di Anna Messia

L’obiettivo più importante da conquistare è sempre la ripresa delle adesioni alla previdenza complementare. Ma il presidente uscente della Covip, Antonio Finocchiaro, alle ultime settimane di mandato al vertice dell’autorità di vigilanza, in tal senso è ottimista ed è convinto che appena la situazione economica sarà migliorata i lavoratori riprenderanno a sottoscrivere fondi e polizze previdenziali.

In questi anni di mercati motlo volatili, la previdenza integrativa ha del resto dimostrato di essere affidabile e dal 2009, quando Finocchiaro lasciò la Banca d’Italia per insediarsi alla Covip, si è lavorato per migliorare la governance e la gestione di questi prodotti. Ad esempio, con le recenti disposizioni sulla politica d’investimento, è stato chiesto a tutti i fondi pensione di valorizzare la funzione finanza nell’ambito del proprio assetto organizzativo. In questi giorni, inoltre, è stato avviato un nuovo sistema di segnalazione dei dati alla Covip, che consentirà all’autorità di controllare meglio il rischio degli investimenti realizzati dai gestori. Molte cose restano da fare, riconosce Finocchiaro, come la messa a punto del nuovo regolamento sui criteri e i limiti di investimento dei fondi pensione. Un’ipotesi di revisione in senso migliorativo dell’attuale regolamento (DM 703), datato ormai 1996 e frutto della collaborazione tra la Covip e gli uffici del ministero dell’Economia, è da tempo pronta e «mi auguro che il ministero dia quanto prima il via libera.

Perché i nuovi interventi regolamentari si riveleranno utili in particolare appena le iscrizioni riprenderanno a crescere» dice Finocchiaro.

Domanda. Il bilancio delle adesioni resta però deludente, con 5,9 milioni di iscritti su un bacino potenziale di oltre 20 milioni. E oggi più di un milione di posizioni non vengono più alimentate con i contributi. Come reagire?

R. Da quattro anni consecutivi il Paese sta perdendo colpi e le aziende chiudono. Era difficile immaginare una crescita delle adesioni in questo periodo, ma sono convinto che con una buona campagna di comunicazione, appena si riprenderà il mercato del lavoro anche la previdenza complementare ripartirà. È indubbio che sarà una ripresa lenta e che ci sarà anche bisogno di segnali forti per accelerare le adesioni, come per esempio dare agli italiani una stima della loro futura pensione di base.

D. La famosa busta arancione, che però non arriva mai? A quanto sembra sarà spedita per ora solo a chi è ormai prossimo alla pensione. Insomma, a chi ne ha meno bisogno…

R. A nessuno piace dire agli italiani che la loro pensione sarà magra. E, comunque, è da comprendere che sono calcoli difficili, che presuppongono una serie di ipotesi sull’andamento del pil, dei salari, delle carriere in un arco temporale che può superare i 30 anni. Ma bisogna iniziare. Se non si riesce a capire quale sarà l’importo della pensione di base è difficile convincere gli italiani a fare sacrifici per costruirsene una aggiuntiva.

D. Gli ultimi sondaggi che avete commissionato dicono però che gli italiani, specie i giovani, non si fidano dei prodotti previdenziali e se proprio devono risparmiare per la vecchiaia preferiscono investire nel mattone o in altri strumenti. Timori giustificati?

R. Non direi. Di sicuro i prodotti previdenziali non hanno la garanzia dello Stato e presentano dei rischi, come del resto le altre forme di investimento, immobiliare compreso. Ma anche nel periodo di massima crisi finanziaria la perdita teorica dei prodotti di previdenza complementare è stata in media del 6%. E si tratta appunto di perdita teorica, perché se nel momento della perdita non si disinveste la flessione può essere recuperata negli anni. Le performance 2012 sono poi molto positive, con i fondi e le polizze che hanno ampiamente superato il rendimento del Tfr mantenuto in azienda (come evidenzia la tabella in pagina, ndr).

D. Durante il suo mandato la Covip ha anche rischiato di finire sotto le insegne della Banca d’Italia poi, grazie alle scelte del Parlamento, ha mantenuto l’autonomia. Un’occasione persa per razionalizzare le autorità di controllo?

R. Non credo. Sono soddisfatto che il Parlamento abbia scelto di tutelare la Covip che anzi, a mio avviso, dovrebbe ampliare l’attività di vigilanza. Penso ai fondi sanitari, che hanno raggiunto ormai una dimensione importante senza avere un’autorità dedicata, vista la loro valenza sociale. Tenuto conto delle affinità tra fondi pensione e fondi sanitari, si potrebbe immaginare un’autorità unica del welfare, rappresentata dalla Covip stessa.

D. Come va invece il controllo sulle Casse previdenziali?

R. Questo è un nodo cruciale che dovrà affrontare chi prenderà il mio posto (la designata è Fiorella Kostoris, si veda altro articolo in pagina, ndr). La Covip in questi mesi ha avviato il lavoro di razionalizzazione del sistema di controllo sugli investimenti delle Casse, collaborando con i ministeri vigilanti e gli stessi enti previdenziali. È importante che quanto prima venga emesso anche per tali enti il regolamento sui criteri e i limiti di investimento previsto dalla legge, che potrebbe prendere a modello quello in via di definizione per i fondi pensione. (riproduzione riservata)