GOVERNANCE Il 2012 potrebbe essere ricordato come l’anno in cui le quote rosa faranno prepotentemente il loro ingresso in Piazza Affari. La scorsa primavera, infatti, con un voto bipartisan alla Camera è stata approvata la normativa in base alla quale i consigli d’amministrazione delle aziende quotate in Borsa e delle società a partecipazione pubblica dovranno essere composti dal 20% di donne (un quinto), per poi salire al 33,3% a partire dal 2015. Entro questo mese, Consob dovrebbe pubblicare il regolamento con le linee guida da seguire per le quotate. Nel frattempo già lo scorso anno qualcuno si era adeguato in anticipo alla norma: come Pirelli, che in cda schiera tre donne (Elisabetta Magistretti, Annamaria Artoni e Giulia Ligresti) su 18 consiglieri. E di strada da fare ce ne sarà per alcuni dei gruppi chiamati prossimamente a rinnovare i board, finora non troppo sensibili al tema delle rappresentanze femminili: in A2a, per esempio, sia il Consiglio di gestione sia il Consiglio di sorveglianza sono composti da soli uomini. Ma l’utility non è un caso isolato, visto che non compare nemmeno l’ombra di una donna nei cda di Atlantia, di Mps, di Fiat, di Fiat Industrial, di Prysmian e di Tod’s; solo una invece nel board di Enel Green Power (su 10 consiglieri), così come in quello di Luxottica (su 15, e si tratta peraltro dell’ex moglie di Leonardo Del Vecchio, Sabina Grossi, probabilmente in uscita al prossimo giro) e Rcs (Jonella Ligresti, su 21). In Unicredit invece si segnala la presenza di ben due signore (Marianna Li Calzi e Lucrezia Reichlin), comunque in netta minoranza in un cda composto da 20 consiglieri.