittimi desideri: il 31,2% sostiene di aspirare ad accedere al pensionamento addirittura prima dei 60 anni (il 25,9% dei maschi e il 37,5% delle donne), il 46% tra 60 e 63 anni e il 10% degli autonomi dice di voler concludere la carriera dopo i 70, affiancato dal 2,5% dei dipendenti privati e dal 2,1% degli impiegati pubblici.