da Londra Andrea Di Biase

La lunga presentazione con cui Mario Greco ha illustrato la nuova strategia delleGenerali per il periodo 2013-2015 è riassunta efficacemente in una delle 64 slide mostrate ieri dal group ceo del Leone alla comunità finanziaria nel corso dell’investor day tenutosi a Londra. È la slide numero 4 e mostra quale è stato il total return del titolo Generali nel periodo 2002-2013 rispetto ai principali concorrenti (Allianz, Axa e Zurich).

Osservando il grafico (che è ripreso in pagina) si può osservare che dal 2009 in avanti, complice, è vero, la crisi del debito pubblico italiano, la performance del Leone è stata di gran lunga inferiore a quella degli altri grandi gruppi assicurativi europei. Sta forse qui, al di là dei risvolti polemici e dei veleni della scorsa primavera, la ragione più profonda dietro la decisione dei grandi soci del Leone di procedere alla sostituzione di Giovanni Perissinotto con l’ex top manager di Ras, Eurizon e Zurich e di dare a quest’ultimo un compito chiaro: migliorare il ritorno per gli azionisti.

 

Un obiettivo che Greco, a giudicare dalla presentazione di ieri (alla quale hanno partecipato anche il presidente del gruppo De Agostini, Marco Drago, e l’ad Lorenzo Pellicioli) ma anche dalle azioni manageriali intraprese da quando è entrato in carica lo scorso 3 agosto, sembra intenzionato a raggiungere anche a costo di rompere con le logiche del passato, quando l’interesse della compagnia, specie in tema di investimenti e strategie di crescita, è stata subordinata a quella dei suoi grandi azionisti (Mediobanca, ma non solo).

Anche per questo sul mercato c’era una grande attesa per l’investor day di ieri e per conoscere la formula attraverso cui Greco intendeva rilanciare il Leone. Riformata la governance del gruppo, con la costituzione del group management committee e l’introduzione di nuove figure chiave (la nomina di Alberto Minali a cfo e il passaggio di Sergio Balbinot nel ruolo di chief insurance officer), risolta l’incertezza sulla joint venture in Est Europa con Petr Kellner, acquistando fin da subito il 25% di GeneraliPpf Holding, varato il piano di riassetto delle attività italiane (affidate all’ex cfo, Raffaele Agrusti, che ieri però, quasi a testimonianza di una rottura col passato, non ha preso parte alla presentazione), il mercato si aspettava che Greco aggiungesse qualche dettaglio a quanto indicato nelle settimane successive al suo insediamento (la rifocalizzazione del gruppo sul core business assicurativo) ma soprattutto fornisse qualche target in termini di redditività. Attese che, almeno in parte, stando al giudizio di alcuni dei partecipanti, sono andate deluse.

Il focus è invece andato prevalentemente agli aspetti patrimoniali, con l’obiettivo di un solvency ratio del 160% al 2015 e una leva finanziaria adeguata a un rating AA da raggiungere attraverso il «reinvestimento degli utili» e «selettive dismissioni di asset non core», che nelle attese di Greco dovrebbero fruttare al Leone circa 4 miliardi. Scartata, invece, l’opzione dell’aumento di capitale; non perché invisa agli azionisti stabili, a partire proprio da Mediobanca, ma perché, secondo Greco, se fosse stata azionata subito questa leva sarebbe diventato più difficile farvi ricorso nuovamente in futuro in caso di concrete opportunità di crescita per il gruppo.

Avanti allora con le dismissioni, anche se gli analisti ritengono che il target di 4 miliardi, almeno in base alle informazioni a disposizione, sia difficilmente raggiungibile. Dalla cessione di Bsi e delle attività riassicurative negli Usa potrebbero infatti arrivare 2 miliardi. Come fare per recuperare le risorse mancanti all’appello?

Ci sarebbe dunque anche questo elemento di incertezza, oltre che un po’ di delusione per la mancanza di target sui ricavi e utili, dietro lo scivolone in borsa del titolo del Leone, che ieri ha perso il 3,09%, a 14,10 euro. Ma è un aspetto che non ha destato particolari preoccupazioni in Greco. «Noi stiamo lavorando per creare una società più forte fra tre anni, per questo non guardiamo alle reazioni positive o negative di un giorno o dell’altro». Sotto il profilo della redditività gli unici target forniti al mercato riguardano il return on equity a livello operativo, che dovrebbe essere del 13% a regime, equivalente a un risultato operativo superiore a 5 miliardi contro i 4 previsti per il 2012. Previsti inoltre minori costi per circa 600 milioni. Target che dovrebbe essere raggiunto senza ricadute significative per l’occupazione. I risparmi dovrebbero infatti arrivare anche da una politica di acquisti più orientata all’efficienza che ai legami con eventuali parti correlate. Mettendo a gara i servizi di telecomunicazioni, per esempio, fino a oggi gestiti da Telecom Italia (di cui Generali è uno dei soci stabili), il gruppo potrebbe risparmiare decine di milioni di euro. (riproduzione riservata)