Gli italiani sono gli europei meno consapevoli della necessità di costruirsi una pensione di scorta, utile a integrare il magro assegno pubblico. Risulta da un sondaggio appena realizzato dal gruppo assicurativo Zurich per capire come gli europei stanno affrontando la crisi. Il 34% degli italiani ha dichiarato di «non aver mai pensato» a mettere da parte risparmi personali per la pensione.

Una percentuale molto più alta rispetto agli svizzeri (7%), agli austriaci (7%), ai tedeschi (5%) e anche ai portoghesi (11%). A questi si aggiunge un altro 13% di italiani che addirittura non ritiene importante l’argomento e preferisce spendere il denaro per altre cose. Percentuale che in Germania è appena il 3% e che in Portogallo e Austria è il 7%. «Sono i dati più sorprendenti che emergono dalla ricerca», dice Dario Moltrasio, head of retail distribution di Zurich Global Life. «Soprattutto perché il sondaggio arriva dopo una stagione di riforme del sistema previdenziale che hanno posto in Italia il tema della scopertura previdenziale al centro dell’attenzione dei media e dell’opinione pubblica». Stupisce insomma che non ci sia ancora consapevolezza dell’importanza del risparmio previdenziale. Dalla stessa ricerca emerge poi che non è tanto la crisi economica a frenare le adesioni degli italiani alla previdenza complementare, perché solo il 16% degli intervistati ha dichiarato di ritenere la previdenza integrativa «importante, ma di avere un budget che non consente di mettere da parte risparmi per la pensione», percentuale che in Austria e Germania è addirittura più alta (22%) e che in Portogallo sale al 36%. «D’altro canto se guardiamo i dati Covip emerge che solo 5,7 milioni di italiani sono iscritti alla previdenza integrativa», continua Moltrasio, «rispetto a un bacino potenziale di 20 milioni di lavoratori». Insomma, c’è ancora molta strada da fare «e ci sarebbe bisogno di mettere in campo risorse straordinarie immaginando tre tipologie di interventi: una riduzione della tassazione sui capital gain, la possibilità di versare il tfr e il contributo del datore nei piani individuali e l’invio agli italiani da parte dell’Inps della proprio fotografia previdenziale». (riproduzione riservata)