di Andrea Di Biase

Nel 2012 l’ingente patrimonio gestito dal gruppo Generali (circa 330 miliardi a fine settembre) ha avuto un rendimento medio del 4%. Si tratta, secondo i dati forniti dal vertice della compagnia assicurativa triestina nel corso dell’investor day del 14 gennaio, della peggiore performance degli ultimi sei esercizi.

Per raggiungere l’obiettivo, atteso per il 2015, di un roe operativo del 13%, indicato dal group ceo Mario Greco di fronte agli investitori riuniti a Londra, leGenerali, che intendono procedere alla rifocalizzazione sul core-business assicurativo rafforzandosi nel ramo Danni e a ridurre i costi di 600 milioni, dovranno anche cercare di far fruttare al meglio l’ingente patrimonio in gestione. Spazi per le cosiddette operazioni di sistema o per gli investimenti dettati dalle vecchie logiche di relazione non sembrano dunque essercene più. Nikhil Srinivasan, il manager nato in India ma con cittadinanza di Singapore proveniente dal gruppoAllianz, che nelle prossime settimane sarà nominato dal cda del Leone nel ruolo di chief investment officer, dovrà dunque lavorare duro, considerato uno scenario di mercato non ancora stabilizzato, per far fruttare al meglio le risorse che il gruppo gli metterà a disposizione.

Nonostante Srinivasan, così come il tedesco Casrtern Schildknecht, che avrà invece il ruolo di chief operating officer e sarà responsabile della spending review delle Generali, entrerà in carica solo nelle prossime settimane, indicazioni importanti sul modo in cui il nuovo corso del Leone intende approcciarsi agli investimenti sono arrivate nel corso della presentazione londinese dal chief financial officer Alberto Minali. «Quelli che gestiamo», ha spiegato, «non sono i nostri soldi, ma quelli dei nostri azionisti e dei nostri assicurati. Gli investimenti vanno a copertura delle riserve tecniche, pertanto ci vuole più disciplina nella gestione degli asset». Disciplina, tuttavia, non significa un atteggiamento rinunciatario o semplicemente estremamente prudente. Dal punto di vista della governance, per esempio, la maggiore disciplina rispetto al passato si è tradotta nell’uscita della funzione-investimenti dalle competenze dirette del cfo. Srinivasan, dunque, riporterà direttamente a Greco e le sue proposte di investimento, prima di essere eseguite, saranno vagliate dal Group management committee (Gmc), l’organismo formato dai primi dieci top manager del gruppo, che si riunisce con cadenza settimanale. Al direttore finanziario farà tuttavia capo la nuova funzione di Investments monitoring, che avrà il compito di analizzare tutti gli investimenti del gruppo per controllare se questi siano in linea con le direttive impartite dal Gmc (e più in generale dal cda) e verificare se il rendimento effettivo è davvero quello atteso. La nuova funzione, che monitorerà anche la rispondenza ai requisiti di redditività degli investimenti stabili delle Generali, dovrebbe completare una prima analisi sul portafoglio del gruppo entro l’approvazione del bilancio 2012. Attualmente è infatti in corso una revisione non solo degli investimenti alternativi (hedge fund e private equity) ma anche delle prime 60 partecipazioni azionarie del Leone e del portafoglio immobiliare, per verificare se il loro valore è corretto.

Ciò comporterà svalutazioni sul bilancio 2012 del gruppo? Su questo punto, nel corso dell’incontro con la stampa seguito alla presentazione agli analisti, Greco non si è sbilanciato, sottolineando che il lavoro di analisi degli investimenti è ancora in corso e che negli ultimi tempi il top management del Leone è stato impegnato su altri fronti altrettanto importanti: dall’operazione che ha portato al riacquisto delle minoranze della jv in Europa orientale con l’uomo d’affari ceco Petr Kellner alla preparazione dell’investor day. «Ne riparleremo al momento dell’approvazione del bilancio 2012», ha commentato. (riproduzione riservata)