di Rosario Murgida (MF-DowJones)

 

Ing abbandonerà il progetto di quotare in blocco unico le attività assicurative in Europa e Asia a causa delle difficili condizioni dei mercati nel Vecchio continente. La decisione del gruppo olandese evidenzia ancora una volta il difficile contesto che le banche devono affrontare nella dismissione di attività. «Alla luce delle prospettive economiche incerte e della turbolenza dei mercati finanziari, soprattutto in Europa, Ing ha deciso di valutare altre opzioni per il business assicurativo e di gestione degli investimenti in Asia», ha detto l’amministratore delegato Jan Hommen.

Ing andrà comunque avanti nel progetto di quotare le sole attività europee da una parte e quelle statunitensi dall’altra. La modifica dei piani del gruppo è la più importante battuta d’arresto del programma di dismissioni volto a dimezzare l’attivo entro fine 2013 rispetto agli attuali 1.300 miliardi di euro. Il gruppo di Amsterdam è stato costretto a procedere con la vendita per avere l’ok di Bruxelles agli aiuti di Stato ricevuti durante la crisi finanziaria del biennio 2008/2009. Il programma è stato portato avanti con buoni progressi fino alla fine dell’anno scorso, malgrado i problemi nel trovare acquirenti per alcune filiali bancarie e assicurative in Olanda e Belgio. Alcuni analisti avevano già suggerito a Ing di cedere le assicurazioni in Asia separatamente da quelle europee, sottolineando la relativa stabilità dei mercati in Asia, che consentirebbe al gruppo olandese di ottenere un buon prezzo, almeno 3,9 miliardi di euro secondo Rabobank. Per Jp Morgan, una società assicurativa solo europea, non esposta ai mercati ad elevata crescita dell’Asia, sarebbe meno interessante per eventuali investitori, ma potrebbe cogliere opportunità di consolidamento in Olanda e in Europa centrale e orientale. Molte banche cercano di ridimensionare i bilanci per soddisfare i sempre più severi requisiti patrimoniali imposti dalle autorità e per raggiungere tale scopo hanno optato per massicci programmi di dismissione. Cresce dunque il rischio di cessioni a prezzi stracciati oppure di una drastica riduzione nell’erogazione del credito in una congiuntura già debole. Il problema è soprattutto per aziende o banche obbligate dalla Commissione Ue a vendere beni come nel caso di Ing. Hommen sottolinea che Ing ha meno di due anni per soddisfare le richieste dell’Ue, ma le persistenti turbolenze del mercato minacciano seriamente le cessioni, non solo quelle della società olandese, ma anche delle altre banche europee salvate dai rispettivi governi e quindi costrette a cedere asset, come la belga Kbc e la britannica RbS. Una portavoce di Ing ha rivelato che la Commissione non ha fatto obiezioni alla modifica del programma di cessioni. (riproduzione riservata)