Aleggere i giornali del 6 gennaio, in una giornata, in cui, comprensibilmente, chiedere ragguagli ai diretti interessati non risultava poi così semplice, uno scenario sembrava emergere con più forza di altri. Quello che vede come protagonisti del riassetto della galassia Ligresti Clessidra o Unipol. In virtù di questo, non è ben chiaro il motivo per cui, su richiesta di Consob, il fondo private equity di Claudio Sposito abbia fatto il punto della situazione in una nota ufficiale la sera del 5 gennaio, mentre la compagnia assicurativa bolognese, per farlo, abbia atteso fino alla tarda mattinata del giorno dell’Epifania. Se dunque Clessidra ha annunciato di avere inviato una manifestazione di interesse non vincolante per partecipare alla ricapitalizzazione a cascata di Premafin e Fondiaria-Sai, Unipol ha impiegato un po’ di tempo in più per farci sapere che al momento si limita ad avere in corso «analisi e approfondimenti relativi al dossier Premafin-Fonsai». La stessa nota della compagnia di Via Stalingrado aggiunge che «al momento tuttavia non ha formalizzato alcuna manifestazione di interesse in proposito». Insomma, a dispetto dei rumor finanziari, secondo cui in pole position per mettere le mani sulla seconda compagnia italiana del ramo Danni ci sarebbe proprio Unipol, dai comunicati ufficiali sembra posizionarsi in testa Clessidra. Sia a giudicare dalle note giunte tra il 5 e il 6 gennaio. Sia in base ai comunicati del Gruppo Ligresti, che nei giorni scorsi «smentivano», ancorché indirettamente, una fusione con Unipol dichiarandosi invece più possibilisti riguardo eventuali operazioni in Premafin (l’intervento del private equity partirebbe proprio da qui). Del resto, la famiglia Ligresti preferirebbe che il protagonista dell’operazione di salvataggio fosse Clessidra: trattandosi di un fondo di private equity, dunque con una logica di investimento tutt’al più di qualche anno, l’Ingegnere siciliano, una volta risolti i problemi di liquidità e (auspicabilmente per tutti) passata la crisi economico-finanziaria, potrebbe riprendersi il «gioiello» FonSai. Nel caso di Unipol, trattandosi di un’operazione più industriale, sarebbe decisamente più difficile. (ca.sco.)