di Gianluca Zapponini

Il dipartimento della Giustizia Usa ha inflitto una multa da 1,4 miliardi di dollari alla società svizzera Transocean. La compagnia era proprietaria della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, gestita dall’inglese British petroleum (Bp), esplosa nell’aprile 2010 nel Golfo del Messico, uccidendo 11 persone e causando il più vasto incidente ambientale della storia americana, con 4,9 milioni di barili di petrolio finiti in mare. La Transocean ha accettato di riconoscersi colpevole di aver violato il Clean Water Act, documento relativo all’immissione di sostanze nocive nell’acqua. La compagnia petrolifera britannica e Transocean sono state riconosciute colpevoli di «gravi carenze nella gestione del sistema di sicurezza che ha contribuito all’incidente Macondo» (dal nome del giacimento trivellato dalla piattaforma). Entrambe inoltre seguivano pratiche inadeguate alla salvaguardia del personale e dell’ambiente, come stabilito dal rapporto del luglio 2012 del Chemical Safety Board americano. Transocean e Bp sono sempre rimaste in disaccordo su chi fosse responsabile delle operazioni al momento del disastro. Lo scorso novembre il colosso petrolifero guidato da Bob Dudley, che in qualità di gestore della piattaforma aveva la diretta responsabilità al momento dell’incidente, ha accettato di pagare 4,5 miliardi di dollari per chiudere tutte le cause penali ed alcune di quelle civili collegate all’incidente. (riproduzione riservata)