di Lucio Sironi

 

Reduce da un rally borsistico che in tre mesi ha consentito al titolo di lievitare del 70%, il gruppo di risparmio gestito Azimut si appresta a giustificare il balzo con numeri 2012 da record.

Anche a dicembre la raccolta netta positiva è stata considerevole, 180 milioni di euro, portando il totale annuo a 1,6 miliardi, al di sopra del range delle stime preliminari interne compreso tra 1 e 1,5 miliardi. Ora il gruppo guidato da Pietro Giuliani intende proseguire con una crescita annuale delle masse gestite di 4 miliardi con l’obiettivo di raggiungere quota 27 miliardi di masse gestite entro il 2014 rispetto al livello attuale che, comprensivo del risparmio amministrato, si attesta a 19,6 miliardi (di cui 17,5 di masse gestite). E se per il 2013 il target di raccolta totale sarà compreso tra 1 e 1,5 miliardi, come nel 2012, altri importanti contributi alla crescita sono attesi dal miglioramento dei mercati e da nuove acquisizioni. In attesa dei conti definitivi del 2012, che saranno comunicati l’8 marzo, il presidente e ad Giuliani si è limitato a riportare il consenso degli analisti: range dell’utile netto tra 137 e 154 milioni, mentre quello dei ricavi è tra 406 e 424 milioni. Quanto alla posizione finanziaria netta, positiva per 202 milioni al 30 settembre, a fine anno potrebbe essere ulteriormente migliorata. Con un monte dividendi che dovrebbe aggirarsi sui 50 milioni, il dividendo potrebbe salire da 0,25 ad almeno 0,35 euro per azione. Giuliani ha confermato che le prospettive di crescita del gruppo sono vincolate all’espansione all’estero, strada già imboccata negli ultimi due anni. Il primo passo è l’aumento dal 5 al 10% della partecipazione nella joint venture turca per la distribuzione di prodotti finanziari (mentre ha già il 75% nel capitale della società di gestione), ma le tappe più attese sono le operazioni in Sudamerica, dove le trattative sono complesse ma proseguono. Altri contatti sono stati avviati in Sudafrica e nell’Est Europa, in particolare in Russia.

A Piazza Affari, dopo tanta corsa, ieri il titolo Azimut è arretrato dell’1,9% a 12,11 euro. Ma Giuliani ha avuto buon gioco nel sottolineare che dal giorno della quotazione, avvenuta nel 2004, l’azione è più che triplicata mentre nel contempo l’indice di borsa è arretrato del 39%. Azimut è una società scalabile: suo primo azionista è il patto che raduna le quote di manager, dipendenti e agenti cui fa capo il 25% del capitale, mentre un’altra fetta del 7,5% è composta da azioni proprie. Il resto è flottante, distribuito in buona parte tra fondi pensione e fondi comuni inglesi e americani. Aspetto piuttosto paradossale è la scarsa presenza di soci italiani, con l’eccezione del partner bancario Banco Popolare cui fa capo una partecipazione del 2%.